1. In una recente intervista sulla
storia del Gruppo ’63 (qui) alla domanda «Lei ritiene che un’esperienza simile, in cui si fa gruppo, sia
oggi ripetibile?», Umberto Eco risponde: «Mi pare difficile. È cambiato il clima. Balestrini ha cercato di far nascere un Gruppo 93, ma ciascuno poi ha corso per conto proprio. È un po’ per lo stesso motivo per cui oggi i giovani non si riuniscono più in associazioni o partiti. Siamo in un’epoca di cani sciolti». E più avanti lapidariamente aggiunge: «L’ultima possibilità data a una generazione di fare gruppo fu il ’68, ma non era gruppo letterario bensì politico. Diciamo che molte di quelle energie che in un’altra epoca sarebbero confluite in un’attività letteraria allora confluirono nella politica.». Queste parole di Eco, per le circostanze in cui le ho letto (qui), mi hanno colpito. Non credo che un destino, una maledizione, la «condizione postmoderna», la crisi generale condannino i poeti all’individualismo, ma l’esperienza empirica (anche personale) sembra confermare l’esattezza della diagnosi; e il fallimento (o interruzione o trasformazione…) del progetto «Laboratorio Moltinpoesia di Milano» (Per un rendiconto, aggiornato al 2011, delle sue iniziative leggi sotto Appendice 2) impone quantomeno
un ripensamento.
martedì 19 febbraio 2013
lunedì 18 febbraio 2013
Laura Canciani,
Due inediti.
da “Fortezza e contentezza in viola”
L’acqua è venata di rosa
L’acqua è venata di rosa.
È chiamata Fontanarosa per il ferro puro,
quasi un pensiero puro
- al centro di un piccolo campo
c’è un ippocampo -
come toccante.
«Quali occhi quali parole sontuose ametista
o abbracci tesi spalancati sull’abisso del non so niente?»
sabato 16 febbraio 2013
Adam Zagajewski,
Cinque poesie.
Con una nota di Giorgio Linguaglossa.
Kierkegaard diceva di Hegel: ricorda qualcuno
che erige un enorme castello, ma vive
in una semplice capanna, lì nei pressi.
Così l’intelligenza abita in una modesta
stanza del cranio, e quegli stati meravigliosi
che ci furono promessi sono ricoperti
di ragnatele, per ora dobbiamo accontentarci
di un’angusta cella, del canto del carcerato,
del buonumore del doganiere, del pugno del poliziotto.
Abitiamo nella nostalgia: Nei sogni si aprono
serrature e chiavistelli. Chi non ha trovato rifugio
in ciò che è vasto, cerca il piccolo. Dio è il seme
di papavero più piccolo al mondo.
Scoppia di grandezza.
lunedì 11 febbraio 2013
Rita Simonitto,
Per chi suona la poesia.
Questo intervento di Rita Simonitto (sue poesie e interventi si trovano inserendo il cognome in 'Cerca nel blog', a destra in alto) può ben coadiuvare il ripensamento della funzione di questo blog, che -- da solo o con il contributo di altri - vorrei avviare dopo il distacco dal "Laboratorio Moltinpoesia" di Milano. Rita teme che la eterogeneità del materiale poetico finora proposto possa significare una mia scelta a favore dell'ibridazione e del nomadismo (poetico). Sembrerebbe confermarlo la stessa immagine (per ora) simbolo del blog: il camion multicolore dei migranti nel deserto in sostituzione de "Il quarto Stato" di Pellizza da Volpedo). D'altra parte, nota ancora Rita, gli articoli di critica finora pubblicati contrasterebbero questa opzione pluralistica. Vi coglie, infatti, un'intenzione normativa, quasi la ricerca di un canone prescrittivo da imporre alla ricerca del singolo poeta. Ci sarebbe stata (o ci sarebbe), dunque, un'oscillazione tra due poli opposti. E, per uscirne Simonitto indica due direzioni di lavoro: il rapporto di chi scrive con la realtà (da ridefinire; e in proposito si sta svolgendo un intenso dibattito sul "nuovo realismo" documentato nel libro di AA.VV. Bentornata realtà, Einaudi, Torino 2012...); la ricerca (implicita o esplicita) di un interlocutore-lettore-destinatario, che ogni scrittura poetica (fosse pure la più lirica e solitaria) sottintende. Ci penserò... [E.A.]
"...And therefore never send to know for whom the bell tolls. It tolls for thee".
(John Donne)
E’ un incipit un po’ provocatorio visto e considerato che essa poesia dovrebbe suonare essenzialmente per chi la scrive: sia nel senso che ri-suona, ovvero dà una sonorità di parola a delle rappresentazioni interiori del poeta su se stesso e sul mondo, e sia nel senso che suona a lutto, il lutto che egli incontra nell’esporre, nero su bianco, il suo pensiero unito all’accettazione dolorosa di poter esprimere soltanto una verità parziale rispetto a quanto esperito.
Rappresentazione
che non significa ‘spettacolarizzazione’ della realtà, come peraltro pare
essere la moda di oggi (dalla guerra, ai programmi culturali televisivi, alle
manifestazioni politiche) bensì tentare di rendere esplicita il più possibile
la trama che la sottende.
domenica 10 febbraio 2013
SEGNALAZIONE
INCONTRO CON APPENDICE.
giovedì 14 febbraio, ore 18
Palazzina Liberty, Largo Marinai d'Italia 1,Milano - Ingresso libero
Palazzina Liberty, Largo Marinai d'Italia 1,Milano - Ingresso libero
Il futuro dei Moltinpoesia
Ennio se ne va portandosi via la critica e la sua preziosa idea del reale.
Riusciranno i Moltinpoesia che restano a fare gruppo tra la folla?
APPENDICE
Pubblico qui la lettera inviata agli iscritti alla mailing list dei "moltinpoesia" il 1 febbraio 2013 e, pur augurando sinceramente la riuscita dell'incontro, faccio notare che la "critica" e la "preziosa idea del reale" me le sono portate via perché non ben accolte. [E.A.]
Cari/e amici/che, vi comunico in modo semplice la convinzione che ho maturato: per me
l'esperienza del Laboratorio Moltinpoesia è esaurita. Incontratevi come volete. Io non parteciperò all'incontro. Se le idee ci
fossero state, sarebbero venute fuori. Se le volontà individuali di
collaborazione fossero state autentiche, sarebbero venute fuori. Dal 2006 al
2012 c'è stato tutto il tempo per farle fiorire. Curerò ancora personalmente e
da solo il blog, come ho dovuto in pratica fare finora. E toglierò il
sottotitolo "Il blog del Laboratorio Moltinpoesia, Palazzina Liberty, L.go
Marinai d'Italia 1, Milano" e la foto della Palazzina Liberty. Resto disponibile a mantenere i
contatti individuali con ciascuno di voi e, dove si verificassero le
condizioni, a collaborare ad eventuali iniziative o proposte. Ma non a
mantenere in vita un Laboratorio, che laboratorio non è riuscito ad essere. Non
è stato possibile. Non mi inoltro in analisi delle cause. Non mi spargo neppure
il capo di ceneri. Ho fatto quel che ho potuto. Ora sento di dover dire: basta. Un caro saluto
sabato 9 febbraio 2013
Gilberto Isella,
Poesie.
www.occhioinbanca
se
non v'è nulla nulla più da vedere
gli
occhi li puoi depositare
sul
posacenere a esempio:
cipolle
ispirate che il fumo le ricambi
di
pianti e scarabocchi o d'altro scempio
meglio
su cremagliere, col tonfo finale
nel
caveau della tua banca eletta,
da
elettronici frati risanati,
al
riparo da turbe di luci impertinenti
forzando
alla cieca un'aurea via
che
dall'onfalo dell'urbe sfoci
in
digitale rada
intorno
a un foto-nada allora
perfetta
vedrai orbitare la tua vista
(Mappe in controluce, Book Editore, 2011)
Luisa Colnaghi,
"Da una zona d'ombra".
Alcune poesie.
Con la presentazione di Guido Oldani.
Luisa Colnaghi, “DA UNA ZONA D'OMBRA” Ed. La Vita Felice
2012
La spera di
sole
sulle mani stanche
una macchia bianca
un graffio sul tavolo
nebbia di tristezza
nell’aria immobile
angoscia temperata
nel pulviscolo d’oro
venerdì 8 febbraio 2013
Anna Maria Ercilli,
Poesie.
Così poco
I pensieri precedono le parole
e ancora rincorrono spazi,
vedo parti di cielo, lune di ieri
e poche altre cose sospese, forse
semi alati di un giardino murato-
Non rattristarti ci resta così poco
per incontrarci - un poco di tutto-
Mario Marchisio,
"La falena sulla palpebra.
Poesie gotiche 1973-2007".
Con una nota di Giorgio Linguaglossa.
Mario Marchisio La
falena sulla palpebra. Poesie gotiche 1973-2007 Mimesis, Milano 2008
Ofelia
C’è un vento lieve che
increspa l’acqua
C’è un vento che
l’accarezza:
Erba, fiume, fronde contro
il cielo,
E lei nell’acqua e i pesci
che la schivano.
E un tiepido raggio esplora
il silenzio,
Un sole tiepido indugia sul
vetro
Nero dei suoi occhi, scende
agli splendori
Dell’esilio senza tempo a
cui fa vela
Mentre resta là in fondo cullata
Dal guizzo dei pesci, né
trema
Se gelo anche l’abbraccia.
non trema
Ofelia, di verdi alghe
incoronata.
mercoledì 6 febbraio 2013
Ennio Abate,
Riflessione sul fare gruppo
a partire da un'intervista
ad Umberto Eco.
Non so
quanti frequentatori del blog hanno notato che sotto il nome Moltinpoesia ho tolto il sottotitolo «blog
del Laboratorio Moltinpoesia di Milano». Ho cancellato anche la foto della Palazzina
Liberty dove ci riunivamo e sostituito l’immagine de Il quarto stato di Pelizza da Volpedo
con quella dei migranti neri appollaiati con le loro suppellettili su un camion
che va nel deserto. E, per finire, mi sono dimesso da coordinatore del Laboratorio.
Spiegherò più avanti, sedate le polemiche, le ragioni per cui ho ritenuto esaurita quell’esperienza
di fare gruppo durata dal 2006 al
2012.
Gianni Iasimone,
da "Chiavi storte".
-1 Gelo nell’anima
Fiocchi pazzi
girano e scendono tutt’intorno
che precipita con
essi alla velocità del saccheggio,
della bugia di
chi ormai ti volge le spalle.
Compresi noi
futuri barboni che, nonostante il tempo
e il vento che
ringhia come un frustrato, reggiamo il passo
piuttosto bene,
sul ghiaccio ai margini della crisi.
Più tosti che
prima ma con ossa e carne a pezzi
dei giorni nostri
e altri a venirci incontro
dentro con una
coperta calda.
Un pugno di terra
feconda,
una parola che
non sia
trappola sotto la
candida neve.
martedì 5 febbraio 2013
Natasha Trethewey,
da "Bellocq's Ophelia".
Dalla rivista HEBENON (Nota in Appendice)
Testo e traduzione di Giorgia De Cenzo
Ernest J. Bellocq, fotografo dei primi del '900 fece
una serie di fotografie alle prostitute di
Storyville, il quartiere a luci rosse di New Orleans. Natasha Trethewey, ispirata dalle foto
di Bellocq, ha dato voce nelle sue poesie al personaggio immaginario di Ofelia, una delle
prostitute di Storyville, una donna di sangue misto, dalla pelle chiara che narra la sua
storia. Sempre messa in mostra, esposta come una sorta di animale esotico o fenomeno da
baraccone per questa sua duplicità di donna bianca all'apparenza ma dal "sangue nero",
Ofelia ci parla della sua condizione di mistosangue nel Mississippi dei primi del '900, del
suo difficile adattamento alla vita nel bordello e del suo incontro con Bellocq. Bellocq
non solo la fa posare per le sue fotografie, ma le insegna l'arte della fotografia. Attraverso
l'arte fotografica, Ofelia riesce finalmente a ritrovare una nuova libertà, passando dallo
stato di donna-oggetto osservata da occhi esterni (gli sguardi dei clienti del bordello o
l'obiettivo di Bellocq) a quello di osservatrice attiva in grado di esplorare il mondo
esterno e il mondo dell'anima attraverso l'obiettivo della macchina fotografica.
Storyville, il quartiere a luci rosse di New Orleans. Natasha Trethewey, ispirata dalle foto
di Bellocq, ha dato voce nelle sue poesie al personaggio immaginario di Ofelia, una delle
prostitute di Storyville, una donna di sangue misto, dalla pelle chiara che narra la sua
storia. Sempre messa in mostra, esposta come una sorta di animale esotico o fenomeno da
baraccone per questa sua duplicità di donna bianca all'apparenza ma dal "sangue nero",
Ofelia ci parla della sua condizione di mistosangue nel Mississippi dei primi del '900, del
suo difficile adattamento alla vita nel bordello e del suo incontro con Bellocq. Bellocq
non solo la fa posare per le sue fotografie, ma le insegna l'arte della fotografia. Attraverso
l'arte fotografica, Ofelia riesce finalmente a ritrovare una nuova libertà, passando dallo
stato di donna-oggetto osservata da occhi esterni (gli sguardi dei clienti del bordello o
l'obiettivo di Bellocq) a quello di osservatrice attiva in grado di esplorare il mondo
esterno e il mondo dell'anima attraverso l'obiettivo della macchina fotografica.
I)
Bellocq's Ophelia
from a
photograph, c. a. 1912
In Millais's painting, Ophelia dies faceup,
eyes and mouth open as if caught in the gasp
of her last word or breath, flowers and reeds
growing out of the pond, floating on the surface
around her. The young woman who posed
growing out of the pond, floating on the surface
around her. The young woman who posed
lay in a bath for hours, shivering,
catching cold, perhaps imagining fish
tangling in her hair or nibbling a dark mole
raised upon her white skin. Ophelia's final gaze
aims skyward, her palms curling open
raised upon her white skin. Ophelia's final gaze
aims skyward, her palms curling open
as ifshe'sjust said, Take me.
lunedì 4 febbraio 2013
Flavio Almerighi,
Poesie.
pensa che dilemma
un variété di fogli, ninfee
e militari in libera uscita,
i calci d’alba al mattino
e gli onerosi passi
senza olio né caffè
vorrei salutare ridendo
tutta la pioggia a venire,
invece ho intorno
un’urgenza circondariale
di pianto a lenire
e amorevoli braccia
Giorgio Linguaglossa,
I polinomi perifrastici
di Bruno Galluccio.
Bruno Galluccio Verticali Einaudi, Torino, 2012
venerdì 1 febbraio 2013
Denis Towey,
Tardo pomeriggio.
Con traduzione e nota
di Paolo Pezzaglia.
Avete
notato? i giorni
stanno
diventando più corti.
A
sera la luce sembra stanca di trascinare
nell’erba
lunghe ombre sempre più lentamente.
Avete
notato? il cane dorme ancora di più
sulla
soglia della dispensa. L’estate scorsa
gli
uccelli canterini hanno lasciato il ramo
di
fronte alla finestra della mia camera
e non sono più tornati.
SEGNALAZIONE.
Dal blog "Poesia & poemas:
Vinicius de Moraes
L’avere (O haver) di Vinícius de Moraes
Resta, al sommo di tutto, questa capacità di tenerezza
Questa perfetta intimità con il silenzio
Resta questa voce intima che chiede perdono di tutto:
- Pietà! perché essi non hanno colpa d’esser nati…
Resta quest’antico rispetto per la notte, questo parlar fioco
Questa mano che tasta prima di stringere, questo timore
Di ferire toccando, questa forte mano d’uomo
Piena di dolcezza verso tutto ciò che esiste.
giovedì 31 gennaio 2013
SEGNALAZIONE
MARTEDI' 5 FEBBRAIO 2013 ORE 21
PRESENTAZIONE
DI
POLISCRITTURE n.9
Laboratorio di ricerca e cultura critica
Il numero della rivista
ora edita da CFR
è dedicato a Franco Fortini
contiene testi di:
ABATE-ABATI-ALLEGRA-BANFI-BUGLIANI-BRISCUSO-CASCELLA LUCIANI-CIRIACHI-CORSI-DEIDIER-DELL'AQUILA-DI MARO-FERRIERI-FORTINI-LENZINI-LUCINI-MAGAZZENI-MANNACIO-MASI-PARTESANA-RECCIA-ROBUSTELLI-ROVERSI-SALZARULO-SANTARONE-TOFFOLI-TAGLIAFIERRO-ZINATO
Libreria Popolare di via Tadino Soc. Coop.S.r.l.-
Via A.Tadino,18 - 20124 Milano Tel.02 2951 3268 libreriatadino@yahoo.it
La libreria è raggiungibile con: MM Linea 1, stazioni di Porta Venezia o Lima; con i tram N.9 fermata di Porta Venezia;N.1 fermata Settembrini/San Gregorio; N.33, fermate Tunisia o Regina Giovanna/Buenos Aires;autobus 60 fermate Lima o Benedetto Marcello
*Nota dell'editore sul sito CFR; qui
Stefano Guglielmin,
Da "Le volpi gridano in giardino".
Stefano
Guglielmin, Le volpi gridano in
giardino, Edizioni CFR - 2013
Poesie londinesi
Triste è il suo viso come il viso di un poeta,
un poeta senza canto
Virginia Woolf
°
Le volpi gridano in giardino
mentre il barbarico sfibra la tovaglia;
raccoglie Mrs Dalloway la voce e dice:
"Non sembra incredibile la vita?"
sabato 26 gennaio 2013
Marco Onofrio su "La fanciulla muta"
di Chiara Mutti.
Le
liriche raccolte ne "La fanciulla muta" (lepisma, 2012)
sono trafitte da lampi di nobiltà letteraria e tendono alla misura
del volo transoceanico (che più spesso è traiettoria del viaggio
interiore) anche nella più compiuta e perfetta immobilità. non è
ambizione consapevole o velleità programmatica – bensì,
piuttosto, timbro di un’impronta naturale – questo respiro largo
di una poesia che raggiunge, in sé, l’altezza e la luce della
classicità. Chiara Mutti ha una voce congeniale al registro
“sublime”: insegue l’inesplicabile bellezza del mondo, e ne
attraversa i livelli camminando lungo percorsi labirintici di
“incanto e paura” (ecco il sublime). una poesia “dolce e
forte”, tenera e crudele: un “marmoreo affiorare di gigli”, un
“sangue rosso, rappreso ai piedi nudi della gioia”. immagini,
queste, ghermite con gli “artigli dell’anima”, che lasciano
graffi leggeri ma non per questo meno penetranti: anzi. una poesia
siffatta va configurandosi, a certe condizioni, come rito alchemico
di ricomposizione delle forze: nasce dal confronto della vita (nella
sua irriducibile caparbietà) con la morte ingannatrice, col tempo
dell’uomo immerso dentro il vuoto cosmico.
venerdì 25 gennaio 2013
Pietro Peli,
Una polemica in versi.
Non ho nessuna esitazione a pubblicare questa sua poesia. Ma vorrei si ricordasse quanto, al di là della retorica ufficiale alimentata dai mass media, la memoria sugli anni Settanta, come fu per quella della Resistenza, non è unitaria e condivisa (e solo come segnale valga in Appendice l'articolo di Mario Gamba apparso su il manifesto). Anche i poeti dovrebbero indagarla di più quella storia.
giovedì 24 gennaio 2013
Giorgio Linguaglossa,
Su "Nelle tue stanze"
di Marzia Spinelli.
Marzia Spinelli Nelle tue stanze Edizioni Progetto Cultura, Roma,
2012
La sostenutezza
formale di questa raccolta di Marzia Spinelli indica appunto che ci sono dei
sostegni, delle travi portanti, delle mensole che tengono insieme il
calcestruzzo «povero» della costruzione poetica; è indice di ciò che altrove,
sul pianeta Terra, viene stimato essere cosa gradita tra interlocutori che si
scambiano convenevoli, fatuità e prolegomeni. Le poesie sono un po’ i
prolegomeni a una vera vita che ancora non c’è.
mercoledì 23 gennaio 2013
Itzik Manger, Tre poesie.
In singolare coincidenza con la poesia-riflessione di Donato Salzarulo su una visita ad Auschwitz, Giorgio Linguaglossa propone queste poesie in lingua yjddisch di Itzik Manger che fanno intravvedere sentimenti delicatissimi (si veda "Re David e Avishag ") e premonizioni terribili ( "e in ginocchio cadrete con terrore –"). [E.A.]
Traduzione dallo yiddish di
Ariel Rathaus, Edizione fuori commercio n. 176,
300 copie numerate a cura dell’editore Carucci (1983). Nota finale di Giorgio Linguaglossa.
Amore
Agili cervi su nevosi
monti,
corna d’argento
impigliate nella luna
e con cui la luna è
generosa.
Mia madre li protegge. Va
con loro.
Perché i lupi nei boschi
non ne fiutino l’odore,
spegne le loro impronte
sulla neve.
lunedì 21 gennaio 2013
Donato Salzarulo,
Visita al campo di Auschwitz.
Con una riflessione
sulla "Giornata della memoria" .
Quando visitammo
il campo di concentramento e sterminio
di Auschwitz-Birkenau,
evitammo alle bambine
la vista di alcune sale.
Troppo crudo mostrare
la massa di capelli
a ciocche, a trecce
tramati come stoffe.
(Non ricordo se frammenti d’ossa
fossero bottoni).
sabato 19 gennaio 2013
LABORATORIO MOLTINPOESIA
a cura di Ennio Abate
incontro del 22 GENNAIO 2012 ore 18
Introduce Luisa Colnaghi
Ezra Pound
Poesia lirica, epica e profetica
(con qualche dettaglio politico non irrilevante)
"Quello che veramente ami rimane, il resto è scorie
Quello che veramente ami non ti sarà strappato
Quello che veramente ami è la tua vera eredità"
(Canto 81 - Canti pisani)
giovedì 17 gennaio 2013
Faraòn Meteosès
Specchiatura
Adesso riverberare il
Verbo sulla specchiatura
dipresso il Luogo di
lettura
essere credulo di
percepirmi monade nella modanatura a fuoco
foggiata dal Gigante
fra l’incudine e il
martello la falce e la tenaglia
rifratta sulla soglia
della mia retrobottega
sullo speculo nell’angolo
dell’Alfa e dell’Omega
nell’ennesimo incantesimo
ad opera del càlamo
che dispiega sulla riga
l’afflato e la metafora
una tremula orditura un
traslato di converso
capovolto di riflesso in
un artiglio endovenoso
martedì 15 gennaio 2013
Ennio Abate,
Rileggendo "I poeti del Novecento"(3).
Fortini sui futuristi.
1. Attirano
ancora i futuristi? Direi proprio di sì. Ogni tanto ripartono le
rivalutazioni.i Sorvolando sulle apologie marinettiane della guerra «sola
igiene dei popoli», si mescolano facilmente con l’americanismo; e,
più in particolare, con gli inni alle nuove tecnologie, specie del
Web, eco di quelli futuristi per l’aeroplano o l’elettricità. La
rilettura del breve brano che Fortini gli dedica ne I
poeti del Novecento stoppa queste tentazioni.
lunedì 14 gennaio 2013
Eugenio Grandinetti
[Senza titolo]
Caro Ennio,un'altra guerra è cominciata [in Mali] per i
francesi e sta per cominciare per noi,e la cosa passerà ancora inosservata. C'è
un odio tra gli uomini,fomentato da interessi di potere
(economico,religioso,politico)che di continuo si autoalimenta. A noi resta
l'indignazione,ma è ben poca cosa di fronte alla contentezza di chi con le
pubbliche disgrazie (e la guerra va considerata tale) ci guadagna. D'altra
parte tante altre cose ci danno nausea in questa disgraziata società.penso allo
schifo di questa campagna elettorale,alle manovre dei potenti per esser sempre
impuniti,alla disperazione di una società che sta andando allo sfascio. Forse è
una fortuna esser arrivati al capolinea,anche se,a pensarci bene,la vita non ci (a me,a te e ad altri come noi) ha risparmiato niente. [E.G.]
Il cielo è buio,l’aria è torbida:passano
gli uccelli della morte:portano
terrore e distruzione. Crollano
le case come chine franose,gli uomini
cercano rifugi sotterranei per nascondersi
dai fulmini del cielo. Ma chi ci salverà
dalla nostra ira e dalla vergogna
d’essere infesti l’uno all’altro,ostili
ai nostri sentimenti umani,resi
dal timore reciproco strumenti
d’odio e di morte?
sabato 12 gennaio 2013
Anna Ventura
Cinque poesie inedite
Dal mare si avvicina
all’isola, la barca
che porta la posta. La gente
la vede da lontano,
corre all’attracco. La posta
scende in un sacco
che sembra sempre vicino
a cadere tra le onde, e invece
cade a terra, perfettamente
asciutto. Il postino
divide le carte tra i presenti,
ognuno
torna a casa con le proprie. Il
sacco vuoto
giace per terra, poi
viene riportato sulla barca:
domani
farà ancora il suo lavoro.
Giorgio Linguaglossa,
Su "La metamorfosi del buio"
di Salvatore Martino.
.
Non ho letto I Dodici di Blok o le poesie di Herbert per sapere qualcosa di più sui loro autori: semplicemente, volevo sostare in quell’aura, in quella leggerezza, in quell’atmosfera, o insania. È un paesaggio, la scrittura, che non va a finire da nessuna parte, è lì e basta. Respirare in quel paesaggio la sua atmosfera è tutto quello che si può fare. C’è una trama?, c’è uno sviluppo?, c’è un senso?. No, in poesia non c’è nulla di tutto ciò. Possiamo leggere questo libro di Salvatore Martino come possiamo stare seduti su una sedia a dondolo all’ombra di un albero a goderci un paesaggio, nell’aria pulita del mattino. Ora provate per un attimo a smettere di dondolarvi. Non è la stessa cosa vero? L’atmosfera di un bel libro è il dondolio della sedia. Nient’altro.
venerdì 11 gennaio 2013
Ennio Abate,
In morte di Franco Pisano.
Tabea Nineo, Prigioniero, 1977 circa
abbiamo cercato insieme
gli ultimi singhiozzi
della nostra giovinezza
così simile ascetica seria
misurata sui passi di chi
denudò Das Kapital
e i suoi untori…
ma la sera
incombeva
giovedì 10 gennaio 2013
Luca Benassi,
Poesie.
(da
L’onore della polvere, Puntoacapo
editrice, 2009)
Bisogna
aspettarli al varco i salmoni
al collo di bottiglia
della foce
spauriti, mentre
accalcano l’acqua
bisogna tendere la rete
dove
la superficie si increspa
di pinne
le branchie annaspano
quel desiderio
che riproduce il transito
di nuove
generazioni. Allora è il
momento
di calare la rete, di
tendere
alla gola il laccio,
l’arpione aguzzo.
All’uscita della metro
noi siamo
salmoni ignari verso la
mattanza.
(da
il guado della neve, edizioni CFR,
2012)
Fortuna Della Porta,
Poesie.
Giorni
fuggono a vela dietro il vento,
corni
del dolore, pane impastato di ferro
compendio
del vortice eterno, pantano ove urla
dispendio
di fiato, la mia apocalisse è scontata
Coltivo
tempo al boia, questo mi piange,
arrivo,
poi, in mare annegato, fuoco arso,
tinto
di funebri drappi, rugiada infernale, -non fatto-
Avvinto
nel caos, non domandare. Taci, per carità.
Avvicina
un poppante che sugge, avvertilo, questo sì,
mattina di
lumaca incoscienza, affettuoso
alabastro
la pelle e per lui un raggiro alla porta.
Vincastro
di carbone, ahimè, minatore imminente.
Arcobaleno
di sangue e battito del cuore
ameno
frullo solo se amante mi bacia in bocca.
mercoledì 9 gennaio 2013
SEGNALAZIONE
RUAH ELOHIM ! RUAH ELOHIM ! RUAH ELOHIM ! RUAH ELOHIM ! RUAH ELOHIM !
IL MONTE ANALOGO
Rivista di poesia e di ricerca
Mercoledì’ 16 gennaio 2013,
alle ore 18
presso il
negozio civico
CHIAMAMILANO
Largo Corsia dei Servi – 20122 Milano
MM1 San Babila
lunedì 7 gennaio 2013
Anna Maria Moramarco,
Amore e Psiche.
"Un collega ha visto la mostra ‘Amore e Psiche’ a Palazzo Marino ed ha
scritto delle belle riflessioni. Io invece, sulle sue riflessioni,
ho inventato un dialoghetto fra i due. Mi piacerebbe che pubblicassi sul blog
Moltinpoesia la mia ultima “Amore e Psiche”, che è stata apprezzata da alcuni
amici … Poi potremmo allargare la platea, se sei d’accordo: magari invitando
tutti a trarre spunto dal tema . In un tempo in cui si va o solo “di
pancia” o solo di testa, sarebbe interessante leggere come viene trattato
l’arduo e sempiterno tema …" (Anna Maria).
Sì, proviamo. Anche se "quel che sia" lo conosciamo già...
(Cfr. l'immagine quasi profetica - per l'Italia - pensata da Michelangelo Pistoletto, che ricopio sotto e che - ricordo - è del 1967...) . (E.A.)
-
Non mi guardare, amor mio,
solo così potremo amarci sempre!
-
Non posso non conoscere il tuo volto,
il mio amore ne ha sete
come di acqua che zampilla.
-
Per la tua passione
la conoscenza verrà svelata.
E sia quel che sia!
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