mercoledì 26 settembre 2012

Un omaggio a Carlo Oliva


Carlo Oliva è morto improvvisamente nella notte tra il 23 e il 24 settembre. Della poliedricità della sua figura, notissima a Milano soprattutto attraverso Radio Popolare, testimoniano a sufficienza i contenuti del suo sito personale (qui). Per ricordarlo scelgo una sua poesia da lì tratta. [E.A.]


cavalla giumenta baia pezzata blu
allegra vivace saltava tra gli asfodeli
nonno diceva temo la tenebra ma
più luce chiedevano i saggi nell’agonia
l’azione diretta è solo passata utopia
il libero esame non dà la felicità
ci nega il successo l’avverso volere dei cieli
alato custode divino proteggimi tu

Eugenio Grandinetti
Altre poesie sulla natura



Per conoscere  meglio le ricerche che ciascuno dei poeti che ruotano attorno a questo blog ha condotto o va conducendo, pubblico queste altre poesie di Eugenio Grandinetti. Riprendono il tema ispiratore del Savuto (qui) e ampliano, approfondendolo, il suo discorso poetico sulla natura. [E.A.]

Storia naturale

Il cerambice ha zampe che s'afferrano
salde alle pietre,
e lo si può afferrare per le antenne
e tenerlo sospeso con il peso
di un ciottolo tra le zampe.
E' solo un gioco,come è pure un gioco
ucciderlo,tanto
non gli si toglie nient’altro alla sua vita
che lo spazio di un giorno o forse meno.

Flavio Villani
Il buon pastore


Ecco il secondo racconto del filone narrativo che di tanto in tanto verrà  offerto all'attenzione dei commentatori di questo blog. [E.A.]

E voi domandate cosa Dio possa far di voi?
Chi son io pover'uomo,
che sappia dirvi fin d'ora che profitto
possa ricavar da voi un tal Signore?

(A.    Manzoni)


………………è mai possibile che non mi lasci
agire…umanamente, neanche per un attimo?

(M. Puig)

Il treno iniziò a rallentare quando il sole era ormai alto nel cielo. Erano partiti dalla Centrale intorno alle sei, in ritardo di una buona mezz’ora rispetto al previsto, e c’erano volute più di sei ore per coprire il tragitto. Sei ore per poco meno di centocinquanta chilometri, o forse poco più.

lunedì 24 settembre 2012

Ennio Abate
Oggi ho letto...


... «Le mani avanti (giustificazioni in forma di premessa) di Andrea Cortellessa in «Andrea Cortellessa, LA FISICA DEL SENSO. Saggi e interventi sui poeti italiani», Fazi editore 2006

Il titolo si spiega come premessa al libro, che è di ben 774 pagine.  Il saggio è una difesa della poesia contemporanea. Cortellessa prende di petto lo stereotipo che dice «la poesia non serve più a niente». Non nega un mutamento in atto, una differenza dal passato.[1] E trova che molte  opinioni negative sullo stato della poesia in parte colgano il bersaglio. Ma non si arrende, non accetta che questi discorsi diventino un alibi. Indica le responsabilità della critica: «Negli ultimi venti anni a latitare è stata proprio la critica». E passa alla difesa:«sì, è vero, la letteratura è un microcosmo sempre più debole e appartato, nel presente buio e scosceso che è sotto gli occhi di tutti. E tuttavia questo microcosmo resta colmo di valori e di fedi - quelle, laicissime, nelle virtù umane - altrove, da tempo, sviliti e svenduti». Oltre a rivendicare l’umanesimo, Cortellessa relativizza la questione, rammentando che un lamento simile sulla  marginalità e residualità della poesia accompagna «con periodica puntualità, il cammino della poesia moderna». E fa due esempi.

domenica 23 settembre 2012

SEGNALAZIONE


IN COLLABORAZIONE CON WORLD POETRY MOVEMENT E PREMIO ADA NEGRI,
PER IL SECONDO ANNO CONSECUTIVO, 

GUIDO OLDANI CONDUCE LA MANIFESTAZIONE DI MILANO DAL TITOLO
L’ITALIA RUBA L’OSSIGENO DEL MONDO”.
DALLE ORE 11,30 PRESSO LA LIBRERIA POPOLARE DI VIA TADINO
CON LE INCURSIONI DI
PERCUSSIONI INDUSTRIALI.

Con il WPM e il Premio internazionale di Poesia Ada Negri 2012, il poeta Guido Oldani, al primo sorgere del sole darà luogo a Milano a 100.000 poeti for change con un effetto domino che troverà il suo culmine alle ore 11,30 locali .
Intervengono tra gli altri: Guido Oldani, Tiziano Rossi, Roberto Barbolini, Amedeo Anelli, Alessandro Quasimodo, Daniela Marcheschi, Adalberto Borioli, Michele Cannaò, Gigi Montico , Gianmarco Lucini, Fernando Vertemara.
Alle ore 17,00 la manifestazione si concluderà con il premio Ada Negri nella città di Lodi dove, tra i protagonisti, ci saranno Christine Koschel e Cesare Viviani.
Un tour per affermare la credibilità della voce poetica come unica oggi ascoltabile in un mondo che, vistolo alla prova, può solo andare dalla poesia in poi.


Sabato, 29 settembre 2012, ore 11,30 Libreria Popolare di Via Tadino - Milano


sabato 22 settembre 2012

Indarno Da Tempo
A Cecco Angiolieri


Angiolieri di Pietro Parigi

«S’i’ fussi papa allor lieto sarei»
Cantava in altri dì Cecco Angiolieri
«Ché tutti li cristiani ingannerei».
Quello che accadde dir non è mestieri
All’altro Cecco, d’Ascoli nomato,
Che mentre il primo, almen, salvò la pelle
Finì sul rogo e lì morì bruciato.
Ce ne han fatte vedere delle belle
Con Arnaldo, Jan Hus, Savonarola
E quei che grazie ad Ettore Ferrari,
Che non ultimo fu tra gli scultori
Ed eminente inoltre fu massone,
Ancor ci guarda da Campo de’ Fiori
E ci ammaestra con la sua parola
Quando per tanti secol fu questione
(Oh! Paradossi della vera fede)
Di spegnere i reati d’opinione
E incutere timore a chi non crede
Con il controllo della combustione,
Rimedio contro i rischi della Scuola
E ai cervelli balzan giusta mercede.

venerdì 21 settembre 2012

Giorgio Linguaglossa
Su "Con l'inchiostro rosso"
di Giuseppina di Leo



Giuseppina Di Leo Con l’inchiostro rosso  Sentieri meridiani, Cosenza, 2012

Se c’è una tendenza in atto nella poesia contemporanea questa è senz’altro la tendenza ad allungare il verso oltre i limiti anticamente stabiliti dal verso libero; voglio dire che il verso della poesia recentissima sembra essersi liberato della libertà che faceva del verso libero una propria bandiera. Del resto, questa continua proliferazione della lunghezza della versificazione, come nel caso della poesia di Giuseppina Di Leo, significa anche un’altra cosa: la difficoltà ad afferrare il «reale», la difficoltà a racchiudere il «reale» nella scatola metrica e acustica della metrica tradizionale di novecentesca memoria. Di qui la pratica della Di Leo di un concetto di lirica come «cronaca privata», «diario libero», libera tematizzazione di oggetti, poesia di «occasioni» con la correlativa abitudine a fissare il giorno, l’anno e, spesso, anche gli orari delle composizioni.

Paolo Pezzaglia
Condivisione del dolore



Il dolore del mondo era
la coda di ogni creazione,
lo sapeva bene, e lo volle
fare lo stesso il mondo,
pro e contra valutati;
alla fine l’assemblea degli elohim
assentì - corriamo il rischio
la felicità dei nuovi beati
sarà la ricompensa per tutti,
il resto bruci e niente rimanga! -

Rita Simonitto
Perdite


Galleria di Francesco I, Perdita della gioventù perpetua


Tentasti di fiorire
ma venne la neve a primavera.
Poi ci fu maggio, e il sole roteava
come non mai travolgendo la terra
nei sui baci. Non portò frutti giugno.

Capitasti certo male, ragazzo,
e negli occhi che ti guardano guardi
invelenito e perso quel mucchio d’altri
che godette di primavere e estati.

E ti chiedi a che serve che sai
che loro mai sapranno
ciò che tu sai.

15.10.2011

mercoledì 19 settembre 2012

sabato 15 settembre 2012

Per Roberto Roversi
Due suggestioni

Ascoltate! Cavalchiamo cavalchiamo nel sangue
la paura del cielo che strappa manciate di stelle
oscura la voce un abbraccio di gelido fuoco poi silenzio
e silenzio
solitudine antica – la terra è nel vento di foglie strappate
una morte è in corso
le onde uguali si sciolgono gridando vendetta.
Forse è la morte annunciata del nostro pianeta?

(Parte terza, vv. 2548-2555).

giovedì 13 settembre 2012

Eugenio Grandinetti
Due poesie


         Il Savuto

Si vedeva
dall'alto di Potame il mare
tremulo tra i castagni.Si tornava
con gli occhi pieni di stupori.Il mare
era un sogno lontano,una promessa
vaga,un'attesa inappagata :
la sola acqua possibile era il fiume
a un'ora di cammino,
attraversando il bosco,la pietraia
e la strada asfaltata.E sull'asfalto
c'erano le bisce appena nate,
sottili come diti,già stordite
dalla calura.E c'era

mercoledì 12 settembre 2012

Giorgio Mannacio
Salutari provocazioni d’estate
(Agamben, De Angelis,Fortini)


Salutari provocazioni d’estate ( Agamben, De Angelis,Fortini )
Rifletto sulle salutari provocazioni di Ennio Abate e che ho individuato nel titolo.
Nonostante la diversità ( parziale ) dei loro oggetti finiscono per confluire nel grande fiume delle considerazioni sull’attualità. Le provocazioni hanno curiosamente una sorta di tratto comune apparentemente banale dal quale ritengo utile cominciare.
Inizio da Agamben (qui), autore del quale ho letto diversi saggi e che ritengo dotato di straordinario acume filosofico ( raccomando la lettura di Il linguaggio e la morte, Einaudi 1982 ).C’era bisogno, mi chiedo,di avvertire i lettori ( quasi intimidendoli ) che hanno a che fare con una delle dieci teste pensanti esistenti nel mondo ?
Quale mondo,poi?

martedì 11 settembre 2012

Giorgio Linguaglossa
La tematica esotica di Hafid Gafaïti


 Hafid Gafaïti La tentazione del deserto  La Vita Felice, Milano, 2012 trad. V. Surliuga  

Questa raccolta di  Hafid Gafaïti  è il terzo volume della trilogia meutres et fraternités / omicidi e fratellanze, inaugurata nel 2006 con la gorge tranchée du soleil / la gola tagliata dal sole, seguita da le retour des damnés / il ritorno dei dannati (2007).

Scrivevo di recente a proposito della poesia di Tomaso Kemeny: «Ciò che, in Italia, originariamente, per i mitomodernisti, era il rapporto ontologico tra «mito» e «storia» che caratterizzava il tardo Moderno, oggi, nelle condizioni del Dopo il Moderno non è più la Sensucht  nostalgica quella che respira nei versi della poesia più evoluta ma una oggettività, un voler essere e voler apparire oggettivi o super partes in mezzo alla barbarie dei rapporti produttivi estranianti ed estraniati, talché il recentissimo è diventato, come apparenza e fantasmagoria, lo stesso antico, e l’antico (opportunamente modernizzato) è diventato il recentissimo (antichizzato), la merce segnaletica del cartellone mediatico».

sabato 8 settembre 2012

Luca Ferrieri
Appunti su Fortini
e l’ecologia della lettura



«E’ sempre più difficile anche solo venire a conoscenza dell’esistenza dei veri libri che ci interessano, è sempre più difficile approvvigionarsi, scegliere, e infine separarsi dall’ondata di libri che ci viene buttata addosso: a qualcuno come compito di lavoro, a tutti come un caleidoscopio di assaggi e di avanzi, destinati a produrre una perenne lettura di Sisifo». Così scrive Luca Ferrieri in questo interessante saggio, pubblicato sul sito di POLISCRITTURE assieme agli altri interventi arrivati per il n.9 su Fortini che si possono consultare qui. Lo ripropongo anche sul blog MOLTINPOESIA perché contiene indirettamente spunti notevoli  per procedere a una necessaria e auspicabile  una “ecologia dei blog”. [E. A.]



Con questo intervento voglio raccogliere, anche se in forma non ancora sufficientemente elaborata e sistematica, alcune osservazioni sull’apporto che Franco Fortini ha dato al concetto e alla pratica dell’ecologia della lettura e ai suoi possibili sviluppi.
1. Nell’ultima fase della sua vita, Fortini mostrò molto interesse al tema dell’ecologia della lettura, sia dal punto di vista teorico che pratico. L’interesse nasceva sicuramente da un’elaborazione precedente, riconducibile ai molti luoghi della sua opera in cui si accenna alla necessità di un’ecologia della letteratura, della scrittura e della lettura, che, anche se non sono temi sovrapponibili, sono sicuramente collegati[1]. Ma si trattò anche di un’elaborazione profondamente legata al lavoro che Fortini svolse nella scuola e poi nell’università, e a quello nei giornali e nei mezzi di comunicazione di massa. Non a caso l’emergere della tematica è coeva all’accentuazione che Fortini impresse negli anni Ottanta e nei primi Novanta al lavoro politico nelle “redazioni”:
“Anni fa scrissi, enfaticamente, che il luogo del prossimo scontro sarebbero state le redazioni. Quel momento è venuto, il luogo è questo. Chi tiene famiglia, esca. Chi ha figli sappia che un giorno essi guarderanno con rispetto o con odio alle sue scelte di oggi”.

mercoledì 5 settembre 2012

Roberto Bugliani
Greetings from the New World


E' affollato più del solito quest’oggi il Nuovo Mondo
di Erinni smandruppate, Cassandre ammutolite
Atteoni rabberciati alla menopeggio
Andromede zitelle, Tesei usa-e-getta
Menadi zoppe, Eracli anoressici, Sisifi spiaggiati.
.
Ciò che resta dei miti primigeni
marmaglia priva di pathos
a cui basta un profilo new age per rimettersi in gioco
custodi di un Pantheon-trash
in attesa dell’okkei che li sdogani
con il loro corteggio di rituali cool
e posture trend per l’home page.
Liquidato il codazzo di centauri e ippogrifi
al border control di Tijuana, si mettono in fila
per un job di vigilante al Manhattan Mall
o di sguattero in un fast food del Bronx
e la postcard con l’alba mozzafiato sull’Hudson
Greetings from the New World
spediscono all’Olimpo (Greece), ammesso che
il postino si avventuri fin lassù
tra templi diruti e giacigli di homeless. 

Ennio Abate
Nove poesie
da "La polis che non c'è.
Straccetti, rodii, artigliate"
(raccolta inedita)

Tabea Nineo, In fuga, Lug. 2011

POESIA LUNGA DELLA CRISI LUNGHISSIMA

A Gianfranco La Grassa

che fare compagni/ di speranze raggrinzite?/

nella città si preparano non percepibili eventi/ dagli scantinati arrivano rumori di scalpelli/ e dopo pause allarmanti/schianti/ pavimenti immagino in disordine/ calcinacci/ assenze di mobilio/ e quanta industria culturale accolta in quei libri sparsi/ e negli opuscoli redatti su realtà provvisorie/ che ci convinsero a metà/ a tre quarti/ di sbieco/ conservati poi per scrupolo/ quando ancora c’illudevamo di sostituirli/ con dieci/ cento incontri/ spurgati dalle più equivoche passività/  lontani dal chiacchiericcio di via Vetere/ bandiera rossa/ sempre più stinta/ e penzoloni/ sotto le piogge lugubri/di inverni conclusi/ nei quali andarsene in giro ora/ traversando ancora la Milano guardata con sospetto e ira / in centinaia di cortei/ e ritrovar1a più immobile per noi/ che ci fingiamo estranei/ di passaggio/ e abbiamo occhi mollicci che più non prendono/ se non il chiacchiericcio testardo/ senza rigore/ dei pensionati/ e vorremmo ritelefonare/ ma non serve/ all’amico/ all’amica/ perduti di vista / ricontrollare distacchi/ inaridimenti/ sussulti di desideri affondati / inesplorate viltà/ sbrigative semplificazioni/

lunedì 3 settembre 2012

Navio Celese a Giorgio Linguaglossa
Lettera aperta su minimalismo
e conflitto d'interesse


Caro Giorgio Linguaglossa
   sto seguendo su Poesia2.0 il dibattito che si è alimentato con il tuo intervento sulla poesia di Milo De Angelis. Non sono sorpreso della piega che va assumendo. E’ certo che uno dei punti controversi e impliciti alla discussione riguarda il costume letterario. Le posizioni nel blog si stanno appassionatamente orientando pro/contro Milo De Angelis. La sua poesia c’entra poco. La cosa è più evidente ora che vengono messi in campo nomi importanti della critica facendo ricorso a una sorta di contundente principium auctoritatis. Prassi che non è estranea ai vari aspetti della società contemporanea: da quello della politica e dello sport, a quello della stampa e della cultura in generale. Pubblicare oggi non ha connotati molto diversi dalla scalata al potere di qualsiasi tipo. Sullo sfondo lo scambio solidale all’interno dell’establishment (per esempio, la circolarità delle recensioni e dei premi letterari che creano fidelizzazioni oltre che blasoni e credenziali). Perché il blog non s’incarica di indagarne numericamente i circuiti per poi pubblicarne i risultati? Tante recensioni io a te, tante a debito verso me; tanti premi a te e tanti a me; qui in giuria io e là tu. Avrebbero più efficacia di qualsiasi dibattito critico. Benché il costume sia oggetto proprio della sociologia e non della critica.

domenica 2 settembre 2012

Giorgio Linguaglossa
Sette poesie
da "La belligeranza del tramonto"



Nostra Signora dei morti
Perdona nobis Nostra Signora dei morti
se abbiamo bevuto il tuo sangue e mangiato la tua carne
seduti al banchetto nell'ultima cena.
Perdona nobis se abbiamo negoziato col nemico nel Tempio
e convenuto con la meretrice nel talamo nuziale
preparando la guerra nel tempo della pace.
Ora pro nobis Nostra Signora dei morti
se abbiamo seppellito i nostri cari
e dissotterrato l'ascia di guerra per i nemici.
Tutto
è stato vano.
Ti scongiuriamo Nostra Signora dei morti
di umiliarci sotto il tuo mantello di neve
il fratello col fratello, l'assassino col sicario.
Una falange macedone di morti.
Deponi ora che siamo morti
il possente elmo di pietra sopra la spiga di grano.
Misteriosa Atena, donaci la mano
accompagnaci nel luogo dove sono i molti.

venerdì 31 agosto 2012

Rita Simonitto
Tra-collo


Iniziamo con questo racconto   di Rita Simonitto un esperimento: apriamo  di tanto in tanto il blog Moltinpoesia anche a altri tipi di scritture non strettamente poetiche o riguardanti la poesia. [E.A]

“Buon giorno! So che mi aveva cercato.”
“Buon giorno. Sì. Ah, è lei” aveva risposto una voce fredda al di là della cornetta.“Senta, è da un po’ che tento di mettermi in contatto. Ma che cazzo sta succedendo! Non va mica bene, così, sa? Se ne renderà conto. Oppure… no! Non se ne rende conto......Ma dove….?”.
Lui ascoltava, senza proferire verbo, quelle parole che gli scivolavano nelle orecchie come un brusìo, e anche i suoi pensieri si erano ammutoliti. Tutti tranne uno che martellava fisso nella sua mente “E, adesso, che faccio?”.
Non ci sarebbe stato niente di altro da fare, lo sapeva bene, se non quello di mettersi finalmente ad ascoltare ciò che il suo capo gli stava dicendo dall’altra parte, che però percepiva come se venisse dall’altra parte del mondo. Ma non ne aveva né la voglia né la forza.
Così, di colpo, non potendo reggere più la situazione, mollò la voce che continuava a  parlare lungo quel filo penzolante, e, ottuso ormai, abbandonò il tutto e uscì dalla stanza.

mercoledì 29 agosto 2012

Flavio Villani
Il canto di Semmelweis



Le mani… Lavarsi le mani. Una fra le tante azioni fisiche che ogni giorno mettiamo in pratica quasi automaticamente. Il più delle volte ce ne dimentichiamo subito dopo. Irrilevante, si direbbe. Eppure…

Le mani costituiscono l’interfaccia fra noi e il mondo. Nel bene e nel male. Attraverso le mani facciamo esperienza. Di noi stessi, degli altri. Stringiamo amicizie, ci difendiamo e offendiamo. Acquisiamo e trasmettiamo “sostanze” invisibili. Milioni di germi colonizzano le nostre dita. Può sembrare cosa scontata, ma ancora oggi l’igiene delle mani è considerata momento fondamentale nella prevenzione delle infezioni, almeno, secondo l’OMS[1], [2]. Ma non possiamo considerare l’atto di lavarsi le mani dal solo punto di vista igienico: di cosa ci liberiamo con quell’atto? Da cosa prendiamo le distanze quando pronunciamo, magari stizziti, il fatidico “me ne lavo le mani”?
Una normale e per lo più lodevole azione/pulsione si può trasformare in compulsione rituale, sequenza motoria stereotipata, forse necessaria ad attenuare ansie altrimenti incoercibili[3], [4].

Emilia Banfi
Almeno il lume




Al mio paese si va al cimitero a trovare i morti
la madre e il padre quasi sempre insieme
le lapidi bianche e pulite sui muri con lumi accesi
tutte uguali chi non paga è senza luce.

Indarno da Tempo
Forza e coraggio



Il bambino vizioso
Che gioca a videopoker
Sorseggiando sfizioso
Qualche gas zuccherato

Appartiene al passato
Di un mondo illetterato
Refrattario alle tasse
E quasi non bastasse

Poco sportivo. Adesso
Diete ed allenamenti
Gli riempiranno i giorni

Forse un poco più tetri
Per diventar campione
Sui cinquecento metri.

(29 agosto 2012)

Nota. Questo sonetto non contiene alcun riferimento,  se non casuale, a vicende contemporanee. Esso si ispira alla storia di un tale che scopre che sua moglie e il suo socio fanno l’amore sul divano del suo ufficio. Che fare? Divorziare gli spiaceva, perché in fondo, distrazioni a parte, era tutto sommato una buona moglie. Il socio era fuori causa perché era lui che ci metteva i soldi. E allora? Vendette il divano. (I.d.T.)



martedì 28 agosto 2012

Francesca Diano
Dante Maffìa
o del participio presente



Nel leggere l’Opera di Maffìa, volendo avere una visione d’insieme e iniziando dal principio, si prova innanzitutto sgomento.  E però è uno sgomento felice, perché  ci si affonda immediatamente come in uno di quei piumoni soffici e rigonfi che a premerli con la mano le si gonfiano subito tutt’attorno in uno sbuffo e la mano non la vedi più. Poi però t’accorgi che quella morbidezza in realtà ha dell’inquietante, perché ricorda vagamente le sabbie mobili. Il fatto è che te ne risenti risucchiato e trattenuto.

Roberto Bugliani
Da "Versi scortesi" (inediti)


Nel circondario

Il capitalismo della crescita è morto. Il socialismo della crescita, che gli assomiglia come un fratello, ci riflette l’immagine deformata non già del nostro avvenire, bensì del nostro passato. Il marxismo, sebbene continui a essere insostituibile come strumento d’analisi, ha perso il suo valore profetico.
Lo sviluppo delle forze produttive, grazie al quale la classe operaia avrebbe dovuto spezzare le sue catene e instaurare la libertà universale, ha spossessato i lavoratori delle loro ultime parcelle di sovranità, radicalizzato la divisione tra lavoro manuale e intellettuale, distrutto le basi materiali di un potere dei produttori.
La crescita economica, che doveva assicurare l’abbondanza e il benessere a tutti, ha fatto crescere i bisogni più in fretta di quanto potesse soddisfarli, ed è sfociata in un insieme di impasses che non sono soltanto economiche: il capitalismo della crescita è in crisi non solo perché è capitalismo, ma anche perché è della crescita.
Michel Bosquet (André Gorz), Ecologia e libertà (1977).

l’atlante, quando l’impero
ridisegna a proprio profitto le mappe
il conus marmoreus, ma senza la curiosità
dei marines sulle spiagge del pacifico
le gazze, se zampettano intruse
sulla ciottolaia dell’alba incappucciata di rugiada
l’assordante silenzio, che accompagna
il fumigare denso e nero di macerie

mercoledì 22 agosto 2012

Ennio Abate
Appunti sul nodo
Franco Fortini/Milo De Angelis
su Poesia 2.0



Vorrei riprendere su questo nostro blog ( in più spirabil aere spero) la questione che Giorgio Linguglossa ha sollevato sul Poesia 2.0 (qui). Per approfondirla e diradare l’offuscamento ideologico abbondante tra i  commenti letti. Un certo  mio dissenso si rivolge anche a Giorgio, ma so di potermelo permettere. Del resto egli ed altri/e sanno che possono permetterselo con me. Vediamo se ci si intende di più …Mi scuso se negli appunti ci sono refusi e qualche incongruenza, ma ci tengo a pubblicarlo subito. [E.A.]

1.
Ha avuto coraggio Giorgio Linguaglossa a sollevare il nodo  in questione.
E specie in questo momento, in cui Milo De Angelis è presentato come “il più grande poeta vivente italiano” e a Fortini viene negato persino un Meridiano della sua poesia, concesso invece a molti altri.. (Cfr.qui)

2.
È un grande nodo generazionale ( tra un “padre del ‘68” e quei “Fratelli amorevoli” che ebbero prima a che fare col ’68, poi col il “ritorno al privato” e alla “parola innamorata”), politico e di storia della poesia, che andrebbe indagato al di là dell’aneddotica apologetica che vorrebbe Fortini mentore del giovane De Angelis e poi  maestro superato dall’allievo più giovane e geniale (quasi un ricalco del rapporto tra il giovane Nietzsche e il suo maestro filologo evocato da Fortini in uno scritto di Insistenze…). Ma sollevarlo oggi  in un post, presto invaso da fans più o meno agguerriti di De Angelis, è stato controproducente  e insoddisfacente - credo - per lo stesso proponente. Perché la  sua proposta critica  e ben presto stata affondata e deviata in una sterile diatriba tra fans di De Angelis (molti) e qualche obiettore.

domenica 19 agosto 2012

Rita Simonitto
Prosa, poesia ed altro...


Riprendo il commento di Rita Simonitto (da qui) con quattro sue poesie di accompagnamento e di provocazione alla discussione tra i membri della "scialuppa" dei moltinpoesia. Mi pare un modo di favorire il dialogo già intenso tra alcuni dei commentatori di questo blog. [E.A.]

*… di qualcosa si dovrà pur morire, prima o poi, ed è impensabile che si possa fare affidamento sul suicidio dei poeti*. Così dice Mayoor.
Mi ha fatto venire in mente un commento che, al liceo, ci fece il ns. Prof. di Filosofia, quando ci introdusse allo studio della stessa:
“la filosofia è quella disciplina con la quale e senza la quale, il mondo resta tale e quale”.  Lui sapeva bene che non era così (ce l’aveva più con i filosofi parolai che con la filosofia), ma per noi fu un duro colpo (o, almeno per me, lo fu) circa la messa  in moto di spinte idealizzanti sui cambiamento del mondo che, in realtà, ben poco avevano a che fare con lo studio della filosofia. E così è anche per la poesia: se d’un colpo sparissero i poeti, non sparirebbe certo la poesia e la funzione importante che essa ha nel metterci in contatto con il reale.

Lucio Mayoor Tosi
Stasera cucino io




Stasera cucino io. 

Orchestre di ziti africani
su carne umana in povertà tra fontanelle di diamanti
e iniziali d'oro massiccio per sandali posati 
su criniere di leoni acconciate da stilisti italiani
vaporizzate da liquidi anteguerra
ottenuti pazientemente da uve ex contadine.
E frullato di contratti ghiacciati per sempre
di gusto extraterrestre. Dopodiché non si muore più 
e che facciamo? Chi va a prendere lo yacht?
Chi si unisce per un safari in gondola nel deserto?

martedì 14 agosto 2012

Anonimo per prova
Dattilografica torre


questo chicchirichì
di gallo ch'io
distinguo/fioco/fra 
fruscii meccanici di
motori/e questo so-
gno /due fratelli in
cammino sul ciglio
di un burrone/uno che
procede spedito/ed
è subito in basso/al
sicuro,/l'altro inve-
ce barcollante/sul
viscido manto d'erba/
s'aggrappa ad un uli-
vo contorto o altro
albero storto/pian-
tato proprio là/sul-
l'estremo ciglio/
e guarda/l’abisso 
che  così facilmente
(pensa) quasi tutti
normalmente discendo-
no/ e guarda vicinis-
sime/ le sue mani in-
debolite mollare la
presa/ sono momenti
che potrei lasciar per-
dere/ o prendere ap-
pena sul serio/ spun-
ti per una poesia (che
ormai é cosa fatta!)/
e d'una particolare
presentazione gra-
fica/ d'uno scritto-
re impietrito sulla
sua olivetti studio
44/ che, voi lettori
avrete adocchiato già
prima di leggere/-
costruttore di questo
 muro di parole-mat-
toni/ grafica torre/
oh steimberg!/ che
 lo  rinchiuderà


domenica 12 agosto 2012

Alberto Scarponi
da "parlari di parole.
ottanta ottave d’ottone"



Parlare terzo
Historia docet

6.
«Nel tempo dei gran tempi più grandiosi,
quand’eravamo belli forti e buoni,
senza disturbo di facinorosi
(che c’eravamo tolti dai coglioni),
noi esser potevamo anche ambiziosi
di funzionar da primi e da campioni
in tutto, nella storia, la memoria,
l’oratoria, la gloria, la vittoria.