venerdì 11 novembre 2011

Ennio Abate
Glossa a Linguaglossa



Note a «Dalla lirica al discorso poetico. Storia della poesia italiana (1945-2010)»

Eravamo davvero in tanti ieri sera all’incontro con Giorgio Linguaglossa arrivato da Roma. Per conoscerlo di persona. Alcuni avendo già letto il suo ultimo libro. Altri per ascoltarlo e farsene un’idea. Linguaglossa ha confermato di essere uno studioso militante (partigiano e controcorrente) della poesia del Novecento.  E di esserlo in modi radicali, forse per alcuni persino irritanti. Suggerirei, però, di  discutere la sua ricerca  come  quella di uno di “noi” o vicino a “noi” , senza bloccarsi di fronte alle  asperità del suo linguaggio, alla sua eterodossia  e neppure a certi suoi giudizi drastici o, secondo alcuni, “troppo distruttivi”.
Si tratta di ragionare e discutere - senza adesioni gregarie, ma senza  spocchia però! - la sua tesi (politico-estetica) sulla poesia italiana del Novecento.
Linguaglossa sostiene che  essa è stata dominata da un «paradigma moderato» impostosi  già con l’ermetismo e che si perpetua  tuttora nel «minimalismo romano-milanese», vivacchiante stancamente di rendita (quella anceschiana della Linea Lombarda).
Di un’«altra storia» possibile, da far emergere anche con studi più mirati e approfonditi, egli vede tracce nel Montale prima di «Satura», nelle resistenze di isolati come Fortini, Ripellino, Flaiano; o di “periferici” come De Palchi, Guidacci, Calogero, Merini; oppure nella rivolta, anch’essa poi rientrata, della neoavanguardia. 
Questa ricostruzione storico-teorica della poesia italiana dal 1945 al 2010 delinea un processo di “spappolamento” della forma poesia.  E in quella che parrebbe una “democratizazione” della poesia (la «nebulosa poetante», di cui anche noi moltinpoesia siamo parte) egli vede un  sintomo di epigonismo malaticcio e senza sbocchi di “guarigione”.
Gli  orfani della «poesia lirica», avendo smarrito ogni nozione della  forma-poesia, restano  impelagati in «discorsi poetici», giocherellando con gli scampoli delle tradizioni poetiche forti o sprecandosi in un fai-da-te senza bussola.
Linguaglossa parla di noi tutti, dunque? Forse.
E poiché da tempo la critica o si è azzittita (almeno dagli anni Settanta) o perlopiù, se torna a parlare, preferisce farlo dai pulpiti accademici di sempre, lavorando sui “valori certi”, cioè soprattutto sui poeti  canonizzati  - i “visibili” (grazie alla grande editoria )  -  e spesso solo per confermare gerarchie consolidate, aggiungendo magari alcune ultime (a volte dubbie) perle, la ricerca di Linguaglossa, che si spinge anche con molti azzardi in direzione di “un’altra storia” e tra le nebbie  dove operano gli «invisibili», ci dovrebbe stare a cuore. Linguaglossa  può essere uno dei pochi interlocutori validi con cui misurarci per sciogliere i nostri dilemmi. Apriamo, dunque, una discussione su questo suo libro.  Di seguito le note che ho utilizzato durante l’incontro alla Palazzina Liberty del 10 novembre 2011 [E.A.]

venerdì 4 novembre 2011

SEGNALAZIONE
2° Incontro del Laboratorio Moltinpoesia
alla Palazzina Liberty

Giovedì 10 novembre 2011 ore 18,30

alla Palazzina Liberty, Piazza Marinai d’Italia, 1

Milano

 

il Laboratorio MOLTINPOESIA, FAREPOESIA, Milanocosa e Il Segnale

invitano a discutere

il libro di Giorgio Linguaglossa
Dalla lirica al discorso poetico.
Storia della poesia italiana (1945-2010)

 


Roma, EdiLet, 2011

Sarà presente l’autore

«Che cosa è successo nella poesia italiana degli ultimi 65 anni? La poesia che si è trasformata in discorso poetico, ha un futuro? È in grado la forma-poesia di accettare la sfida posta dai linguaggi della modernità?» (G. Linguaglossa)


giovedì 3 novembre 2011

Ennio Abate
Riflessione di un commentatore di blog
e omaggio a Elvio Fachinelli




Nel mio lavoro (sì, lavoro, anche se non pagato...) di “commentatore - contrabbandiere”, che cerca  cioè di riportare la voce della campana suonata nel villaggio X anche nel villaggio Y (e viceversa) e di  esercitare il suo diritto di critica sui testi pubblicati in vari blog (Nazione Indiana, Le Parole e le cose, ecc.) o mailing list, ho ricevuto parecchie reazioni infastidite o aggressive. Fino alla censura o al blocco della discussione. Colpa mia, colpa altrui? Mi sono andato a rileggere in questi giorni da una sbrindellata copia di "Quaderni piacentini", n.36, nov. 1968 lo scritto di Elvio Fachinelli, «Gruppo chiuso o gruppo aperto?» e ne ripropongo la parte iniziale e finale. Le sue  lucide riflessioni andrebbero prese in considerazione da chiunque intenda “fare gruppo” o si affaccia da "estraneo/a" in un gruppo più o meno già strutturato. [E.A.]


martedì 1 novembre 2011

Enzo Giarmoleo
Riflessione circolare
sulla morte di Gheddafi



non sto dicendo che le infrastrutture della Libia siano state esteticamente deformate da oltre 50 mila tonnellate di bombe all’uranio impoverito ad alto contenuto esplosivo e che le nano particelle all’uranio viaggino inodori insapori incolori indisturbate nel paesaggio libico

non sto dicendo che l’obiettivo delle potenze occidentali sia quello di impossessarsi delle immense riserve di idrocarburi della Libia di far propri 200 miliardi di fondi sovrani libici presenti nei forzieri occidentali ed attuare strategie geopolitiche per bloccare la penetrazione cinese nel continente africano

Lucio Mayoor Tosi
Smettano di scrivere i Poeti



Credo che i poeti dovrebbero far sentire di più la loro voce. E il modo migliore per farlo potrebbe essere quello di mancare, di rendersi assenti all'umanità. 
Per una settimana o per un mese non teniamo reading, presentazioni di libri, spettacoli, dibattiti. Non si scriva di poesia sui giornali e sulle riviste, anche quelle specializzate. Nulla di nulla.

SCIOPERO!

Rendiamo evidente l'assurdità del vivere di soli affari. 
Rendiamo chiaro col nostro silenzio che il mondo non è più a misura d'uomo ( se mai lo è stato). 
Inventiamoci una manifestazione silenziosa di protesta per tutto ciò che manca.
Mi piacerebbe che si organizzasse una manifestazione senza slogan ne' versi, con cartelli lasciati bianchi, senza scritte, a cui partecipino tutti i poeti, noti e meno noti.  E' davvero impossibile?

Lo propongo qui, agli amici del blog, nella speranza che ne possa nascere qualcosa, un passaparola che si concretizzi in gesto solidale verso tutti coloro che stanno pagando per una crisi assurda, disumana.

sabato 29 ottobre 2011

Segnalazione
Giovedì 3 novembre ore 21.00
alla Libreria Popolare di Via Tadino 18 - Milano



Giovedì 3 novembre ore 21.00
PASOLINI RIPENSATO E DISCUSSO NEL 2011
a cura del Laboratorio Moltinpoesia e della rivista FAREPOESIA

Intervengono: Ennio Abate, Natascia Ancarani, Tito Truglia ed altri

Luisa Colnaghi
Tramonta il tempo



Tramonta il tempo
un poco ogni sera

l'ultima ombra rossa
scende sul mare
dietro il colle
oltre le cime più alte
di ogni stagione,
nel cielo della vita
il nostro tempo
nel declino della sera
si trasfigura eterno
e muore.
 

giovedì 27 ottobre 2011

Ennio Abate
Commento a un commento




@ helena janeczeck
sul blog LE PAROLE E LE COSE 

Come l’agonizzante diventa un sasso lo sapete.
Come si butta via
die Leiche il cadavere spezzato l’avete visto.

(F. Fortini, Perché alla fine…, in «Paesaggio con serpente»)

Lo sguardo è là ma non vede una storia
di sé o di altri.

(F. Fortini, Molto chiare…, in «Paesaggio con serpente»)


Lei, scrivente su «L’Unità»,
organo del Partito plaudente
libiche guerre
in nome della ripudiata Costituzione
dal suo cannocchial rovesciato
che vede?

«Le lacrime di Vale, la bimba di Carla, il corpo di Gheddafi».

Rita Simonitto
Haiku




Amore


I
Nubi sottili
Nel cielo spettinato
Trema l’azzurro.


II
Beltà di donna
Come astuta volpe
Il cuore ruba.

Franco Tagliafierro
Cinque poesie



PER SGOMENTO DELL'OLTRE

Come attesta il satellite
qui non è atroce l'epoca e stanotte
avremo sia meteore di stagione
che incantesimi di luna.
Il massacro
è in corso provvisoriamente altrove.

L'oltre quei monti, il dilà dal mare,
il dove pare che esistano uomini
con la testa di cane...
Era lo spazio
che attenuava la paura, non di essere
vittime, ma suscitatori di incubi?

Se rimescoli i prima i dopo i sempre
per sgomento dell'oltre ogni altro oltre,
pènsati solitario nel linguaggio:
dove pare che esistano silenzi
non simmetrici a nulla.