giovedì 20 ottobre 2011

Anna Cascella
(Mediteranneo - 2011)




è inutile chiamarti
amore mio (che mio
non sei per niente -
se non perdutamente) -
inutile pensarti
tra una carta e l'altra
di burocrazie penose -
di sfratti per fine
di contratti (di casa -
di ostello - di rifugio)
ma il merlo è
tornato


ad affacciarsi sulla plaga
di muri del cortile a cui
l'equinozio del marzo
già passato regala
un verde interno e anche
un vaso abbandonato - fuori
da una finestra chiusa -
risorge di un'erba -
sconosciuta - e nel basso
terrazzo - più curato -
appare una petunia -
e due gerani - si sia
sinceri però - senza barare
e a fare il nuovo tempo
si dica delle amiche
dell'aria - poche il
29
marzo qui in Italia
e il 9 aprile più folte
- e solo ieri i loro primi
stridii - riconosciuti
appena e più vicini al piani
dei morti nei molti luoghi
d'Africa e più oltre - vicini
a dirompenti nenie
dalle onde sui corpi
traditi dai barconi -
i profughi - i migranti
mai arrivati - perduti
scomparsi nel fondo
dello stretto di Sicilia -
i rovesciati dagli scafisti
in mare ancora prima
dell'arrivo sulla costa -
e i salvati nei centri
di raccolta o avanti
e indietro a piedi -
o sui treni tra Ventimiglia
e Nizza - tunisini
che parlano francese -
o hanno parenti in Francia -
e poi - a maggio - somali -
eritrei - messia forza
sui barconi in Libia
come carichi a perdere -
vuoti di persone - prede -
possesso del potere -
con il terrore - e la speranza
che finisca il male - mentre
la flora marina - mossa
da correnti - lei sola
accompagna gli scomparsi -



1 commento:

Anonimo ha detto...

Come uscire dalla finestra del privato, dove la partecipazione è ovvia tanto che basta indicarla, per finire sul mare aperto tentando la stessa partecipazione. In poesia si può fare, e forse solo lì. Poi però, da che il volo è preso, bisognerebbe anche poter tornare.
In un certo senso il poeta è vittima del naufragio nella poesia-mare dove le burocrazie penose e gli sfratti di fine contratto non hanno più alcun senso?

Mi è piaciuta questa poesia, anche se non avverto modernità nell'uso delle parentesi e dei trattini. Se mai nel maltrattare la prosa con frequenti imprevisti, qui non molti per la verità. Si fa ricorso all'epica che nella modernità ci sta con fatica, forse perché avrebbe bisogno di altezze ancor più vertiginose ( tempi più dilatati?).
Mi è piaciuta per il ritmo e la fluenza, e per quel primo verso che sa di Venditti.

Ciao
mayoor