domenica 31 ottobre 2010

SEGNALAZIONE
Riflessioni e impressioni
su DONNE SENI PETROSI
di Ennio Abate


Il 22 ottobre 2010 presso la libreria Odradek di Milano Paolo Giovannetti ha presentato questa mia raccolta di poesie. Sono, benché nato nel 1941, un autore quasi sconosciuto, pur operando in vari ambiti culturali, attraverso ad esempio la rivista e il sito Poliscritture (dal 2004) o il Laboratorio MOLTINPOESIA presso la Casa della Poesia di Milano (dal 2006). Poiché questa condizione di semiclandestinità riguarda molti altri - poeti e poetesse sicuramente interessanti (se si leggessero i loro testi) della mia generazione e delle successive - non me ne rammarico più di tanto. E continuoin circoli amicali, riviste o blog - le catacombe di quest’epoca della visibilità postmoderna - l’indispensabile scambio d’opinioni e la riflessione critica che i nostri antenati si trovarono a svolgere forse in un clima di minore ristrettezza e degrado politico. Pubblico, dunque, qui, sul sito di Poliscritture, in rigoroso ordine alfabetico e a mo’ di pionieristico dizionarietto dei moltincritica (sulla scia del dizionarietto dei moltinpoesia già avviato da qualche anno), le riflessioni meditate e le impressioni veloci finora ricevute su DONNE SENI PETROSI. Altre ne aggiungerò se dovessero giungermi. Per incensarmi in piccolo? No, per provare, non tanto a quanti mi e ci trascurano, ma a un possibile io/noi in costruzione fuori dalla cerchia dell’amministrazione elitaria ed escludente di quella che fu la Poesia italiana del Novecento, che è possibile anche in condizioni difficili lavorare pazientemente e utilmente a una poesia di molti e per molti. [E.A.]
Gli interventi si leggono cliccando qui: POLISCRITTURE

DISCUSSIONE
Poeti costruttori e critici demolitori?

 





F.FELLINI Finale di OTTO E MEZZO

Mayoor -
Ma perché non hai considerato questa  frase?
"La mia affermazione, scontata, che dice che il critico demolisce va riferita proprio al metodo. Non intendevo certo dire che il critico vuol demolire per il gusto di farlo". Avrei postato questo video se avessi saputo come fare. Puoi farlo tu?
Abate -

Certamente. Ma riprecisando anche qui la mia posizione già espressa in un commento.
Mettiamola così: se oggi il poeta (o l'uomo in generale) potesse vivere in armonia assoluta (o quasi) con gli altri uomini (società) e la natura, non avrebbe bisogno né di costruire né di demolire alcunché.
Ma l'armonia è una tale falsità che da secoli le religioni, le filosofie, le arti (poesia compresa), per rimediare a un mondo che nega in mille modi ogni possibile armonia, bellezza, convivenza pacifica, felicità, devono continuamente costruire dei, Dio, Essere Supremo (Ragione), mondi superiori (o infernali) o paralleli.  Che diventano più o meno presto gabbie,
fanatismi, clausure nazionalistiche o comunitarie, gerarchie burocratiche; e fanno rinascere rabbia, insofferenza, voglia di distruggere e demolire. I costruttori (tu dicevi i poeti) sono separabili così nettamente dai demolitori (tu dicevi i critici)?
Ne dubito. Mi pare arduo che uno passi tutta la sua vita esclusivamente a costruire e un altro soltanto a demolire.
Tutto avviene in spazi e tempi precisi. Uno nasce dopo una guerra, ed è chiaro che la spinta a costruire prevarrà. Uno nasce nell'Italia attuale della deindustrializzazione, del degrado della politica, della "diddatura dell'ignoranza" (Majorino)
e mi pare più ovvio che gli venga la voglia di demolire.

Nota.  Fellini ebbe la "fortuna" di operare dopo la guerra. Noi la "sfortuna" di farlo oggi.

DIZIONARIETTO MOLTINPOESIA
Giuseppina Broccoli
AMICO MIO

 










Amico mio, cosa mi domandi?
Non so più cosa m’aspetta
né cosa mi proposi.
Reclami ancora verità e sorprese
e mi chiedi che tempo hanno
e che valore
in questo luogo stretto e qualunque?
Ti ribadisco che non comprendo più
cosa m’ imposero,
né quello che veramente inseguii.
Batto i denti al tuo futuro,
m’ acquatto nel presente
e tutto scorre con fiacco moto.
Qui le intemperie
cambiano  voce,
e cadono in dirupi le illusioni.
Torni salvo, amico mio,
rimbalzi dalla storia
senza indignazione,
ma questi figli
sono intirizziti
dal freddo e dall’attesa.

DIZIONARIETTO MOLTINPOESIA
Massimo Guidi
LUIS URZUA






Usare la parola,
la forza di ciascuno -
questo potremmo fare,
e lavorare al bene
o ricambiarne un poco,
per quanto ci fu dato. 
 
 

NOTA

Luis Urzua, il "capitano", l'ultimo a lasciare la miniera

E' stato lui a organizzare i minatori sottoterra

Miniera di San José (Cile), 14 ott  - Come ogni comandante che si rispetti, anche il caposquadra Luis Urzua, diventato il 'capitano' dei 33 minatori intrappolati sottoterra, è stato oggi l'ultimo a lasciare la miniera cilena di San José, nel deserto di Atacama.
Urzua, 54 anni, era capoturno quando il 5 agosto scorso una frana bloccò ogni uscita ai 33 minatori. Anche se lavorava da soli due mesi nella miniera di San José, è stato lui ad assumere la guida delle operazioni sottoterra dopo l'incidente. E' stato lui a razionare le scorte alimentari nei primi 17 giorni di completo isolamento dal mondo esterno, prima che una sonda sotterranea non li ha individuasse ancora vivi. Ed è stato sempre lui ad avere il primo contatto con il mondo esterno, parlando alle autorità del Paese.
 

sabato 30 ottobre 2010

ARCHIVIO MOLTINPOESIA
Autori vari dal vecchio blog
su SPLINDER


lunedì, 23 giugno 2008

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dal Sud del mondo

di Eugenio Grandinetti


S'aggirano per l'Europa strani spettri:
sono emaciati ma non sono pallidi
perché hanno la pelle scura. Vengono
attratti da un miraggio che gli pare
più vero di quelli che si formano
nelle calure del deserto,e sono
invece più illusori,fatti
di promesse di oggetti
da possedere,di apparenze
piacevoli in cui mostrarsi. Vagano
per le nostre strade carichi
di cianfrusaglie da vendere,sostano
sotto i portici
accanto ai loro banchetti su cui espongono
le sigarette di contrabbando
aspettano ai semafori che scatti
il rosso e che le macchine
si fermino,per fingere
di lavare i parabrezza e chiedere
un'elemosina dignitosa,e restano
nei nostri pensieri come rimorsi
per una colpa che qualcuno
deve pure aver commesso,forse
proprio noi stessi,senza accorgercene,
con l'esibizione del benessere
e con l'occultamento dei malesseri,
perche non paia
agli altri che ci guardano che il successo
non ci abbia arriso,e che la nostra
vita sia stata tutta un fallimento.
E il fallimento
non era individuale,era
di tutta la nostra storia,che prometteva
libertà per ognuno e invece
ci costringeva ad una dipendenza
sempre più rigida,che prometteva
dignità e ci costringeva
a sempre maggiori compromessi
che prometteva
uguaglianza ed ha creato
disparità inarrivabili,tra continente
e continente,tra popolo
e popolo,tra ceto
e ceto,tra uomo
e uomo. E ognuno
vuole essere parte
di quel continente,di quel popolo,di quel ceto
che ha successo,ed essere egli stesso
quello che ha successo e supera
tutti gli altri,o almeno
non essere l'ultimo,avere
altri dietro di sé
da usare,possibilmente,o almeno
da poter dire
che gli sono inferiori,per trovare
una ragione all'inuguaglianza e non volere
che le cose cambino.

DIZIONARIETTO MOLTINPOESIA
Nicoletta Czik
Neve neve

                                                                                                                                     


Neve neve
che tolta la testa
dai campi
pur vedo
nel fianco marrone
terreo prato in riposo
o casale
tra crosta e cemento
o torrente in rapina
nell’argine vuoto
o burrone
tra fango ancestrale.
O nel volo del vento.

DIZIONARIETTO MOLTINPOESIA
Mario Mastrangelo
'O ccuttone cu 'a vocca

 


Si putess'esse róce
'o mumento
c'avimm' 'a parte pe’ gghì rint’ â notte!
Si fra tutt' 'e mistere
c'attuorno â fine stritte s'arravogliano,
na cosa almeno putess'esse certa,
ca pe’ cchillu distacco nun se resta
a suffrì ancora e cchiù,
nterra, fra 'e spàseme,
com' ê ccóre tagliate r’ ‘e llacerte.

Ma a rompe 'o filo c'a 'o munno ce attacca,
fosse nu gesto morbido e leggiero,
chiuso mmiez'a nu vaso
'e tenerezza càvera e addurosa,
come a chillo
ca fa, spezzanno 'o cuttone cu 'a vocca,
na femmena quannn’ha fenuto 'e cóse.

DIZIONARIETTO MOLTINPOESIA
Giovanna De Carli
I poeti


I poeti
li si vede attorno ad una tovaglia di carta frusciante,
i bicchieri intonati alle calze dell’editore, l’acqua;
si siedono
su sedie dalle zampe di metallo
che garantiscono bagliori d’un discreto effetto,
per il resto, una certa sobrietà,
le mani fioriscono e sfioriscono,
ma poco, una volta su tre,
e poetano davanti a undici persone, anche dodici,
incluse, però, le figlie.
L’ultimo invito
ad un incontro poetico
diceva:
“venite armati,
il luogo sarà deserto”.
Quando l’umorismo si fa sottile
qualcuno potrebbe cogliere
un che di pericoloso
e sovversivo.

mercoledì 27 ottobre 2010

DISCUSSIONE
Mayoor-Abate su “Cos’è la poesia?”
di F. Fortini



Mayoor:

Se i poeti e le loro poesie non fossero anche da considerarsi come casi umani degni di interesse, dove starebbe il valore della loro testimonianza?

Abate:
Ma la poesia non è solo o soprattutto testimonianza. È semmai anche testimonianza: documento, ma ancor più monumento, come dicono gli storici. Per essere chiari, un documento ha grande valore anche se brutto, un monumento (ad es. per diversi tra noi La ginestra  di Leopardi) soltanto se è ritenuto bello, cioè con un valore supplementare, in più, rispetto al documento.

DISCUSSIONE
Leonardo Terzo
Con quale criterio
è giudicata l'opera d'arte?



La risposta dipende dal contesto. Ognuno giudica col proprio criterio, ma suppongo che non siano i criteri personali che  interessino, bensì quelli che sono i criteri dominanti. 
Per descriverli bisogna distinguere due ambiti: 1.contemporanei ma diversi per geografia o strato sociale e 2. storici, appartenenti a epoche diverse.
Primo ambito. Settore geografico: le radici culurali determinano i significati, la capacità di capirli e quindi di apprezzarli. Noi occidentali facciamo fatica ad apprezzare i generi del teatro giapponese, kabuki e altri. Naturalmente possiamo studiare i valori altrui, li capiremo in modo razionale, con l'intelligenza, ma sarà difficile sentirli come i propri e commuoversi. Il critico Edward Said ha scritto un libro "Orientalismo" per mostrare come gli occidentali hanno frainteso e ridotto ai loro parametri le culture orientali.

DISCUSSIONE
Torniamo all'essenza del tutto?
Pietà, non fatemi regredire!



Giuseppina Broccoli:

Il poeta è colui che ha imparato a ricomporre l’essenza primordiale del reale perché, raffinando il suo intelletto e anche il suo cuore, ha capito come potare la realtà, come dividere i frammenti  utili da quelli inutili, ha capito come destrutturarsi e ricomporre il cuore della prima origine.  Egli sa raggiungere la natura vera delle cose perché  è stato capace di regredire ad uno stadio arcaico per cogliere con occhi puliti, quasi infantili l’essenza del tutto. Per essenza primordiale del reale intendo quello stato di libera natura, di puro barbarismo, di puro primitivo percepire.


Ennio Abate, Pietà, non fatemi regredire

Davvero? Dare ancora ascolto a Pascoli (il fanciullino) e a Rousseau (l’uomo buono per natura guastato dalla società)? Tornare alle origine, anzi al cuore della prima origine? Esaltare il puro barbarismo?

martedì 26 ottobre 2010

DIZIONARIETTO MOLTINPOESIA
Stelvio Di Spigno
Da "LA NUDITA'"















Le due di mattina


Schiarisciti la mente perché se guardi la mia casa
ci trovi solo uccelli che schivano l’aria dall’interno
e senza più ragnatele e radio d’anteguerra
sembra proprio una casa qualunque e indolore,

e in ogni ora del giorno e della notte
non si sogna e non si dorme per un frastuono
di finestre sbattute che martellano il solaio e
i calcinacci che piovono dal cielo
ci impediscono di entrare e di restarci:

siamo rimasti in pochi a mendicare una legge
divina dentro libri che rifiutano d’aprirsi:
sono le tarme i veri esperti di civiltà e ragione
per orientarsi in una casa che ha cancellato,
senza permesso, ogni spazio tra le stanze e le strade
che alle volte ci portavano qui.

Guardiamo ormai alla terra come a una giovinezza,
una salvezza, una coscienza di non pensare
che crollata una casa anche le altre
non tarderanno troppo a imitarla.  

domenica 24 ottobre 2010

DISCUSSIONE
Leonardo Terzo
Ogni lettore è un critico

- La chiave di lettura dell'arte ce l'hanno i critici? I quali capiranno se il lavoro sottoposto al loro giudizio è solo scaturito da un bisogno, da uno sfogo dell'artista o da altro?


Proverò a rispondere alle tue domande un po' per volta. E anche con idee alla rinfusa, come vengono.
La chiave di lettura chi ce l'ha? Ce l'hanno tutti. Ognuno è il miglior critico per sé stesso. Non bisogna avere complessi di inferiorità, che sono dannosi. Quelli di superiorità lo sono molto meno, l'importante è non esternarli in modo sprezzante. Ci sono infiniti artisti, poeti, registi, che a me non piacciono. Non posso e non devo farmeli piacere per forza. Per piacermi un'opera deve essere congeniale alle mie esigenze, ai miei valori, al mio umore quotidiano perfino. E normalmente per motivare il giudizio bisogna capire. Sia il buono che il cattivo gusto si formano lentamente e gradualmente in base agli incontri che facciamo e ovviamente all'educazione permanente che ciascuno cerca o subisce. Non bisogna avere l'ansia di non essere all'altezza.

CONTRIBUTI
Ennio Abate, Commento a Fortini
CHE COS'E' LA POESIA?
Seconda puntata




Ancora su poesia e sentimento



Quando Fortini scrive: «Oggi è quasi naturale identificare la poesia con la poesia lirica, intendendo una espressione di sentimenti soggettivi», coglie bene  un senso comune, un modo di  intendere la poesia diffusissimo tra gli odierni moltinpoesia (tra gli stessi partecipanti al Laboratorio).
Il senso comune è un modo di pensare diventato abituale e quindi ovvio, naturale, automatico. Nessuno  pensa più che sia il caso di discuterne.  Se lo facessimo, dovremmo ricrederci.

venerdì 22 ottobre 2010

DISCUSSIONE
Se molti scrivono
perché pochissimi leggono
i libri di poesia
e pochi frequentano
i reading di poesia?"

1° INTERVENTO: GIUSEPPINA BROCCOLI

Tralasciando l’ambiente universitario, è difficile constatare un diffuso interesse a livello popolare per la poesia, quindi se ne potrebbe dedurre che anche nel XXI secolo la poesia rimane un interesse per pochi, quasi un’ attività intellettuale ancora elitaria.
Ma naturalmente va tenuta anche in considerazione la possibilità di altri percorsi di crescita: ad esempio io  mi sono avvicinata alla poesia da completa autodidatta (a parte qualche reminescenza dalla mia esperienza universitaria).
Dedicandomi alla lettura della poesia non mi sentivo una privilegiata, o intellettualmente una super raffinata, ma ero unicamente interessata all’universalità del sentimento umano e alla conoscenza dell’Altro, per potervi essere in comunione.
Sono partita dalla lettura di poesia come condivisione e sono arrivata, nel corso del percorso di maturazione,  alla lettura come strumento per acquisire consapevolezza. Ho cominciato a leggere da Mario Luzi a Sandro Penna,  da Amelia Rosselli a Patrizia Valduga. Ho impiegato quasi un anno per leggere la raccolta di Giorgio Caproni e relative critiche di Pietro Citati, Gian Luigi Beccaria, Italo Calvino, ecc… ed il risultato è stato che  sono uscita completamente impregnata di certi poeti.
Ho notato poi, che dopo certe letture, quando mi mettevo a scrivere, nella mente si ripresentavano quelle esperienze letterarie, tramite risonanze, echi degli autori che avevo assimilato e con cui più sentivo di condividere qualcosa.
Leggere poesie di altre persone, non solo di autori affermati, ma anche sconosciuti, ha contribuito ad un processo di arricchimento della mia interiorità, perché dall’assorbimento delle consapevolezze altrui e di epoche diverse, è scaturito uno stato di arricchimento lessicale, di ricerca stilistica, di continuo labor limae. Grazie a questo background, acquisito soprattutto in età matura, ho potuto potenziare la mia creatività e ho avvertito la possibilità di contribuire con qualcosa di veramente mio e, forse, anche diverso.
Per quanto riguarda i reading di poesia devo ammettere che mi piace più leggere nel raccoglimento intimistico, che ascoltare poesie lette davanti ad un pubblico.
Preferisco la lettura  a mente, nel rifugio domestico, che permette sia di scegliere il momento dell’ azione del leggere, sia di tornare più volte sulla lettura degli stessi versi. Credo che molti contenuti e certe sfumature di una poesia risultino difficili da cogliere in una lettura orale e che la lettura  a voce non sia mai adeguatamente affascinante quanto quella a mente.

giovedì 21 ottobre 2010

APPUNTAMENTO
Presentazione di
DONNE SENI PETROSI
di Ennio

Libreria Odradek
Via Principe Eugenio 28

20155 Milano
tel. 02 314948
www.odradek.it
Venerdì 22 ottobre, alle ore 18
Paolo Giovannetti presenta Donne seni petrosi  
di Ennio Abate e ne discute con l'autore.

mercoledì 20 ottobre 2010

CONTRIBUTI
Ennio Abate, Commento a
Fortini CHE COS'E' LA POESIA?
Prima puntata


Certo chi  chiede (solo per provocare!) ricette per far poesia o adora il feticcio della «creatività pura» o pensa che fare critica sia tempo perso, invece di leggere,  rileggere e commentare questa intervista, cogliendone i tanti spunti interessanti, darà del poveretto a Fortini, ricamerà alcune battute ad effetto e passerà ad altro.
Benissimo.
Io vorrei, invece, dimostrare la ricchezza e la lucidità delle sue risposte.
Sceglierò a puntate (oggi comincio con la prima) alcuni temi. E a ciascuno di essi collegherò citazioni dell’intervista di Fortini.
Dovrebbe risultare più chiaro che egli dà risposte convincenti (o degne d’attenzione e di discussione) alle domande spesso poste nel Laboratorio MOLTINPOESIA (e anche nell’incontro di ieri - 19 ottobre 2010 – alla Palazzina Liberty.  [E.A.]



1. Il fenomeno dei moltinpoesia: se tanti oggi scrivono poesia, va considerato fatto positivo o negativo?

Fortini ha ben presente il fenomeno e ne coglie soprattutto le motivazioni psicologiche.
Scrive infatti: «la scrittura in generale e la scrittura poetica in particolare sono diventate uno strumento di introspezione, sono diventate una via alla ricerca della propria identità». In parole più povere dice: la gente cerca di capire chi è (quale sia la propria identità), è spinta (da situazioni penose in cui spesso vive, dalle delusioni, dalla perdita di affetti, ecc.) all’introspezione.

VIOLATO di Maria Maddalena Monti


                                   










Dalle fessure
entrava
una luce rossastra
come di sangue.
Nell’ombra
uno strano sorriso.
Le mani
che spezzavano il pane
strappavano
lacrime e carni
Mitezza d’agnello
nel buio.
 
Si ferma la mano
a mezz’aria.
Ritrae la carezza.
Mai più
saprà dire
parole d’amore.

martedì 19 ottobre 2010

PROPOSTA DI LAVORO N.1
DEL LABORATORIO MOLTINPOESIA
ottobre/novembre 2010:
Lettura di Franco Fortini, Cos'è la poesia?

Questa è la prima proposta di lavoro bimestrale (ottobre-novembre 2010) del Lab. MOLTINPOESIA. Siete invitati a leggere e a commentare liberamente (poche righe o molte) questa intervista. Ne discuteremo poi alla fine in uno degli incontri alla PALAZZINA LIBERTY. Il testo è tratto dal sito della RAI dove appare però corrotto: quando ricorre la 'è' appaiono tanti � . [E.A.]



8 maggio 1993



1 Professor Fortini, proviamo ad iniziare in modo diretto, immediato, con la domanda essenziale: che cos’è la poesia?

Rispondere è come se si volesse rispondere a "che cos’è l’uomo" o a "che cos’è il mondo". Bisogna aggirare la difficoltà. Ammettendo che si sappia che cos’è il linguaggio articolato di cui ci serviamo e quali sono i diversi aspetti, le diverse funzioni che coesistono in ogni atto del linguaggio, si può dire che nel linguaggio umano c’è una funzione che tende a mettere in evidenza soprattutto, o almeno in modo particolare, il linguaggio stesso, ad attirare l’attenzione sulla forma della comunicazione. Ebbene questa è la funzione poetica. Certo bisogna tener presente che quando si parla di poesia questa parola significa due cose: da un lato, appunto, un tipo particolare di discorso parlato o scritto che si distingue da altri modi di comunicazione; dall’altro, invece, un’attribuzione di valore per cui si dice "poesia" per dire qualcosa di bello, di importante, di riuscito, di meritevole di stima o di attenzione.

lunedì 18 ottobre 2010

L'ULTIMA LUNA é di Emilia Banfi

Sarebbe stato un contributo alla Poesia in tondo sulla Luna, ma Emilia é arrivata dopo come ultima preziosa presenza dei Moltinpoesia.

Lùna.                                       Luna.
I mè penser                              I miei pensieri
in cumpagn di niul                     sono come le nuvole
che de not pasen                      che di notte passano
davanti a la lùna                        davanti alla luna
che semper la sbarlùscia           che sempre risplende
sensa fa na piega                            indifferente
i a lasa andà                             le lascia andare
con un po de vent                      spinte da un pò di vento
chi a rùsa                                  ed io qui
e mi chi                                    a guardare
a guardà                                   a immaginare
a immaginà                               sconfitta                           
perdùda                                    conscia
ma sicùra                                  di non essere luna.
de vès minga lùna.                                                      

DISCUSSIONE
BRACCIO DI FERRO TRA IO E NOI
IN MOLTINPOESIA
Intervento 1: Luciano Roghi

Sarebbe sempre preferibile il noi rispetto all'io. Il noi dà la possibilità di condividere quanto ognuno è in grado di esprimere.
Credo che il poeta, nonostante sia un solitario, scriva impressioni che per estrarre e portare in superficie, debba necessariamente ricorrere all'attenzione, alla cura e al riguardo.
E' un processo laborioso e impegnativo. Il risultato finale è però quello di destinare agli altri (e naturalmente a se stessi), parole di grande utilità.
Leggendo le poesie del Blog è prevalente ancora l'io: comincio a percepire il noi quando un autore mostra un interesse per un altro artista (es. Luisa per la Szymborska) e ne diffonde, con convinzione,  il pensiero. E' in quei momenti che l'io si allontana per concentrarsi su qualcos'altro, che magari ci è affine, ma che ci impegna diversamente perchè l'attenzione non è più rivolta al sè.
Il noi è presente anche quando vi è l'immedesimazione in una situazione, quando si fa propria una condizione che non ci appartiene, ma che ci coinvolge al punto di iniziarne lo studio e approfondirne il senso.

Cari saluti.

Luciano

A MIO PADRE di Giuseppina Broccoli







I tuoi occhi hanno smesso di cercarmi
e sotto la magnolia è ingiallita l’ultima erba.
Solo, sulle tue scarpe sporche di fango
cammini lento tra i salici
per non voltarti mai più.

POESIA IN TONDO
testo sperimentale del Laboratorio dei MOLTINPOESIA

MOLTINPOESIA SPERIMENTA

Ci siamo assegnati un tema, questa volta una parola quasi a caso. Forse abusata e un classico nella poesia di  tempi presenti e futuri. La fascinosa "luna" ispiratrice compagna destinataria specchio di ciò che vogliamo essere. Dunque Luna e dunque versi e contributi - quasi sempre - l'uno di seguito all'altro, in tondo.
Togliendo le firme d'appartenenza la silloge appare omogenea (ma non é necessario) nei suoi versi sciolti e nelle figurazioni suggerite; cambiamenti di ritmo e permanenza sonora sulle sillabe configurano un esperimento che pare ben riuscito nell'atmosfera di sogno che comunica.

(G.B.P.) 













La candela rossa accende di lattiginoso bianco
la lanterna bianca in cima al bambù bianco. 
Ho inventato una luna domestica             (Beppe Provenzale)

e sotto il cielo del mio gazebo 
ascolto questa notte, parlar la lingua dei grilli
con alito di rosa                                     (Augusto Villa)

Viene intanto il ruscello del ricordo
e imbeve di limpidezza i petti
confine tra
pensiero irreale e terra di nostalgia          (Mario Mastrangelo)

per continuare la lettura...

domenica 17 ottobre 2010

UN GIORNO DI NEBBIA e L'AUTUNNO di Luisa Colnaghi






Un giorno di nebbia

La nebbia fluttuante è sulla
campagna e davanti alla finestra.
Non  posso  vedere gli alberi
e la siepe del giardino.
Il silenzio è  pesante
sento i miei pensieri,
tristi e rumorosi.
Vorrei  disperderli
ma non si allontanano
furtiva li inseguo sul sentiero.

per la traduzione in lingua inglese cliccare su:

Martedì 19 ottobre 2010:
Ripresa del Laboratorio Moltinpoesia
alla Palazzina Liberty


Cara/o amica/o
ti segnaliamo la ripresa del Laboratorio Moltinpoesia, il prossimo martedì19 ottobre.

Che ne dite del laboratorio Moltinpoesia?

Si riparte. Proposte e suggerimenti.

a cura di Ennio Abate            

Apertura dei lavori del laboratorio, che compie, insieme alla Casa della Poesia, cinque anni!

La Casa della Poesia, 
Palazzina Liberty, Largo Marinai d'Italia 1,Milano - Ingresso libero

Confidando di avervi tra il nostro pubblico e in una vostra diffusione,
vi inviamo i nostri cordiali saluti

Ufficio Stampa - La Casa della Poesia

 
Come raggiungere con i mezzi pubblici la Palazzina Liberty Largo Marinai d’Italia – Milano:
Tram: 12 - 27
Autobus 45 - 60 - 62 - 73
Filobus 92

sabato 16 ottobre 2010

Eugenio Grandinetti
CHE BELLA PAROLA




Che bella parola “democrazia”
voglio gridarla in mezzo alla via,
voglio diffonderla in tutta la terra
anche a costo di fare la guerra.
Fare la guerra non è tanto male
se si persegue il grande ideale
di assicurare l’egemonia
ai finanzieri di casa mia.
La sola cosa che oggi ha importanza
è l’andamento della finanza
che non dovrebbe aver cedimenti
perchè i ricchi non si lamentino.
Che si lamenti la vile plebaglia
perchè si mandano alla battaglia
soltanto poveri e diseredati:
tanto per questo vengon pagati.---
Vengon pagati con pochi contanti
che però a loro paiono tanti.
Paiono tanti perchè col salario
si riesce a stento a sbarcare il lunario
ma chi delle armi esercita l’arte
mangia e mette qualcosa da parte.
Certo in guerra si può morire
e nessuno può aver da ridire
ma muore pure per qualche incidente
chi va a lavorare per poco o niente.
Quello che conta è che vada avanti
questo sistema di acquisto in contanti
d’uomini che vanno a lavorare
o vanno in guerra a farsi ammazzare.

4 POESIE di Maria Maddalena Monti











ASSENZE

Il nostro giorno
si popola
di assenze.
Silenziose e assorte
ci accompagnano.
Cerchiamo
illuminante la risposta,
saldo il calore
di un abbraccio.
Ci rispondono bisbigli,
frammenti di parole
e la carezza
è un alito di vento.

BRACCIO DI FERRO TRA IO E NOI

DISCUSSIONE
Il braccio di ferrto tra IO e NO



nel Laboratorio MOLTINPOESIA


Il blog ha ripreso ritmo. Ho messo il contatore delle visite e in poche settimane  dalle centinaia iniziali siamo  arrivati a 2271 (oggi 16 ottobre 2010 ore 9,30 circa). 
Soddisfatti? Sì.
E' un bene che il blog sia la vetrina dei vari io poetanti (con nome e cognome) presenti nel Laboratorio.
(Non di tutti in realtà e gli assenti sono invitati ad esporre anch’essi il loro io  al più presto per avere un quadro completo di come sia composto questo moltinpoesia).
E, invece, un difetto che il noi si faccia sentire poco.
Mi sbaglio?
Propongo una verifica:
tra tutti i post finora pubblicati (compresi quelli in archivio) quali secondo voi, mettono in primo piano il noi  o un io/noi?
Aspetto risposte e discussione
Un caro saluto
Ennio

venerdì 15 ottobre 2010

VERSO FANO. POESIA DI VIAGGIO di Leonardo Terzo











Dolce e chiara è Luciana
E senza accento
Di viltà, d'eroismo o passione mondana,
E di lontan rivela senza fremito
Un sorriso di statua mussulmana.
Ride se ridi, oltre l'emicrania;
Bacia se baci, meccanica e gentile,
Fedele e onesta alla propria inumana
Gioia asseverativa.
Senza costumi decifrabili
Fra Milano e Bari,
Né pensieri impuri,
Fra Polignano, San Severo e Ostuni.

giovedì 14 ottobre 2010

2 POESIE di Giuseppina Broccoli











Era la casa

Ragni e gechi
ora, nella casa
dove nacqui.
Non più convolvoli,
non più grappoli.
Tu piangi
le dinastie tra gelsi e nespoli.
Aspetti che io ritorni ancora.
Nella culla bruciano
le labbra mie che ti pronunciano.
Tu non hai nome
e ti consumi in palpiti di pena.
Non tremi della tua penombra,
incatenata tutt’uno con la materia
del mio canto.
Allunata,
assolata,
solitaria,
dissolvi le tue membra nel silenzio.
Ti ho posseduta con la mia presenza,
or remota,
or languida.
Mi fai paura,
tu odori del mio sangue passato.
Al portico i rovi,
gli olmi all’orto devastato.
Si rinnovi l’incanto dei campi di grano
nelle tue finestre,
tremino i cancelli nella tua barbarie.
Rovente occhio,
tu pulsi davanti al mio destino mentre
il cuore trema fra salici e pioppeti.

Borgo sul Garigliano

È un paese il mio paese
che quando torno
mi mancan le parole.
È un paese il mio paese
che quando torno
tutto è rimasto
come l’avevo lasciato.
È un paese il mio paese
che quando parto
mi tornan le parole.
È un paese il mio paese
che quando muori
non ti piange più nessuno.

EXPO di Augusto Villa



 
 
 
 
 
 
 
Dea bendata
ben-di Dio
Christian Dior.

Orgoglio la patria
gol gol gol.

mercoledì 13 ottobre 2010

CRITICA Leonardo Terzo:
Quattro premesse e un commento
a FINE ESTATE di Emilia Banfi (Semy)


Fine estate

Nelle mie piazze
e nelle mie case
tra le ombre calde
di un mese d'estate
ho visto passare
la mia gioventù.

Aveva un abito a fiori
di quelli teneri
che durano un giorno,
correva in quel posto
che sa di segreto
dove la vita
s'intreccia col tempo
dove il canto
di un usignolo
col freddo di neve
annuncia il passo del vento,
ti chiede chi sei
e tu gli rispondi
- Son quella dell'anno passato
  son qui come allora
  dimmi che nulla è cambiato.-
    
Emilia Sergio

Quattro premesse e un commento, di Leonardo Terzo

Prima premessa: Northrop Frye, nella sua Anatomia della critica (1957) lamenta spesso di non avere a disposizione una terminologia che permetta di individuare e descrivere in modo appropriato e condiviso i fenomeni letterari che incontra nella sua esperienza di lettore e di critico. La stessa cosa capita a tutti i commentatori che percepiscono certi effetti della poesia, ma non sono sicuri di saperli descrivere accuratamente per mancanza di una terminologia stabilita. Per questo mi sembra talvolta, nel parlare di questa poesia di Emilia Sergio, di tentare di spiegare le percezioni e le intuizioni che probabilmente tutti abbiamo nella lettura, senza essere sicuro, magari per mia ignoranza, di saperle comunicare.
Seconda premessa: l’analisi esplicativa di una poesia, non può essere piacevole come la lettura, perché la poesia è una sintesi alchemica che ottiene l’effetto del piacere, mentre la critica smonta la costruzione sintetica in glosse analitiche, appunto, dove il piacere musicale si perde, e quello razionale è aleatorio.

martedì 12 ottobre 2010

DOPOGUERRA una poesia di Emilia Banfi


 
 
 
 
 
 
 
 
Ora
scende il buio sui sepolcri
dal sangue volano i rapaci
la neve fresca compie
l'ultimo lavacro.
 
Impronte di fango sul prato,
ancora un passo,
una carezza, un bacio
nel sole l'impazienza
della prima margherita.
 
La guerra non arriva alla radice.