domenica 8 aprile 2012

Meeten Nasr
Emmaus


Rembrandt, Cena ad Emmaus

Cleopa pensa:
Via, via, lontani da Jerusalem,
città del peccato universale!
 Non posso non amare quel Maestro
che tutti amava e da tutti era riamato.
Lui dolce, lui vero!
Da lui la nostra vita eterna.

Il viandante dice:
Di Gesù Nazareno tutto ignoro.
Ma a te, Cleopa, e al tuo socio taciturno
mentre andiamo svelerò certe Scritture
che annunciavano l’avvento del Messia.

L’oste racconta:
Già il sole era al tramonto, rosso il cielo
come sangue, come vino in tre bicchieri
quando i viandanti sedettero alla mensa
apparecchiata sotto il portico, all’aperto.
Due erano a me ben noti, invece l’altro
aveva bionda  la barba, azzurri gli occhi e franco
il bel viso arrossato, quasi sfidato avesse il vento.
Portai loro tre piatti, un lume, un pane. E fu silenzio.
Ma quando il giovane afferrò il pane e lo spezzò
dicendo “questo è il mio corpo”
ambedue gli altri si levarono gridando:
“Rabbi! Rabbunì! Nostro Signore!”
E si fece gran luce, in quel portico e nel mondo.
                                                                                                                                       





Meeten Nasr nato a Pesaro da madre sefardita, traduttore e saggista, ha fatto studi classici e ha viaggiato a lungo in Asia e in Africa. Ha acquisito il Premio Montale con 15 poesie edite da Vanni Scheiwiller nel 1999. Ha pubblicato: Dizionario (Book Editore 2001), Il solco del pennino (Upiglio Impressioni Originali 2004), Più luce (signum edizioni d’arte 2004), Atlante del nomade (LietoColle 2005), Orchestra N° 2 (LietoColle 2008), Al traguardo di Malaga (Lieto Colle 2009). E’ direttore del Monte Analogo, rivista di poesia e di ricerca, e collabora a varie riviste letterarie (Il Segnale, La Mosca di Milano, Smerilliana e altre).

2 commenti:

Moltinpoesia ha detto...

Ennio Abate:

UN APPUNTO SUL QUADRO DI REMBRANDT SCELTO PER QUESTO POST.

"Quello che conta per Caravaggio - in questa sorta di sfida - è che la rappresentazione del naturale non riguarda soltanto gli uomini, i corpi umani, riguarda anche un muro. Sono grandi nature morte di architetture arcaiche e estremamente semplici, che potenziano enormemente tutto il processo espressivo e si realizzano come basi uniche.
Punto di grande modernità che apre alla grande pittura europea dei decenni successivi da Velasquez a Vermeer a Rembrandt. Ci sono delle cose di Rembrandt - per esempio nella famosa Cena in Emmaus del Louvre – dove la parte più importante del quadro non è tanto il Cristo benedicente e radioso quanto la rappresentazione della muraglia dentro cui si apre una nicchia che acquista un rilievo determinante nella proiezione dei rapporti di luce tra le figure inserite in questo ambiente e l’ambiente stesso"

[Il commento è del critico d'arte Ferdinando Bologna.
Fonte: http://www.galatea.ch/index.php/sommario/cultura/item/295-caravaggio-la-realt%C3%A0-senza-aggettivi.html

Anonimo ha detto...

Fra le mie poesie ,anche questa in argomento. Complimentandomi con Meeten Nasr per la profondità e l'originalità con cui affronta il tema ,la invio.

Emmaus

Trascorre le foglie degli ulivi
la luce della luna.
Sussurri e fremiti
si perdono nel bosco.
E' silenzio a Emmaus.
Sulla strada
al passo stanco dei discepoli
una polvere fine
di deserto.
Assorti ripensano quel giorno.
Vuoto il sepolcro,
le donne piangono l'assenza.
E dell'angelo l'annuncio:
"Egli è vivo!"
Si fa più scuro il cielo
e pianto è la rugiada della notte.
Ignorano il viandante
che li affianca,
la sua luce nel buio
fuoco fatuo.
Ma quando pronuncia la Parola
e spezza il pane nel convito
lo riconoscono.
Rinasce allora la speranza.