lunedì 31 dicembre 2012

Comunicazione di servizio:
Il mistero dei commenti scomparsi.

Tempo fa (qui) fui costretto a precisare  ad alcuni commentatori, che protestavano per la scomparsa dei  loro commenti, che non ero io a censurarli. Solo oggi mi sono accorto che Blogger, il server a cui fa capo il blog "Moltinpoesia" aveva introdotto un filtro per  messaggi considerati automaticamente spam. Non so con quali criteri. Il filtro ha "catturato" molti commenti in inglese e in italiano. Vanno dal 14 marzo 2011 al 29 dicembre 2012. Li ho appena sbloccati, eliminando solo i doppioni. E, indipendentemente dal  contenuto (basta che non siano offensivi) e per renderli facilmente reperibili agli interessati, pubblico qui sotto quelli in inglese  che fanno riferimento soprattutto al post su Robert Hass  e a quelli di Marcella Corsi, Dante Maffia e Roberto Bugliani. [E.A.]


domenica 30 dicembre 2012

Giorgio Linguaglossa,
La rottamazione
della generazione perduta.


  
Antologia L’orma lieve – 
Antonio Alleva, Raymond André, Leandro Di Donato, Roberto Michilli 
Le Voci della Luna, 2012-12-22

Il problema della Lingua e del linguaggio poetico è altra cosa. Direi, per farla breve, che il linguaggio poetico è un «traduttore», un «traghettatore», un «riduttore» dei veri (reali) problemi in un'altra dimensione, che è quella della «sfera dell'arte» (se mi si passa l'espressione). E qui il problema si pone in un altro modo: che tipo di riduttore? Che tipo di traghettatore? Che tipo di traduttore? E per tradurre che cosa? E per chi?...  E qui i problemi si ampliano e si moltiplicano.

sabato 29 dicembre 2012

Valentino Campo,
L'albero natalizio.


Pubblico questa "poesia civile" ma non senza avvertire i poeti che altri "tagli" (di lavoro, di salari,  di corpi, di interi paesi o continenti) attendono la loro indignazione. [E.A.]


UNA POESIA CIVILE D'OCCASIONE ISPIRATA DA UN FATTO DI CRONACA:
                          L'ALBERO NATALIZIO DI PESCOPENNATARO.
(Il video su youtube: qui )

Quindi questo sarebbe il Molise.
……………………………………
………………………………………….

L’uomo con la barba
sa il fatto suo, misura le parole,
le calibra con lo strazio
                           della segatrice.

SEGNALAZIONE

Daniela Cremona
Rivista di poesia e filosofia
V.le Veneto 23 - 26845 Codogno (LO)
Tel. 0377 - 30709
Ed. Vicolo del Pavone
Piacenza

C O M U N I C A T O  S T A M P A
 Codogno,12 dicembre 2012
È  stato pubblicato in questi giorni il quarantatresimo numero (n. 42, Gennaio 2013), della rivista  di poesia e filosofia Kamen con le sezioni di Critica, di Poesia e di Filosofia. Il numero è dedicato alla memoria di Daniela Cremona recentemente scomparsa.

venerdì 28 dicembre 2012

Eugenio Grandinetti,
Zooteca.



  Eugenio Grandinetti, che i frequentatori di questo blog conoscono,  ha accompagnato l'invio  di queste sue poesie con  un breve messaggio: "In questi giorni ho cercato di metter ordine alle cose che ho scritto recentemente, e ne ho ricavato un paio di raccolte di poco più di cento pagine l'una. Di una, che ho intitolato Quartetto, ti allego la sezione dedicata agli animali. Se ti pare che valga la pena pubblicarne qualche poesia (quattro o cinque al massimo), scegli tu quelle che ti paiono più opportune". 
Preferisco, invece, pubblicare l'intera sezione e invitare i commentatori a "fare laboratorio"  suggerendo, criticando, argomentando le loro valutazioni. Appena possibile lo farò anch'io nello spazio dei commenti [E.A.] 



1      Senza appigli

Un volo di rondini s’aggrappa
agli embrici che sporgono da un tetto
e rimane sospeso. Incerti volano
nell’aria senza limite gli sguardi
ed inseguono attese che si perdono
nel vuoto senza appigli e senza meta.

mercoledì 26 dicembre 2012

Marco Onofrio,
Da "Disfunzioni".



Brano I – da “Fuga”

È una casa sommersa, a due piani.
Sfondata dall’interno come un pozzo,
stipata di vertigine abissale.
È un lago di sabbia e di sale.
È la forma di un palazzo in fondo al mare,
un oceano raccolto in un bicchiere.

Letizia Leone,
da "La disgrazia elementare".


  
Supplizio fossile
(Del Satiro Marsia che osò sfidare in gara musicale il
dio Apollo e finì scorticato vivo: strumento cantante.)

Sotto salasso
l’operazione cominciò dalla cassa toracica, (disse un
testimone
o perlomeno giunse così la notizia
sui fogli del mito
sui fogli del sogno)
lo scorticamento
non dalle punte del corpo ma dal centro
ovale della pienezza, là dove si raccoglie l’alito anzi il
respiro, anzi il suono concentrato
del calmo tamburello cardiaco.

martedì 25 dicembre 2012

Donato Salzarulo,
L’erba gramigna.


                        A Leopoldo

A liberare il grano dalle tante
erbe cattive, di solito
ci pensava mia madre.
Era un lavoro primaverile
per dare aria agli steli,
preservarli dagli abbracci infestanti.
«L’erba cattiva non muore mai...»
commentava spossata la sera
e alludeva alla gramigna
che l’aratura – certe volte lo scasso –
non aveva del tutto distrutto.

L’ho sempre saputo:
erano i suoi occhi
il mio assoluto.

Natale 2012

sabato 22 dicembre 2012

Leopoldo Attolico,
Quattro inediti 2012.



Per Giorgio


SCENDEVA DALLA SOGLIA DI UNO DI QUEGLI USCI . . .

(. . . ) accade così di fare confusione
per tutta la vita
fra Erba Gramigna e Malerba
e quando, in questa compulsione vegetale
riusciamo finalmente a intravedere un valore infinito ,
il riverbero dell'essenza , dell'assoluto ,
ecco scendere dalla soglia di uno di quegli usci in erba
e venirci incontro
la botanica del sociologo della devianza
a dirci che la poesia è morta
che è stata sepolta dalla Linea lombarda
e che anche da viva , al più
ha sempre lasciato soltanto la buona impressione
e i tre punti,
come nel gioco del pallone


venerdì 21 dicembre 2012

Giselda Pontesilli,
La competenza dei poeti.



Pubblico, rivisto dall'autrice, il testo che ha fatto di base all'incontro tenutosi alla Palazzina Liberty di Milano  del 13 novembre 2012 (qui). Ci sono  evidenti, anche se parziali e provenienti da altri contesto culturale,  consonanze con la recente riflessione di G. Linguaglossa appena pubblicata (qui). [E.A.].

Sono qui per esporre un mio breve scritto, “La competenza dei poeti”, in cui sostengo che i poeti, in qualità di competenti, cioè di massimi conoscitori della lingua, possono -e debbono- agire per riuscire concretamente a cambiare la non-lingua, la lingua degradata a linguaggio, dell'informazione televisiva;
per ottenere, quindi, concretamente, che si faccia in Italia (e poi in Europa) un cambiamento linguistico dei telegiornali.
    
    I) Ma perché si dovrebbe agire proprio riguardo all'informazione -della televisione,  e non riguardo alla sua pubblicità, o ad altri suoi programmi?
Ecco, innanzitutto per un motivo strategico: perché è più facile, meno contestabile, iniziare a scalfire il linguaggio mediatico partendo dall'informazione.
Infatti, a differenza dell'informazione, la pubblicità è, in qualche modo, intoccabile, poiché  si sostiene -come fosse un dogma-  che essa sia necessaria per finanziare tutto il resto.
E riguardo agli svariati altri programmi, chiamati, a volte, programmi-spazzatura, si sostiene, altrettanto  dogmaticamente, che c'è molta gente a cui piacciono e dunque, proprio in nome della democrazia, del rispetto di tutte le opinioni, non si possono, anch'essi, toccare.
L'informazione è, dunque, strategicamente, il terreno meno impervio da affrontare, soprattutto perché i poeti, quali specialisti della lingua, non chiederanno di cambiare i contenuti dell'informazione, bensì la sua non-lingua, il suo linguaggio.

giovedì 20 dicembre 2012

Lucio Mayoor Tosi,
Pastiglie del mondo
che irradiano.





Oggi
Movimento rotatorio terrestre
Forza di marea in rallentamento.

La montagna guarda in alto e guarda la penna che scrive
guarda in alto e guarda la penna che scrive 

Aspetto.

il  campo da pallacanestro ha il cemento devastato
quello da bocce è ricoperto di foglie. Non c'è nessuno. 
Solo automobili che passano sulla strada laterale.  
E una cornacchia.

mercoledì 19 dicembre 2012

Giorgio Linguaglossa
Per un nuovo volgare illustre –
Per una rifondazione del poetico


Chi fa poesia deve sapere che sta costruendo un «oggetto», che elabora una forma locutoria, un linguaggio per quanto possibile orientato ad esprimere col massimo rigore le idee.

Ecco allora l’imperiosa necessità di costruire un nuovo volgare illustre – un volgare con cui potersi esprimere nelle accademie e nelle scuole della Repubblica, nei tribunali e nei gironi della politica, nella nostra vita quotidiana e nelle arti della parola. Un volgare che sia cardine del nostro comunicare, che si innalzi sulle miserie municipali  e nazionali. In quanto cittadini abbiamo imparato che le nazioni vivono solo se universali, solo se la nostra lingua è così potente da comunicare con tutto il mondo.

Flavio Villani
Il natale ai tempi
della “spending review”



Questo racconto di Flavio Villani a me ha fatto pensare a "E adesso pover'uomo?" di Hans Fallada (vedi sotto in Appendice). Uè, andiamoci piano col pathos natalizio! [E.A.]

Dicono: pesa almeno cento chili, grammo più grammo meno. E la pancia è così grossa che per riempirla tutta lui inizia a mangiare ora e finisce fra due giorni. Minimo. Ma come cavolo farà a passare dal camino?

Il papà dice che tutti hanno un Capo sulla testa.
Sulla testa?, dico.
Sì, sulla testa, fa lui, mentre continua a picchiare i tasti del computer.
Papà, faccio io.
Che c'è?, fa lui.
Papà...?, faccio io, sulla testa?! Davvero?!

domenica 16 dicembre 2012

Donato Salzarulo
Inno di Mameli,
tablet e manganello



In  apparenza queste riflessioni di Salzarulo non hanno molto a che fare con la poesia. Eppure nell' "Inno di Mameli" si insinuano tutti gli equivoci che anche la poesia (un valore) attira su di sé, appena esce dal  luogo riservato (sacro pomerio per alcune élite, circolo  corporativo per altre).  Suggerirei di leggere  questo scritto con un occhio alla discussione in corso sul post riguardante Gian Pietro Lucini (qui). [E.A.]

Soffermati sull’arida sponda
A. Manzoni, Marzo 1821

1. - Nei cinque anni di scuola elementare non ricordo bene se il maestro ci abbia mai fatto cantare in coro l’inno di Mameli. Ricordo che ci fu proposto in prima media dalla prof. di musica. Unii la mia voce a quella dei compagni di classe e la prof., dopo averla ascoltata tre o quattro volte, mi ordinò coram populo di farla tacere. Era stonata. Ne ricavai una ferita superficiale, della glottide, un’umiliazione leggera di Narciso, indimenticabile. Ancora oggi, tutte le volte che provo ad intonare le parole o il ritornello di una canzone, esito. Ho la voce di uno stonato.
A diciannove anni, la direttrice di una colonia estiva, in cui lavoravo come monitore, tentò di convincermi che non esistono voci stonate, tutt’al più diseducate. Ci provò e mi rinfrancò per un mese, il tempo necessario, a sorvegliare il gruppo di ragazzi affidatimi e a intonare con loro qualche marcetta. Fu rimedio temporaneo, cerotto rimovibile.

Giorgio Linguaglossa
Su "Per tre lune"
di Elisabetta Maltese



Elisabetta Maltese Per tre lune La Vita Felice, Milano, 2012


Parlare di un libro di poesia significa in qualche modo parlare della questione della Lingua, ma parlare di una questione linguistica è un modo di parlare della Questione Nazionale. Ora, chiediamoci: qual è oggi la questione nazionale? Qual è l'interrogativo fondamentale che la Nazione pone alla Lingua? C'è un interrogativo? Ecco, io rispondo che NO, oggi, nelle mutate condizioni del Dopo il Moderno la questione della lingua non si pone più, o almeno, non si pone più nei termini con cui l'ha posta Pasolini, oggi non si può più parlare di «omologazione» televisiva dei linguaggi; di fatto, i linguaggi televisivi si sono aperti a tutti i linguaggi, bassi e non bassi: da tele Maria alle emittenti di spogliarelli, dalle emittenti di insulti show ai talkshow non c'è distinzione: l'alto viene conglobato nel basso, il destro con il sinistro. E questa indistinzione, questa simmetria del disordine è un dato di fatto dei linguaggi televisivi del Dopo il Moderno. Simmetria del disordine peraltro che ha attecchito anche i linguaggi poetici odierni.
Dirò di più: oggi parlare di una emergenza della lingua e di una questione della lingua è un modo imbonitorio per non parlare dei problemi che linguistici non sono ma che sono reali: l'impoverimento di larghe fasce sociali, la perdita di una, due e forse tre generazioni di giovani che non entreranno mai nel mondo del lavoro. Oggi i problemi sono scottanti e reali, la RECESSIONE ci ha portati all'improvviso di fronte al MURO BIANCO dei problemi reali. Altro che Oblio dell'Essere! Qui l'Essere ci sta di fronte con il suo crudo e nudo postulato di «verità» nuda e cruda.

mercoledì 12 dicembre 2012

Ennio Abate
Rileggendo "I poeti del Novecento" (2)
Fortini su Gian Pietro Lucini




Fortini dedica  non più di due sbrigative paginette a Gian Pietro Lucini (Milano 1867 - Breglia 1914). Visto che la sua antologia è del 1977, la scelta segnala subito, strisciante, una presa di posizione polemica. Il bersaglio è Edoardo Sanguineti, che nella propria antologia, «La poesia italiana del Novecento» (1969), aveva riscoperto con entusiasmo e l'aveva presentato addirittura come «il primo dei moderni». 

lunedì 10 dicembre 2012

Giorgio Linguaglossa
Dames




Madame Tedio


Madame Tedio sfolgora nel salotto color velluto
scrive un trattato di estetica: «La Morte del Sole».
In un angolo Tiziano dipinge sulla tela vuota
l’amor sacro e l’amor profano e la luna non tramonta più
sul mare azzurro.
Un pappagallo sull’asse gorgheggia un insulso «buongiorno».

*

Madame Zorpia e Madame Zanzibar


Madame Zorpia e Madame Zanzibar
hanno siglato un patto d’amicizia.

«Want you meet Miss. Henna?»
«don’t miss a thing!»
«menu di 8 portate e vino a volontà»
«would you like to know him?»
«Robert hai 8 richieste d’amicizia»

Un tappeto persiano troneggia alla parete di fronte
e un nudo femminile di Rodin ammicca da sinistra
ai clienti della locanda del tedio.
«I have missed a thing», pronuncio sottovoce
alla Musa dell’oblio.
Ed entro nel buio del salotto.

venerdì 7 dicembre 2012

Luciano Nota
da "Sopra la terra nera"



PAURA DI DIO
Potrei morire e rifiorire
svuotarmi di lime perfette
di corpi, di resti distorti.
Morire attaccato ad un fiume
con le braccia più nere del vento.
Rinascere poi su un pezzo di gelso
in un mare o su un colosso più duro.
Ma è proprio ciò che mi spaventa
questo colosso che non conosco
questo corpo supremo fatto di firmamento
di fazzoletti d'orto
senza tempo.

mercoledì 5 dicembre 2012

Ennio Abate
Rileggendo «I poeti del Novecento»
di F. Fortini (1)


Inizio, con questa scheda di lettura, una sorta di ripasso in forma di brevi sunti o di commenti ragionati sui vari capitoli di questo, che è stato uno dei miei libri di formazione. Tenterò mano mano anche dei confronti con altri autori che  si sono occupati della poesia italiana del Novecento fino ai nostri giorni. Benvenuti suggerimenti e critiche. [E.A.] 

Questo excursus storico-critico è stato pubblicato dall’editore Laterza nel 1977 ed è uno dei volumi (il 63°) della LIL (Letteratura Italiana Laterza). Fortini tratta in 4 capitoli: - l’età espressionista (Lucini, futuristi,  i lirici come Boine, Jahier, Sbarbaro, Bacchelli, Campana, Rebora, Onofri e Valeri); - la figura di Umberto Saba; - l’ età che va da Ungaretti agli ermetici (Cardarelli, i «moderni» come Quasimodo, Penna, Bertolucci, gli ermetici come Fallacara, Betocchi, Parronchi, Bigonciari e Gatto, l’antinovecentismo, il dialetto e Tessa); -  Montale e l’esistenzialismo storico ( Pavese, Noventa, Montale, Luzi, Sereni, Erba, Caproni, Fortini, Pasolini, Leonetti, Roversi, Giudici, Risi); le avanguardie e il presente (la neoavanguardia, Zanzotto e alcune brevi note sui “giovani”di allora).

lunedì 3 dicembre 2012

Pasquale Vitagliano
Poesie



Da Amnesie amniotiche (Lietocolle, 2009)

Un’altra vita
E’ comparsa inattesa,
come una crepa,
sul bordo del tavolo,
nell’angolo;
come per caso,
presa di taglio
da una luce fredda,
come una resa:
l’inattesa scossa,
il tuffo, l’idea
che questa
è un’altra vita.



domenica 2 dicembre 2012

Ennio Abate
Su un’intervista a Guido Oldani
a proposito di «realismo terminale»


L'intervista in questione è a cura di Amedeo Anelli e si legge qui sotto in Appendice. (E.A.) 

I poeti  sono gente strana, si sa. Hanno il vizio del “mestiere”: partono  appena possono per la tangente della metafora. Che è - diciamolo - un bel vizio. Permette un assaggio di libertà e felicità. Ma di metafora non si vive, non di sola metafora son fatti i discorsi e specialmente i dialoghi in cui la gente in carne ed ossa s’impegna per raccapezzarsi innanzitutto sulle cose complicate del mondo.  Quel che trovo strano (e che un po’ m’indispettisce, perché in fondo li sento complici del marasma che ci  agita peggio della bufera infernale che trascinava Paolo e Francesca nel V dell’Inferno) è quando i poeti usano paroloni complicati e metafore “spinte” anche fuori dalle loro poesie. Quando, insomma, continuano a fare i poeti anche quando scrivono un saggio o un discorsetto rivolto alla cosiddetta gente comune. Qui ti aspetteresti, appunto, di  dialogare e ragionare con loro su un argomento qualsiasi, di sentire risposte azzeccate alle domande che gli fai. E non soltanto e ancora  accelerazioni, sorpassi e virate mozzafiato sempre sulla stessa Autostrada della Metafora, che conduce non si sa dove.