mercoledì 25 luglio 2012

Eugenio Grandinetti
Pandora


Cousin, Pandora

Dimmi:le cose che sai ti sono note
Per sapienza infusa o sono il frutto
Di ricerche e di ripensamenti?
A me niente di ciò che so è stato dato
In modo gratuito e permanente.
Sapere è non avere
Nessuna certezza mai
E’ confrontarsi sempre
Con ogni presunta verità, e comunque
Considerarla sempre provvisoria
E costruire sempre con la mente
Un qualche edificio che ci sembri
Possa reggersi in piedi,consapevoli
Però che se una parte minima
Vacilli o cada
Tutto trascinerà nel proprio crollo
E allora occorrerà a fatica ricostruire
Fin dalle basi un edificio nuovo,
Sperando che regga alle intemperie
Dei dubbi e degli eventi.
Certo uno che creda di sapere
Per sapienza infusa potrà vivere
Soddisfatto di sé,senza cercare
Quale invece sia la verità. Ma ogni ricerca
Ha origine dal dubbio e il dubbio è ribellione:
E’ la mela che ci offre il tentatore
O è il fuoco nascosto nella canna
Ed è la consapevolezza che la sorte,
Qualunque essa sia,sarà comunque
L’espulsione dal falso paradiso
Dell’ignoranza e l’utilizzo ancipite dei doni
Racchiusi nel vaso di Pandora.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Pandora

Scrivendo, scrivendo
rischi di trovare
conservato
e dimenticato
nello scantinato
delle tue cellule
un vaso sigillato.

Apprirlo e chiuderlo
con una gran pietra
come per uccidere?
Oppure con l'unghia curiosa
scalfire il nesso:
un sibilo leggero,
un soffio,
il ricciolo scuro
della mia persa poesia.

Paolo Pezzaglia

NB: è solo una mia poesia con lo stesso titolo, Pandora, che evidentemente ispira molti pensieri diversi...

giorgio linguaglossa ha detto...

Facciamo, come sollecitava Fortini, una «prova dei materiali poetici»: Se Grandinetti (o qualcun altro) mette le "frasi" del componimento tutte di seguito abolendo l'a capo, si vedrà che il componimento regge meglio (o meglio, meno peggio). E allora sarà chiaro che non è poesia, è qualcosa che sta lì in mezzo tra prosa e poesia, che non ha né l'agilità della prosa né la velocità della poesia. È stentata, prosastica, grigia, atonica. Può essere al massimo un tentativo di preparazione dei materiali poetici per una poesia di là da venire, che ancora non c'è e non ci sarà fin quando l'autore non si renderà conto che un conto è scrivere in prosa con degli a capo e un altro scrivere un testo poetico dove gli a capo siano giustificati e necessitati. È inutile, caro Ennio, che ci propini questge pillole a puntate di cattiva prosa, è meglio essere sinceri e dire che la "cosa" non va, che ancora non ci siamo. Grandinetti evidentemente non si è posto la questione del GRANDE CETACEO che tutto inghiotte e che tutto espelle. Orbene, queste pillole di cattiva prosa sono proprio ciò che il medio gusto del GRANDE CETACEO considera linguaggio poetico. Ma, ovviamente, le cose non stanno così. Su, alziamo l'asticella di 5 cm.!

Moltinpoesia ha detto...

Ennio Abate:


Caro Giorgio,
la proposta di alzare l’asticella su un blog, e su un blog come “moltinpoesia”, non mi pare valida. Significherebbe che io decida una selezione a priori e vi “propini” ciò che considero il “meglio”. Scelta che potrebbe essere valida nel caso si debba preparare un’antologia, quando l’autore o gli autori si assumono la responsabilità di decidere chi entra e chi sta fuori. Il blog è, invece, a differenza di una rivista periodica, che ha tempi diversi, anche un luogo di discussione libera e “veloce”. Se si vuole è anche (non solo) un “bar della poesia”. Uno entra, espone il suo testo e i commentatori approvano, disapprovano più o meno motivatamente. Così facendo ad es. Grandinetti oltre agli elogi di Tizio o Caio può leggere anche la tua stroncatura. E tenerne conto, se ritiene che ci sia qualcosa di vero. O persino ribattere.
Infine ho spiegato numerose volte che io mi muovo non in una logica che propone il meglio ( ammesso che quello proposto sia davvero tale) perché Qualcuno ha già stabilito che lo sia, ma in una logica di RICERCA DEL MEGLIO. E credo che essa vada condotta - ho scritto - facendo in modo che livelli alti, medi, bassi possano interagire tra loro. Poi chi vivrà vedrà se è un progetto innovativo o solo una scappatoia per eludere il cosiddetto problema della Qualità. Del resto non è che io, quando i miei impegni lo permettono, non faccia sentire anche la mia voce critica sui testi pubblicati sul blog.

enzo giarmoleo ha detto...

quando Grandinetti ci intrattenne con il suo Catullo divenne ovvio che i lavori del laboratorio dei Moltinpoesia assumevano una luce diversa da quella che poteva essere una lezione cattedratica e frontale. Da allora un po' di Catullo è rimasto in ognuno di noi. Lo stesso si può dire con questo scritto di grande respiro che ristabilisce un equilibrio tra due versanti della sua poetica l'uno più tendente al pensiero razionale e politico, l'altro che si allontana dalle preoccupazioni ideologiche e lascia più spazio e ispirazione al fruitore.