mercoledì 12 ottobre 2011

Emilia Banfi
Autunno oltre












Dalla terra brulla al fianco
s'affaccia un insolito pensare
di cavalli in corsa e di criniere
folte
spinte di vento e fruste
scuote
il rumore agli zoccoli
la campagna lascia tracce
di bruma e foglie più gialle
Infinita corsa potente
viva
di liberi colori i mantelli
e code di vigore
alte
più del pensiero ancora
sfrenato fugge il galoppo
e spacca un astro ormai
lontano
rovinosa fine
memorabile bellezza.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Buona, vigorosa e piena di belle immagini l’ultima poesia di Emilia

Paolo Pezzaglia

Anonimo ha detto...

sono d'accordo

mayoor

Unknown ha detto...

.. questa tua, Emy cara, non colpisce intellettuosa-mente alla testa,visto che non è comunicazione, esercizio, tecnica ma nudo e crudo contatto,unica cosa che conta almeno per me per la poesia fra me e il poeta;colpisce direttamente al " mantello" della pancia e battito del vero cervello e se fossimo scherzosi ma seri, bambini ma vecchi e viceversa, o ogni declinazione di semplicità e interezza, dovremmo chiedere all'abate,uno a uno dei monaci senza distinzione fra poeti o non poeti o altro, di fare come per quella poesia del nobel , non perchè tu feticcio, ma perchè "scherzandola", ensemble come non si è potuto fare con il nobel, ne venga fuori il contatto magico che hai fatto, dissossandone ogni parola,proprio con lo scherzo inziale del fulmine dell'altra che normalmente viene riservato a sua volta, come il nobel, solo a un certo olimpo da nobel.

Anonimo ha detto...

Dalla terra culla al fianco
un insolito dolore
di artrosi in corsa e di veleni
spinte
di tachipirine e ketodol
scuotono
rumori alla testa
l'autunno lascia tracce
di tempi passati.

AH AH AH! Ciao a tutti e a Ros ispiratrice. Emilia

Unknown ha detto...

Dissossando poEMY, addirittura bocche di vertebre e parla financo lo scheletro? per giunta si fa o(l)tre sì rumoroso? No, questa traccia no!Occorre subito un po' di sale. Grosso Grosso. Caldo. Senza il sapore antico degli arrosticini di castagno,farina dolce dentro i ricci, ma ottimo alla culla delle due mezzelune, a C sopra il sacro, di tutti le ossa Maestro. C ulla là là dei reni . Tu distesa a bimbo rannicchiato, appoggiando il sale avvolto in un fagotto a panno sopra il tuo sacro. Spugna antica assorbente ogni dolore e veleno,alle origini delle prime acque in cui si incontrarono altre mezze lune padre e madre , fin dietro e più indietro ancora ...ognuno ala sua coda, ala salata come una pinna a salti di balena in un lampo tu guarita!

EH EH EH , Ciao a tutti e a poEMY ispiratrice.

ROS