Rita Simonitto e Giorgio Mannacio hanno scovato tra le carte due loro poesie convergenti su un tema quasi classico: l'usignolo. Ne è uscito per il momento questo duetto di versi che, seguito da una prima riflessione di Rita, sottopongo all'attenzione dei visitatori del blog, nella speranza che altri intervengano. Anche questo è un modo solo in apparenza occasionale e "privato" di interrogarsi sul senso della poesia che facciamo. Giorgio per il momento aggiunge che il suo usignolo ha a che fare con la
predica agli uccelli di San Francesco. [E.A.]
Rita Simonitto
La morte e l’usignolo
Difficile è morire quando l’usignolo canta
e a nota fa seguire nota con selvaggia
maestria strenuamente imbricando
il passato al futuro.
E la notturna selva risponde a quella sfida
offrendo il ventre ombroso a inarcata schiena:
così note diverse intrecceranno altre
analoghe illusioni di continuità del tempo.
Come è difficile sciogliere gli amplessi
che la speranza adombra di continuità:
ed è solo un inchiostro di china
che scarabocchio/segno spazi differenti unisce.
La morte e l’usignolo
Difficile è morire quando l’usignolo canta
e a nota fa seguire nota con selvaggia
maestria strenuamente imbricando
il passato al futuro.
E la notturna selva risponde a quella sfida
offrendo il ventre ombroso a inarcata schiena:
così note diverse intrecceranno altre
analoghe illusioni di continuità del tempo.
Come è difficile sciogliere gli amplessi
che la speranza adombra di continuità:
ed è solo un inchiostro di china
che scarabocchio/segno spazi differenti unisce.
(18.12.2009)