martedì 5 febbraio 2013

Natasha Trethewey,
da "Bellocq's Ophelia".


Ho trovato un esempio significativo del rapporto poesia/storia di cui si è discusso nel post di Pietro Peli (qui) nelle poesie di Natasha Trethewey, poetessa afroamericana che lavora sulla relazione tra storia pubblica e storia privata ed esplora l'intreccio di aspetti politici e sociali di un evento storico con l'oggi.  Certo la distanza dagli eventi (rispetto a quelli implicati nel post di Pietro Peli) rende meno spasmodico e scivoloso il lavoro sulla memoria e forse meno scomode le implicazioni sul presente. Ma l'interrogazione sulla difficoltà dell' essere umani di fronte alla pesantezza della storia mi pare simile. [E.A.]

Dalla rivista HEBENON (Nota in Appendice)
Testo e traduzione di Giorgia De Cenzo
Ernest J. Bellocq, fotografo dei primi del '900 fece una serie di fotografie alle prostitute di
Storyville, il quartiere a luci rosse di New Orleans. Natasha Trethewey, ispirata dalle foto
di Bellocq, ha dato voce nelle sue poesie al personaggio immaginario di Ofelia, una delle
prostitute di Storyville, una donna di sangue misto, dalla pelle chiara che narra la sua
storia. Sempre messa in mostra, esposta come una sorta di animale esotico o fenomeno da
baraccone per questa sua duplicità di donna bianca all'apparenza ma dal "sangue nero",
Ofelia ci parla della sua condizione di mistosangue nel Mississippi dei primi del '900, del
suo difficile adattamento alla vita nel bordello e del suo incontro con Bellocq. Bellocq
non solo la fa posare per le sue fotografie, ma le insegna l'arte della fotografia. Attraverso
l'arte fotografica, Ofelia riesce finalmente a ritrovare una nuova libertà, passando dallo
stato di donna-oggetto osservata da occhi esterni (gli sguardi dei clienti del bordello o
l'obiettivo di Bellocq) a quello di osservatrice attiva in grado di esplorare il mondo
esterno e il mondo dell'anima attraverso l'obiettivo della macchina fotografica.
I)
Bellocq's Ophelia
from a photograph, c. a. 1912
In Millais's painting, Ophelia dies faceup,
eyes and mouth open as if caught in the gasp
of her last word or breath, flowers and reeds
growing out of the pond, floating on the surface
around her. The young woman who posed
lay in a bath for hours, shivering,
catching cold, perhaps imagining fish
tangling in her hair or nibbling a dark mole
raised upon her white skin. Ophelia's final gaze
aims skyward, her palms curling open
as ifshe'sjust said, Take me.

lunedì 4 febbraio 2013

Flavio Almerighi,
Poesie.



Ventuno Gennaio 2029


pensa che dilemma
un variété di fogli, ninfee
e militari in libera uscita,
i calci d’alba al mattino
e gli onerosi passi
senza olio né caffè

vorrei salutare ridendo
tutta la pioggia a venire,
invece ho intorno
un’urgenza circondariale
di pianto a lenire
e amorevoli braccia


Giorgio Linguaglossa,
I polinomi perifrastici
di Bruno Galluccio.



 
Bruno Galluccio Verticali Einaudi, Torino, 2012

Il discorso poetico del napoletano Bruno Galluccio in quest’esordio mette in opera un linguaggio formale-artificiale, una sorta di polinomio perifrastico nel quale i singoli polinomi non rispondono che a se stessi, poiché non sono regolati dalla logica della significazione del linguaggio relazionale; è come se ogni segmento del polinomio perifrastico scantonasse a modo proprio (motu proprio) eleggendo la sovranità di leggi sintattiche provvisorie e desultorie.

venerdì 1 febbraio 2013

Denis Towey,
Tardo pomeriggio.
Con traduzione e nota
di Paolo Pezzaglia.




Avete notato?  i giorni
stanno diventando più corti.
A sera la luce sembra stanca di trascinare
nell’erba lunghe ombre sempre più lentamente.

Avete notato? il cane dorme ancora di più
sulla soglia della dispensa. L’estate scorsa
gli uccelli canterini hanno lasciato il ramo
di fronte alla finestra della mia camera
e  non sono più tornati.

SEGNALAZIONE.
Dal blog "Poesia & poemas:
Vinicius de Moraes


Riprendo questa poesia dall'interessante blog (qui) "Poesia & poemas" di Patrizia Ercole [E.A.]

L’avere (O haver) di Vinícius de Moraes


Resta, al sommo di tutto, questa capacità di tenerezza
Questa perfetta intimità con il silenzio
Resta questa voce intima che chiede perdono di tutto:
- Pietà! perché essi non hanno colpa d’esser nati…
Resta quest’antico rispetto per la notte, questo parlar fioco
Questa mano che tasta prima di stringere, questo timore
Di ferire toccando, questa forte mano d’uomo
Piena di dolcezza verso tutto ciò che esiste.

giovedì 31 gennaio 2013

SEGNALAZIONE




MARTEDI' 5 FEBBRAIO 2013 ORE 21
PRESENTAZIONE
DI
POLISCRITTURE n.9
Laboratorio di ricerca e cultura critica
 Il numero della rivista
ora edita da CFR
è dedicato a Franco Fortini
contiene testi di:
ABATE-ABATI-ALLEGRA-BANFI-BUGLIANI-BRISCUSO-CASCELLA LUCIANI-CIRIACHI-CORSI-DEIDIER-DELL'AQUILA-DI MARO-FERRIERI-FORTINI-LENZINI-LUCINI-MAGAZZENI-MANNACIO-MASI-PARTESANA-RECCIA-ROBUSTELLI-ROVERSI-SALZARULO-SANTARONE-TOFFOLI-TAGLIAFIERRO-ZINATO
Libreria Popolare di via Tadino Soc. Coop.S.r.l.-
Via A.Tadino,18 - 20124 Milano Tel.02 2951 3268 libreriatadino@yahoo.it
La libreria è raggiungibile con: MM Linea 1, stazioni di Porta Venezia o Lima; con i tram N.9 fermata di Porta Venezia;N.1 fermata Settembrini/San Gregorio; N.33, fermate Tunisia o Regina Giovanna/Buenos Aires;autobus 60 fermate Lima o Benedetto Marcello
*Nota dell'editore sul sito CFR; qui

Stefano Guglielmin,
Da "Le volpi gridano in giardino".



Stefano Guglielmin,  Le volpi gridano in giardino, Edizioni CFR - 2013 

Poesie londinesi




Triste è il suo viso come il viso di un poeta,
un poeta senza canto
                              Virginia Woolf
  

°

Le volpi gridano in giardino
mentre il barbarico sfibra la tovaglia;
raccoglie Mrs Dalloway la voce e dice:
"Non sembra incredibile la vita?"


sabato 26 gennaio 2013

Marco Onofrio su "La fanciulla muta"
di Chiara Mutti.


Le liriche raccolte ne "La fanciulla muta" (lepisma, 2012) sono trafitte da lampi di nobiltà letteraria e tendono alla misura del volo transoceanico (che più spesso è traiettoria del viaggio interiore) anche nella più compiuta e perfetta immobilità. non è ambizione consapevole o velleità programmatica – bensì, piuttosto, timbro di un’impronta naturale – questo respiro largo di una poesia che raggiunge, in sé, l’altezza e la luce della classicità. Chiara Mutti ha una voce congeniale al registro “sublime”: insegue l’inesplicabile bellezza del mondo, e ne attraversa i livelli camminando lungo percorsi labirintici di “incanto e paura” (ecco il sublime). una poesia “dolce e forte”, tenera e crudele: un “marmoreo affiorare di gigli”, un “sangue rosso, rappreso ai piedi nudi della gioia”. immagini, queste, ghermite con gli “artigli dell’anima”, che lasciano graffi leggeri ma non per questo meno penetranti: anzi. una poesia siffatta va configurandosi, a certe condizioni, come rito alchemico di ricomposizione delle forze: nasce dal confronto della vita (nella sua irriducibile caparbietà) con la morte ingannatrice, col tempo dell’uomo immerso dentro il vuoto cosmico.

venerdì 25 gennaio 2013

Pietro Peli,
Una polemica in versi.


La poesia incontra spesso la storia. E allora urta in qualcosa (di materiale, sociale, politico...) che smuove sentimenti contrastanti: di paura, pietà, indignazione.  E se la cava a volte. Altre volte si rompe le corna. Quando poi è un giovane poeta, come Pietro Peli, dichiaratamente di piglio pasoliniano (Vedi suoi precedenti post qui e qui), a inciampare (mi posso permettere questa metafora?) in un personaggio controverso come il brigatista rosso Prospero Gallinari, scomparso di recente, quei sentimenti si colorano anche inevitabilmente (e direi fin troppo in questo caso) dell'ideologia populista con cui Pasolini lesse la storia di quegli anni.
Non ho nessuna esitazione a pubblicare questa sua poesia. Ma vorrei si ricordasse quanto, al di là della retorica ufficiale alimentata dai mass media, la memoria sugli anni Settanta, come fu per quella della Resistenza, non è unitaria e condivisa (e  solo come segnale valga in Appendice l'articolo di Mario Gamba apparso su il manifesto).  Anche i poeti dovrebbero indagarla di più quella storia.

giovedì 24 gennaio 2013

Giorgio Linguaglossa,
Su "Nelle tue stanze"
di Marzia Spinelli.


  
Marzia Spinelli Nelle tue stanze Edizioni Progetto Cultura, Roma, 2012

La sostenutezza formale di questa raccolta di Marzia Spinelli indica appunto che ci sono dei sostegni, delle travi portanti, delle mensole che tengono insieme il calcestruzzo «povero» della costruzione poetica; è indice di ciò che altrove, sul pianeta Terra, viene stimato essere cosa gradita tra interlocutori che si scambiano convenevoli, fatuità e prolegomeni. Le poesie sono un po’ i prolegomeni a una vera vita che ancora non c’è.

mercoledì 23 gennaio 2013

Itzik Manger, Tre poesie.



In singolare coincidenza con la poesia-riflessione di Donato Salzarulo su una visita ad Auschwitz, Giorgio Linguaglossa propone queste poesie  in lingua yjddisch di  Itzik Manger che fanno intravvedere sentimenti delicatissimi (si veda "Re David e Avishag ") e  premonizioni terribili ( "e in ginocchio cadrete con terrore –"). [E.A.] 

Traduzione dallo yiddish di Ariel Rathaus, Edizione fuori commercio n. 176, 300 copie numerate a cura dell’editore Carucci (1983). Nota finale di Giorgio Linguaglossa.


Amore

Agili cervi su nevosi monti,
corna d’argento impigliate nella luna
e con cui la luna è generosa.

Mia madre li protegge. Va con loro.
Perché i lupi nei boschi non ne fiutino l’odore,
spegne le loro impronte sulla neve.

lunedì 21 gennaio 2013

Donato Salzarulo,
Visita al campo di Auschwitz.
Con una riflessione
sulla "Giornata della memoria" .


 

Quando visitammo
il campo di concentramento e sterminio
di Auschwitz-Birkenau,
evitammo alle bambine
la vista di alcune sale.
Troppo crudo mostrare
la massa di capelli
a ciocche, a trecce
tramati come stoffe.
(Non ricordo se frammenti d’ossa
fossero bottoni).

sabato 19 gennaio 2013

LABORATORIO MOLTINPOESIA

a cura di Ennio Abate

  incontro del 22 GENNAIO 2012 ore 18


Introduce Luisa Colnaghi



Ezra Pound

Poesia lirica, epica e profetica 

(con qualche dettaglio politico non irrilevante)


"Quello che veramente ami rimane, il resto è scorie

Quello che veramente ami non ti sarà strappato

Quello che veramente ami è la tua vera eredità"

(Canto 81 - Canti pisani)

giovedì 17 gennaio 2013

Faraòn Meteosès
Specchiatura



Adesso riverberare il Verbo sulla specchiatura
dipresso il Luogo di lettura
essere credulo di percepirmi monade nella modanatura a fuoco
foggiata dal Gigante
fra l’incudine e il martello la falce e la tenaglia
rifratta sulla soglia della mia retrobottega
sullo speculo nell’angolo dell’Alfa e dell’Omega
nell’ennesimo incantesimo ad opera del càlamo
che dispiega sulla riga l’afflato e la metafora
una tremula orditura un traslato di converso
capovolto di riflesso in un artiglio endovenoso

martedì 15 gennaio 2013

Ennio Abate,
Rileggendo "I poeti del Novecento"(3).
Fortini sui futuristi.





1. Attirano ancora i futuristi? Direi proprio di sì. Ogni tanto ripartono le rivalutazioni.i  Sorvolando sulle apologie marinettiane della guerra «sola igiene dei popoli», si mescolano facilmente con l’americanismo; e, più in particolare, con gli inni alle nuove tecnologie, specie del Web, eco di quelli futuristi per l’aeroplano o l’elettricità. La rilettura del breve brano che Fortini gli dedica ne I poeti del Novecento stoppa queste tentazioni.

lunedì 14 gennaio 2013

Eugenio Grandinetti
[Senza titolo]



Caro Ennio,un'altra guerra è cominciata [in Mali] per i francesi e sta per cominciare per noi,e la cosa passerà ancora inosservata. C'è un odio tra gli uomini,fomentato da interessi di potere (economico,religioso,politico)che di continuo si autoalimenta. A noi resta l'indignazione,ma è ben poca cosa di fronte alla contentezza di chi con le pubbliche disgrazie (e la guerra va considerata tale) ci guadagna. D'altra parte tante altre cose ci danno nausea in questa disgraziata società.penso allo schifo di questa campagna elettorale,alle manovre dei potenti per esser sempre impuniti,alla disperazione di una società che sta andando allo sfascio. Forse è una fortuna esser arrivati al capolinea,anche se,a pensarci bene,la vita non ci (a me,a te e ad altri come noi) ha risparmiato niente. [E.G.]


Il cielo è buio,l’aria è torbida:passano
gli uccelli della morte:portano
terrore e distruzione. Crollano
le case come chine franose,gli uomini
cercano rifugi sotterranei per nascondersi
dai fulmini del cielo. Ma chi ci salverà
dalla nostra ira e dalla vergogna
d’essere infesti l’uno all’altro,ostili
ai nostri sentimenti umani,resi
dal timore reciproco strumenti
d’odio e di morte?

sabato 12 gennaio 2013

Anna Ventura
Cinque poesie inedite



LA  POSTA NEL SACCO

Dal mare si avvicina
all’isola, la barca
che porta la posta. La gente
la vede da lontano,
corre all’attracco. La posta
scende in un sacco
che sembra sempre vicino
a cadere tra le onde, e invece
cade a terra, perfettamente asciutto. Il postino
divide le carte tra i presenti, ognuno
torna a casa con le proprie. Il sacco vuoto
giace per terra, poi
viene riportato sulla barca: domani
farà ancora il suo lavoro.

Giorgio Linguaglossa,
Su "La metamorfosi del buio"
di Salvatore Martino.




.

Non ho letto I Dodici di Blok o le poesie di Herbert per sapere qualcosa di più sui loro autori: semplicemente, volevo sostare in quell’aura, in quella leggerezza, in quell’atmosfera, o insania. È un paesaggio, la scrittura, che non va a finire da nessuna parte, è lì e basta. Respirare in quel paesaggio la sua atmosfera è tutto quello che si può fare. C’è una trama?, c’è uno sviluppo?, c’è un senso?. No, in poesia non c’è nulla di tutto ciò. Possiamo leggere questo libro di Salvatore Martino come possiamo stare seduti su una sedia a dondolo all’ombra di un albero a goderci un paesaggio, nell’aria pulita del mattino. Ora provate per un attimo a smettere di dondolarvi. Non è la stessa cosa vero? L’atmosfera di un bel libro è il dondolio della sedia. Nient’altro.

venerdì 11 gennaio 2013

Ennio Abate,
In morte di Franco Pisano.

Tabea Nineo, Prigioniero, 1977 circa



abbiamo cercato insieme
gli ultimi singhiozzi
della nostra giovinezza
così simile ascetica seria
misurata sui passi di chi
denudò Das Kapital
e i suoi untori…

ma la sera
incombeva

giovedì 10 gennaio 2013

Luca Benassi,
Poesie.



(da L’onore della polvere, Puntoacapo editrice, 2009)

Bisogna aspettarli al varco i salmoni
al collo di bottiglia della foce
spauriti, mentre accalcano l’acqua
bisogna tendere la rete dove
la superficie si increspa di pinne
le branchie annaspano quel desiderio
che riproduce il transito di nuove
generazioni. Allora è il momento
di calare la rete, di tendere
alla gola il laccio, l’arpione aguzzo.
All’uscita della metro noi siamo
salmoni ignari verso la mattanza.


(da il guado della neve, edizioni CFR, 2012)

Fortuna Della Porta,
Poesie.




Giorni fuggono a vela dietro il vento,
corni del dolore, pane impastato di ferro
compendio del vortice eterno, pantano ove urla
dispendio di fiato, la mia apocalisse è scontata

Coltivo tempo  al boia, questo mi piange,
arrivo, poi, in mare annegato, fuoco arso,
tinto di funebri drappi, rugiada infernale, -non fatto-
Avvinto nel caos, non domandare. Taci, per carità.

Avvicina un poppante che sugge, avvertilo, questo sì,
 mattina di  lumaca incoscienza, affettuoso 
alabastro la pelle e per lui un raggiro alla porta.     

Vincastro di carbone, ahimè, minatore imminente.
Arcobaleno di sangue e battito del cuore
ameno frullo solo se amante mi bacia in bocca.

mercoledì 9 gennaio 2013

SEGNALAZIONE


RUAH ELOHIM !  RUAH ELOHIM ! RUAH ELOHIM ! RUAH ELOHIM !  RUAH ELOHIM !


IL MONTE ANALOGO
Rivista di poesia e di ricerca 

 Mercoledì’ 16 gennaio 2013, alle ore 18
presso il
negozio civico
 CHIAMAMILANO

Largo Corsia dei Servi – 20122 Milano
MM1 San Babila

lunedì 7 gennaio 2013

Anna Maria Moramarco,
Amore e Psiche.



"Un collega ha visto la mostra ‘Amore e Psiche’ a Palazzo Marino ed ha scritto delle belle riflessioni. Io invece, sulle sue riflessioni,  ho inventato un dialoghetto fra i due. Mi piacerebbe che pubblicassi sul blog Moltinpoesia la mia ultima “Amore e Psiche”, che è stata apprezzata da alcuni amici … Poi potremmo allargare la platea, se sei d’accordo: magari invitando tutti a trarre spunto dal tema . In un tempo in cui si va o solo “di pancia” o solo di testa, sarebbe interessante leggere come viene trattato l’arduo e sempiterno tema …" (Anna Maria).
Sì, proviamo. Anche se  "quel che sia" lo conosciamo già... (Cfr. l'immagine quasi profetica - per l'Italia - pensata da Michelangelo  Pistoletto, che ricopio sotto e che - ricordo - è del 1967...) . (E.A.)



-        Non mi guardare, amor mio,
solo così potremo amarci sempre!
-        Non posso non conoscere il tuo volto,
il mio amore ne ha sete
come di acqua che zampilla.
-        Per la tua passione
la conoscenza verrà svelata.
E sia quel che sia!

domenica 6 gennaio 2013

Fabio Franzin,
Testi scelti.



da “Pare” (Padre)
Fra i confini dea vita
(In memoria di mio padre Antonio, in benvenuto a mio figlio Jacopo)
‘Sti stanbi zorni de utùno, ora cussì caldi
e ciari, ora cussì covèrti e afosi, cussì caìvosi.
Un zhigo ‘l vent, ieri nòt, e ‘l scuro scuriàr de frasche
contro ‘e finestre fuiscàdhe de l’ospedàl.
E i nidi, pensée: se ghin ‘é, chi ‘o che metarà
un téon sot’i albari? E po’ incòrderse pa‘a prima
volta che ‘l zal dei setenbrini s.ciopà drio ‘e rive
dea Livenza ‘l fa rima co’ quel dee fòjie dee piòpe
piantàdhe longo i só àrdheni. ‘Sti stranbi zorni
de utùno e i fòji del caendàrio che i me casca
stonfi dae man disendo de ‘na vita che la ‘é squasi
drio ‘rivar e de una che, massa sguèlta, ‘a scanpa via.
Co’i stessi làvari che ‘ò basà ‘a front
maeàdha de mé pàre, ‘dèss ‘scolte ‘sti
colpéti lidhièri, ‘sti calcéti cèi, e bei,
pudhàndoi tea panzha piena de mé fémena.
Piove fòjie rosse ‘dèss, tii nizhiòi futignàdhi,
drio i bianchi curidhòi sgrafàdhi dal doeór.
E ‘dèss sò, co’a pì maedéta dee sicurezhe
che quel che me ‘à dat ‘a vita e quel
che da mì la ‘varà no’ i riussirà a incontrarse.
So che mé pàre, nonostante tut el só ben,
no ‘l me ‘assarà far festa pa ‘a nàssita
de mé fiòl, e sò che ‘a nàssita de mé fiòl
no ‘a me ‘assarà piàndher mé pare
come che ‘l meritaràe.
Mi son qua, co’na man strenta
pa’ provàr a tègner duro, e chealtra
vèrta a spetàr, pronta a ninàr.
No so co quàea dee dó èpie possù scriver ‘ste paròe.

martedì 1 gennaio 2013

Ennio Abate,
Per un'antologia delle poesie
di Armando Tagliavento (1930 - 2012).


Tabea Nineo, Spleen

Questo è un appello a studiosi, critici e editori affinché diano la giusta importanza a uno dei  "moltinpoesia" che ha concluso il suo lavoro di scrittore clandestino.  Chiedo a chi può di darmi una mano a tirar fuori il  suo lascito e di  sottrarlo al silenzio  del mondo cosiddetto culturale. [E.A.]

Di Armando Tagliavento su  questo blog ho pubblicato varie poesie e riferito sulla sua vita  inquieta e sulle sue interessanti scritture inedite  qui, qui, e qui.
Dopo la sua morte sto lavorando a una scelta delle sue poesie (in "APPENDICE" ne propongo altre), che Tagliavento, non trovando editori disponibili, aveva raccolto per suo conto in due volumi  rilegati. Li ha intitolati Una vita a pezzi e firmati, in omaggio alla sua passione per la Germania, dove era stato, con lo pseudonimo scelto da tempo, Hermann. 

Emilia Banfi,
Nuovamente il vecchio.



Morto è il tempo delle parole
che fanno vivere nel solo dire
la corsa alle cose allo stare.

Veloce e assassino
pietoso
al grande respiro di pochi
li chiamano grandi.

lunedì 31 dicembre 2012

Comunicazione di servizio:
Il mistero dei commenti scomparsi.

Tempo fa (qui) fui costretto a precisare  ad alcuni commentatori, che protestavano per la scomparsa dei  loro commenti, che non ero io a censurarli. Solo oggi mi sono accorto che Blogger, il server a cui fa capo il blog "Moltinpoesia" aveva introdotto un filtro per  messaggi considerati automaticamente spam. Non so con quali criteri. Il filtro ha "catturato" molti commenti in inglese e in italiano. Vanno dal 14 marzo 2011 al 29 dicembre 2012. Li ho appena sbloccati, eliminando solo i doppioni. E, indipendentemente dal  contenuto (basta che non siano offensivi) e per renderli facilmente reperibili agli interessati, pubblico qui sotto quelli in inglese  che fanno riferimento soprattutto al post su Robert Hass  e a quelli di Marcella Corsi, Dante Maffia e Roberto Bugliani. [E.A.]


domenica 30 dicembre 2012

Giorgio Linguaglossa,
La rottamazione
della generazione perduta.


  
Antologia L’orma lieve – 
Antonio Alleva, Raymond André, Leandro Di Donato, Roberto Michilli 
Le Voci della Luna, 2012-12-22

Il problema della Lingua e del linguaggio poetico è altra cosa. Direi, per farla breve, che il linguaggio poetico è un «traduttore», un «traghettatore», un «riduttore» dei veri (reali) problemi in un'altra dimensione, che è quella della «sfera dell'arte» (se mi si passa l'espressione). E qui il problema si pone in un altro modo: che tipo di riduttore? Che tipo di traghettatore? Che tipo di traduttore? E per tradurre che cosa? E per chi?...  E qui i problemi si ampliano e si moltiplicano.

sabato 29 dicembre 2012

Valentino Campo,
L'albero natalizio.


Pubblico questa "poesia civile" ma non senza avvertire i poeti che altri "tagli" (di lavoro, di salari,  di corpi, di interi paesi o continenti) attendono la loro indignazione. [E.A.]


UNA POESIA CIVILE D'OCCASIONE ISPIRATA DA UN FATTO DI CRONACA:
                          L'ALBERO NATALIZIO DI PESCOPENNATARO.
(Il video su youtube: qui )

Quindi questo sarebbe il Molise.
……………………………………
………………………………………….

L’uomo con la barba
sa il fatto suo, misura le parole,
le calibra con lo strazio
                           della segatrice.

SEGNALAZIONE

Daniela Cremona
Rivista di poesia e filosofia
V.le Veneto 23 - 26845 Codogno (LO)
Tel. 0377 - 30709
Ed. Vicolo del Pavone
Piacenza

C O M U N I C A T O  S T A M P A
 Codogno,12 dicembre 2012
È  stato pubblicato in questi giorni il quarantatresimo numero (n. 42, Gennaio 2013), della rivista  di poesia e filosofia Kamen con le sezioni di Critica, di Poesia e di Filosofia. Il numero è dedicato alla memoria di Daniela Cremona recentemente scomparsa.

venerdì 28 dicembre 2012

Eugenio Grandinetti,
Zooteca.



  Eugenio Grandinetti, che i frequentatori di questo blog conoscono,  ha accompagnato l'invio  di queste sue poesie con  un breve messaggio: "In questi giorni ho cercato di metter ordine alle cose che ho scritto recentemente, e ne ho ricavato un paio di raccolte di poco più di cento pagine l'una. Di una, che ho intitolato Quartetto, ti allego la sezione dedicata agli animali. Se ti pare che valga la pena pubblicarne qualche poesia (quattro o cinque al massimo), scegli tu quelle che ti paiono più opportune". 
Preferisco, invece, pubblicare l'intera sezione e invitare i commentatori a "fare laboratorio"  suggerendo, criticando, argomentando le loro valutazioni. Appena possibile lo farò anch'io nello spazio dei commenti [E.A.] 



1      Senza appigli

Un volo di rondini s’aggrappa
agli embrici che sporgono da un tetto
e rimane sospeso. Incerti volano
nell’aria senza limite gli sguardi
ed inseguono attese che si perdono
nel vuoto senza appigli e senza meta.

mercoledì 26 dicembre 2012

Marco Onofrio,
Da "Disfunzioni".



Brano I – da “Fuga”

È una casa sommersa, a due piani.
Sfondata dall’interno come un pozzo,
stipata di vertigine abissale.
È un lago di sabbia e di sale.
È la forma di un palazzo in fondo al mare,
un oceano raccolto in un bicchiere.

Letizia Leone,
da "La disgrazia elementare".


  
Supplizio fossile
(Del Satiro Marsia che osò sfidare in gara musicale il
dio Apollo e finì scorticato vivo: strumento cantante.)

Sotto salasso
l’operazione cominciò dalla cassa toracica, (disse un
testimone
o perlomeno giunse così la notizia
sui fogli del mito
sui fogli del sogno)
lo scorticamento
non dalle punte del corpo ma dal centro
ovale della pienezza, là dove si raccoglie l’alito anzi il
respiro, anzi il suono concentrato
del calmo tamburello cardiaco.

martedì 25 dicembre 2012

Donato Salzarulo,
L’erba gramigna.


                        A Leopoldo

A liberare il grano dalle tante
erbe cattive, di solito
ci pensava mia madre.
Era un lavoro primaverile
per dare aria agli steli,
preservarli dagli abbracci infestanti.
«L’erba cattiva non muore mai...»
commentava spossata la sera
e alludeva alla gramigna
che l’aratura – certe volte lo scasso –
non aveva del tutto distrutto.

L’ho sempre saputo:
erano i suoi occhi
il mio assoluto.

Natale 2012

sabato 22 dicembre 2012

Leopoldo Attolico,
Quattro inediti 2012.



Per Giorgio


SCENDEVA DALLA SOGLIA DI UNO DI QUEGLI USCI . . .

(. . . ) accade così di fare confusione
per tutta la vita
fra Erba Gramigna e Malerba
e quando, in questa compulsione vegetale
riusciamo finalmente a intravedere un valore infinito ,
il riverbero dell'essenza , dell'assoluto ,
ecco scendere dalla soglia di uno di quegli usci in erba
e venirci incontro
la botanica del sociologo della devianza
a dirci che la poesia è morta
che è stata sepolta dalla Linea lombarda
e che anche da viva , al più
ha sempre lasciato soltanto la buona impressione
e i tre punti,
come nel gioco del pallone


venerdì 21 dicembre 2012

Giselda Pontesilli,
La competenza dei poeti.



Pubblico, rivisto dall'autrice, il testo che ha fatto di base all'incontro tenutosi alla Palazzina Liberty di Milano  del 13 novembre 2012 (qui). Ci sono  evidenti, anche se parziali e provenienti da altri contesto culturale,  consonanze con la recente riflessione di G. Linguaglossa appena pubblicata (qui). [E.A.].

Sono qui per esporre un mio breve scritto, “La competenza dei poeti”, in cui sostengo che i poeti, in qualità di competenti, cioè di massimi conoscitori della lingua, possono -e debbono- agire per riuscire concretamente a cambiare la non-lingua, la lingua degradata a linguaggio, dell'informazione televisiva;
per ottenere, quindi, concretamente, che si faccia in Italia (e poi in Europa) un cambiamento linguistico dei telegiornali.
    
    I) Ma perché si dovrebbe agire proprio riguardo all'informazione -della televisione,  e non riguardo alla sua pubblicità, o ad altri suoi programmi?
Ecco, innanzitutto per un motivo strategico: perché è più facile, meno contestabile, iniziare a scalfire il linguaggio mediatico partendo dall'informazione.
Infatti, a differenza dell'informazione, la pubblicità è, in qualche modo, intoccabile, poiché  si sostiene -come fosse un dogma-  che essa sia necessaria per finanziare tutto il resto.
E riguardo agli svariati altri programmi, chiamati, a volte, programmi-spazzatura, si sostiene, altrettanto  dogmaticamente, che c'è molta gente a cui piacciono e dunque, proprio in nome della democrazia, del rispetto di tutte le opinioni, non si possono, anch'essi, toccare.
L'informazione è, dunque, strategicamente, il terreno meno impervio da affrontare, soprattutto perché i poeti, quali specialisti della lingua, non chiederanno di cambiare i contenuti dell'informazione, bensì la sua non-lingua, il suo linguaggio.

giovedì 20 dicembre 2012

Lucio Mayoor Tosi,
Pastiglie del mondo
che irradiano.





Oggi
Movimento rotatorio terrestre
Forza di marea in rallentamento.

La montagna guarda in alto e guarda la penna che scrive
guarda in alto e guarda la penna che scrive 

Aspetto.

il  campo da pallacanestro ha il cemento devastato
quello da bocce è ricoperto di foglie. Non c'è nessuno. 
Solo automobili che passano sulla strada laterale.  
E una cornacchia.