Questo scambio di opinioni presuppone la lettura dei commenti al post di Donato Salzarulo Pomeriggio a Milano. La lettura spiegata a chi non legge (qui). Mi pare giusto continuare la discussione in un post autonomo per mettere meglio a fuoco un tema denso di implicazioni di vario tipo. (E.A.)
Donato Salzarulo
Grazie
a tutti per gli interventi e gli apprezzamenti. Il dibattito sviluppatosi è
molto interessante. Non riesco a rispondere a tutti, a meno che non mi metta a
scrivere un altro post di dieci pagine. Mi limiterò a toccare in questa replica
cinque punti:
1. - Quando si diventa “librodipendenti” o “bibliodipendenti” penso che si possa correttamente parlare di “vizio” o di “malattia”. Se c’è dipendenza vuol dire, infatti, che si è di fronte ad un’abitudine, ad un comportamento coatto. Di vizio non parla solo Ferrieri. Lo fa, ad esempio, anche Vittorio Sermonti che intitola una sua antologia personale di letture proprio «Il vizio di leggere» (Rizzoli, 2009).
Il bibliodipendente è un “lettore forte”. Non si accontenta di un libro l’anno, come i lettori censiti dall’Istat. Ne legge più di uno al mese.
Comunque, stando ai dati Istat del 2009, il 45,1 % degli italiani di età superiore ai 6 anni ha letto almeno un libro non scolastico l’anno (25 milioni e mezzo). La maggioranza della popolazione si tiene ben lontana da questa pratica.
La fascia dei lettori saltuari (da 1 a 11 libri l'anno) è consistente: quasi 22 milioni di persone sopra i sei anni d'età.
Chi legge più di 12 libri l'anno, infine, rappresenta solo il 6,9 % (3 milioni e 900 mila).
Siccome il 20% dei laureati non legge MAI un libro, devo dedurre che la “passione di leggere”, se non vogliamo definirla vizio, non si contrae necessariamente frequentando le aule scolastiche o universitarie. Come si contrae?...Le ragioni che possono scatenare l’infezione sono sicuramente molteplici. Ognuno/a ha la sua storia più o meno singolare. Io ho detto la mia, Ferrieri la sua. Voi come siete diventati lettori forti?...
1. - Quando si diventa “librodipendenti” o “bibliodipendenti” penso che si possa correttamente parlare di “vizio” o di “malattia”. Se c’è dipendenza vuol dire, infatti, che si è di fronte ad un’abitudine, ad un comportamento coatto. Di vizio non parla solo Ferrieri. Lo fa, ad esempio, anche Vittorio Sermonti che intitola una sua antologia personale di letture proprio «Il vizio di leggere» (Rizzoli, 2009).
Il bibliodipendente è un “lettore forte”. Non si accontenta di un libro l’anno, come i lettori censiti dall’Istat. Ne legge più di uno al mese.
Comunque, stando ai dati Istat del 2009, il 45,1 % degli italiani di età superiore ai 6 anni ha letto almeno un libro non scolastico l’anno (25 milioni e mezzo). La maggioranza della popolazione si tiene ben lontana da questa pratica.
La fascia dei lettori saltuari (da 1 a 11 libri l'anno) è consistente: quasi 22 milioni di persone sopra i sei anni d'età.
Chi legge più di 12 libri l'anno, infine, rappresenta solo il 6,9 % (3 milioni e 900 mila).
Siccome il 20% dei laureati non legge MAI un libro, devo dedurre che la “passione di leggere”, se non vogliamo definirla vizio, non si contrae necessariamente frequentando le aule scolastiche o universitarie. Come si contrae?...Le ragioni che possono scatenare l’infezione sono sicuramente molteplici. Ognuno/a ha la sua storia più o meno singolare. Io ho detto la mia, Ferrieri la sua. Voi come siete diventati lettori forti?...