domenica 3 giugno 2012

Luca Chiarei
Sei poesie


Di bilico in bilico si cammina
sulla vetta dei minuti
nella coda dei secoli
lisi dal silenzio bianco che li conta


allora mistero non è presenza
ma indovinare l’assenza dello scavo
quel vuoto che assorbe
quella luce che tra noi abita vaga 
che fa la morte



*


Il sangue non basta
lascia traccia
sofferenza – il sangue
non coincide strema
la mia rete divina
la mia differenza


questo mi dici dal confine
del mare che aspetta un'altra luna
e la sua ombra
aspetta la tua ira solare
che affonda nella grana delle cose
delle acque che feconda




*


ci sono silenzi
che non sai sentire
sillabe senza suono
per dire del tuo tornare


ci sono silenzi 
che sanno di ferro
prati che scalano pareti


c’è un silenzio tra le parole 
un mare sotto pelle


un vento fermo tra la carne e l’osso




*




cosa aspettare fuori dai nostri occhi
alle orbite affacciati in pieno viso?


forse una pioggia immensa
             forse un vapore che fa luce
una crepa nel cielo
            forse foglie da lasciare andare
un limo di parole in cui restare


*


Tu non sai quanto resta 
ancora da scavare        quanta pancia
quanto cielo di milano sommerge
la tua ombra              d’astronauta in frantumi
mentre la tua luna sale alla ringhiera 
della mia bocca


la neve evapora dai boschi radi
e fa di vetro le morene
luci ai lati di ogni ferita
distesa con il freddo dei pensieri
quelli che scarti             come aerei di carta


quelli che poi ti vengono a cercare 


*


inedita


E' solo un fiume che passa stasera
e la sua ansia d'essere mare


è solo una voglia d'essere vento
e la pioggia un ombra che batte lenta


che si fa ansa argine e passo
passaggio smisurato trapassato
pulsazione nel fianco
rivoluzione che non fa male


*


inedita


Come una nebbia sotto al sole
l’eco che resta delle voci


taglio tra le mani 
quasi                un sorriso 
in questo paese che deriva


inverno che si ferma
visto dall'alto di ogni viso

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Leggo con ammirazione queste poesie, come guardassi un paesaggio diverso da quelli miei soliti. Sembra poesia non pubblica e non privata, di eventi naturali e improvvisi visti da angolature inaspettate, talvolta vertiginose. Interiorità non corporee, nebbiose anche nel linguaggio, rarefatte.
"Tu non sai quanto resta / ancora da scavare /..."
L'eco mi sembra quello del primo ermetismo, Montale-Ungaretti. Parte da lì l'essenzialità cercata dei versi? Forse sì, ma si diversifica nell'esistenzialismo, impara qualcosa da Milo de Angelis ( meglio dire per contagio?), e arriva poesia con linguaggio che non si può confondere con altro.
Questo mio trattar di somiglianze è per gioco, sia chiaro. Ma continuando vorrei dire di una poetessa di cui non sento mai parlare e non so perché: Chandravimala Candiani. Cose che sento lontane da me, d'altra specie, ma che stimo incondizionatamente.
mayoor

Anonimo ha detto...

Illusioni,delusioni, aspettative. Dolcissime e così ben metaforicamente celate da far pace con lo spirito e il corpo a liberarsi dal peso della quotidianità. Davvero bravo! Emy