Non so
quanti frequentatori del blog hanno notato che sotto il nome Moltinpoesia ho tolto il sottotitolo «blog
del Laboratorio Moltinpoesia di Milano». Ho cancellato anche la foto della Palazzina
Liberty dove ci riunivamo e sostituito l’immagine de Il quarto stato di Pelizza da Volpedo
con quella dei migranti neri appollaiati con le loro suppellettili su un camion
che va nel deserto. E, per finire, mi sono dimesso da coordinatore del Laboratorio.
Spiegherò più avanti, sedate le polemiche, le ragioni per cui ho ritenuto esaurita quell’esperienza
di fare gruppo durata dal 2006 al
2012.
mercoledì 6 febbraio 2013
Gianni Iasimone,
da "Chiavi storte".
-1 Gelo nell’anima
Fiocchi pazzi
girano e scendono tutt’intorno
che precipita con
essi alla velocità del saccheggio,
della bugia di
chi ormai ti volge le spalle.
Compresi noi
futuri barboni che, nonostante il tempo
e il vento che
ringhia come un frustrato, reggiamo il passo
piuttosto bene,
sul ghiaccio ai margini della crisi.
Più tosti che
prima ma con ossa e carne a pezzi
dei giorni nostri
e altri a venirci incontro
dentro con una
coperta calda.
Un pugno di terra
feconda,
una parola che
non sia
trappola sotto la
candida neve.
martedì 5 febbraio 2013
Natasha Trethewey,
da "Bellocq's Ophelia".
Dalla rivista HEBENON (Nota in Appendice)
Testo e traduzione di Giorgia De Cenzo
Ernest J. Bellocq, fotografo dei primi del '900 fece
una serie di fotografie alle prostitute di
Storyville, il quartiere a luci rosse di New Orleans. Natasha Trethewey, ispirata dalle foto
di Bellocq, ha dato voce nelle sue poesie al personaggio immaginario di Ofelia, una delle
prostitute di Storyville, una donna di sangue misto, dalla pelle chiara che narra la sua
storia. Sempre messa in mostra, esposta come una sorta di animale esotico o fenomeno da
baraccone per questa sua duplicità di donna bianca all'apparenza ma dal "sangue nero",
Ofelia ci parla della sua condizione di mistosangue nel Mississippi dei primi del '900, del
suo difficile adattamento alla vita nel bordello e del suo incontro con Bellocq. Bellocq
non solo la fa posare per le sue fotografie, ma le insegna l'arte della fotografia. Attraverso
l'arte fotografica, Ofelia riesce finalmente a ritrovare una nuova libertà, passando dallo
stato di donna-oggetto osservata da occhi esterni (gli sguardi dei clienti del bordello o
l'obiettivo di Bellocq) a quello di osservatrice attiva in grado di esplorare il mondo
esterno e il mondo dell'anima attraverso l'obiettivo della macchina fotografica.
Storyville, il quartiere a luci rosse di New Orleans. Natasha Trethewey, ispirata dalle foto
di Bellocq, ha dato voce nelle sue poesie al personaggio immaginario di Ofelia, una delle
prostitute di Storyville, una donna di sangue misto, dalla pelle chiara che narra la sua
storia. Sempre messa in mostra, esposta come una sorta di animale esotico o fenomeno da
baraccone per questa sua duplicità di donna bianca all'apparenza ma dal "sangue nero",
Ofelia ci parla della sua condizione di mistosangue nel Mississippi dei primi del '900, del
suo difficile adattamento alla vita nel bordello e del suo incontro con Bellocq. Bellocq
non solo la fa posare per le sue fotografie, ma le insegna l'arte della fotografia. Attraverso
l'arte fotografica, Ofelia riesce finalmente a ritrovare una nuova libertà, passando dallo
stato di donna-oggetto osservata da occhi esterni (gli sguardi dei clienti del bordello o
l'obiettivo di Bellocq) a quello di osservatrice attiva in grado di esplorare il mondo
esterno e il mondo dell'anima attraverso l'obiettivo della macchina fotografica.
I)
Bellocq's Ophelia
from a
photograph, c. a. 1912
In Millais's painting, Ophelia dies faceup,
eyes and mouth open as if caught in the gasp
of her last word or breath, flowers and reeds
growing out of the pond, floating on the surface
around her. The young woman who posed
growing out of the pond, floating on the surface
around her. The young woman who posed
lay in a bath for hours, shivering,
catching cold, perhaps imagining fish
tangling in her hair or nibbling a dark mole
raised upon her white skin. Ophelia's final gaze
aims skyward, her palms curling open
raised upon her white skin. Ophelia's final gaze
aims skyward, her palms curling open
as ifshe'sjust said, Take me.
lunedì 4 febbraio 2013
Flavio Almerighi,
Poesie.
pensa che dilemma
un variété di fogli, ninfee
e militari in libera uscita,
i calci d’alba al mattino
e gli onerosi passi
senza olio né caffè
vorrei salutare ridendo
tutta la pioggia a venire,
invece ho intorno
un’urgenza circondariale
di pianto a lenire
e amorevoli braccia
Giorgio Linguaglossa,
I polinomi perifrastici
di Bruno Galluccio.
Bruno Galluccio Verticali Einaudi, Torino, 2012
venerdì 1 febbraio 2013
Denis Towey,
Tardo pomeriggio.
Con traduzione e nota
di Paolo Pezzaglia.
Avete
notato? i giorni
stanno
diventando più corti.
A
sera la luce sembra stanca di trascinare
nell’erba
lunghe ombre sempre più lentamente.
Avete
notato? il cane dorme ancora di più
sulla
soglia della dispensa. L’estate scorsa
gli
uccelli canterini hanno lasciato il ramo
di
fronte alla finestra della mia camera
e non sono più tornati.
SEGNALAZIONE.
Dal blog "Poesia & poemas:
Vinicius de Moraes
L’avere (O haver) di Vinícius de Moraes
Resta, al sommo di tutto, questa capacità di tenerezza
Questa perfetta intimità con il silenzio
Resta questa voce intima che chiede perdono di tutto:
- Pietà! perché essi non hanno colpa d’esser nati…
Resta quest’antico rispetto per la notte, questo parlar fioco
Questa mano che tasta prima di stringere, questo timore
Di ferire toccando, questa forte mano d’uomo
Piena di dolcezza verso tutto ciò che esiste.
giovedì 31 gennaio 2013
SEGNALAZIONE
MARTEDI' 5 FEBBRAIO 2013 ORE 21
PRESENTAZIONE
DI
POLISCRITTURE n.9
Laboratorio di ricerca e cultura critica
Il numero della rivista
ora edita da CFR
è dedicato a Franco Fortini
contiene testi di:
ABATE-ABATI-ALLEGRA-BANFI-BUGLIANI-BRISCUSO-CASCELLA LUCIANI-CIRIACHI-CORSI-DEIDIER-DELL'AQUILA-DI MARO-FERRIERI-FORTINI-LENZINI-LUCINI-MAGAZZENI-MANNACIO-MASI-PARTESANA-RECCIA-ROBUSTELLI-ROVERSI-SALZARULO-SANTARONE-TOFFOLI-TAGLIAFIERRO-ZINATO
Libreria Popolare di via Tadino Soc. Coop.S.r.l.-
Via A.Tadino,18 - 20124 Milano Tel.02 2951 3268 libreriatadino@yahoo.it
La libreria è raggiungibile con: MM Linea 1, stazioni di Porta Venezia o Lima; con i tram N.9 fermata di Porta Venezia;N.1 fermata Settembrini/San Gregorio; N.33, fermate Tunisia o Regina Giovanna/Buenos Aires;autobus 60 fermate Lima o Benedetto Marcello
*Nota dell'editore sul sito CFR; qui
Stefano Guglielmin,
Da "Le volpi gridano in giardino".
Stefano
Guglielmin, Le volpi gridano in
giardino, Edizioni CFR - 2013
Poesie londinesi
Triste è il suo viso come il viso di un poeta,
un poeta senza canto
Virginia Woolf
°
Le volpi gridano in giardino
mentre il barbarico sfibra la tovaglia;
raccoglie Mrs Dalloway la voce e dice:
"Non sembra incredibile la vita?"
sabato 26 gennaio 2013
Marco Onofrio su "La fanciulla muta"
di Chiara Mutti.
Le
liriche raccolte ne "La fanciulla muta" (lepisma, 2012)
sono trafitte da lampi di nobiltà letteraria e tendono alla misura
del volo transoceanico (che più spesso è traiettoria del viaggio
interiore) anche nella più compiuta e perfetta immobilità. non è
ambizione consapevole o velleità programmatica – bensì,
piuttosto, timbro di un’impronta naturale – questo respiro largo
di una poesia che raggiunge, in sé, l’altezza e la luce della
classicità. Chiara Mutti ha una voce congeniale al registro
“sublime”: insegue l’inesplicabile bellezza del mondo, e ne
attraversa i livelli camminando lungo percorsi labirintici di
“incanto e paura” (ecco il sublime). una poesia “dolce e
forte”, tenera e crudele: un “marmoreo affiorare di gigli”, un
“sangue rosso, rappreso ai piedi nudi della gioia”. immagini,
queste, ghermite con gli “artigli dell’anima”, che lasciano
graffi leggeri ma non per questo meno penetranti: anzi. una poesia
siffatta va configurandosi, a certe condizioni, come rito alchemico
di ricomposizione delle forze: nasce dal confronto della vita (nella
sua irriducibile caparbietà) con la morte ingannatrice, col tempo
dell’uomo immerso dentro il vuoto cosmico.
venerdì 25 gennaio 2013
Pietro Peli,
Una polemica in versi.
Non ho nessuna esitazione a pubblicare questa sua poesia. Ma vorrei si ricordasse quanto, al di là della retorica ufficiale alimentata dai mass media, la memoria sugli anni Settanta, come fu per quella della Resistenza, non è unitaria e condivisa (e solo come segnale valga in Appendice l'articolo di Mario Gamba apparso su il manifesto). Anche i poeti dovrebbero indagarla di più quella storia.
giovedì 24 gennaio 2013
Giorgio Linguaglossa,
Su "Nelle tue stanze"
di Marzia Spinelli.
Marzia Spinelli Nelle tue stanze Edizioni Progetto Cultura, Roma,
2012
La sostenutezza
formale di questa raccolta di Marzia Spinelli indica appunto che ci sono dei
sostegni, delle travi portanti, delle mensole che tengono insieme il
calcestruzzo «povero» della costruzione poetica; è indice di ciò che altrove,
sul pianeta Terra, viene stimato essere cosa gradita tra interlocutori che si
scambiano convenevoli, fatuità e prolegomeni. Le poesie sono un po’ i
prolegomeni a una vera vita che ancora non c’è.
mercoledì 23 gennaio 2013
Itzik Manger, Tre poesie.
In singolare coincidenza con la poesia-riflessione di Donato Salzarulo su una visita ad Auschwitz, Giorgio Linguaglossa propone queste poesie in lingua yjddisch di Itzik Manger che fanno intravvedere sentimenti delicatissimi (si veda "Re David e Avishag ") e premonizioni terribili ( "e in ginocchio cadrete con terrore –"). [E.A.]
Traduzione dallo yiddish di
Ariel Rathaus, Edizione fuori commercio n. 176,
300 copie numerate a cura dell’editore Carucci (1983). Nota finale di Giorgio Linguaglossa.
Amore
Agili cervi su nevosi
monti,
corna d’argento
impigliate nella luna
e con cui la luna è
generosa.
Mia madre li protegge. Va
con loro.
Perché i lupi nei boschi
non ne fiutino l’odore,
spegne le loro impronte
sulla neve.
lunedì 21 gennaio 2013
Donato Salzarulo,
Visita al campo di Auschwitz.
Con una riflessione
sulla "Giornata della memoria" .
Quando visitammo
il campo di concentramento e sterminio
di Auschwitz-Birkenau,
evitammo alle bambine
la vista di alcune sale.
Troppo crudo mostrare
la massa di capelli
a ciocche, a trecce
tramati come stoffe.
(Non ricordo se frammenti d’ossa
fossero bottoni).
sabato 19 gennaio 2013
LABORATORIO MOLTINPOESIA
a cura di Ennio Abate
incontro del 22 GENNAIO 2012 ore 18
Introduce Luisa Colnaghi
Ezra Pound
Poesia lirica, epica e profetica
(con qualche dettaglio politico non irrilevante)
"Quello che veramente ami rimane, il resto è scorie
Quello che veramente ami non ti sarà strappato
Quello che veramente ami è la tua vera eredità"
(Canto 81 - Canti pisani)
giovedì 17 gennaio 2013
Faraòn Meteosès
Specchiatura
Adesso riverberare il
Verbo sulla specchiatura
dipresso il Luogo di
lettura
essere credulo di
percepirmi monade nella modanatura a fuoco
foggiata dal Gigante
fra l’incudine e il
martello la falce e la tenaglia
rifratta sulla soglia
della mia retrobottega
sullo speculo nell’angolo
dell’Alfa e dell’Omega
nell’ennesimo incantesimo
ad opera del càlamo
che dispiega sulla riga
l’afflato e la metafora
una tremula orditura un
traslato di converso
capovolto di riflesso in
un artiglio endovenoso
martedì 15 gennaio 2013
Ennio Abate,
Rileggendo "I poeti del Novecento"(3).
Fortini sui futuristi.
1. Attirano
ancora i futuristi? Direi proprio di sì. Ogni tanto ripartono le
rivalutazioni.i Sorvolando sulle apologie marinettiane della guerra «sola
igiene dei popoli», si mescolano facilmente con l’americanismo; e,
più in particolare, con gli inni alle nuove tecnologie, specie del
Web, eco di quelli futuristi per l’aeroplano o l’elettricità. La
rilettura del breve brano che Fortini gli dedica ne I
poeti del Novecento stoppa queste tentazioni.
lunedì 14 gennaio 2013
Eugenio Grandinetti
[Senza titolo]
Caro Ennio,un'altra guerra è cominciata [in Mali] per i
francesi e sta per cominciare per noi,e la cosa passerà ancora inosservata. C'è
un odio tra gli uomini,fomentato da interessi di potere
(economico,religioso,politico)che di continuo si autoalimenta. A noi resta
l'indignazione,ma è ben poca cosa di fronte alla contentezza di chi con le
pubbliche disgrazie (e la guerra va considerata tale) ci guadagna. D'altra
parte tante altre cose ci danno nausea in questa disgraziata società.penso allo
schifo di questa campagna elettorale,alle manovre dei potenti per esser sempre
impuniti,alla disperazione di una società che sta andando allo sfascio. Forse è
una fortuna esser arrivati al capolinea,anche se,a pensarci bene,la vita non ci (a me,a te e ad altri come noi) ha risparmiato niente. [E.G.]
Il cielo è buio,l’aria è torbida:passano
gli uccelli della morte:portano
terrore e distruzione. Crollano
le case come chine franose,gli uomini
cercano rifugi sotterranei per nascondersi
dai fulmini del cielo. Ma chi ci salverà
dalla nostra ira e dalla vergogna
d’essere infesti l’uno all’altro,ostili
ai nostri sentimenti umani,resi
dal timore reciproco strumenti
d’odio e di morte?
sabato 12 gennaio 2013
Anna Ventura
Cinque poesie inedite
Dal mare si avvicina
all’isola, la barca
che porta la posta. La gente
la vede da lontano,
corre all’attracco. La posta
scende in un sacco
che sembra sempre vicino
a cadere tra le onde, e invece
cade a terra, perfettamente
asciutto. Il postino
divide le carte tra i presenti,
ognuno
torna a casa con le proprie. Il
sacco vuoto
giace per terra, poi
viene riportato sulla barca:
domani
farà ancora il suo lavoro.
Giorgio Linguaglossa,
Su "La metamorfosi del buio"
di Salvatore Martino.
.
Non ho letto I Dodici di Blok o le poesie di Herbert per sapere qualcosa di più sui loro autori: semplicemente, volevo sostare in quell’aura, in quella leggerezza, in quell’atmosfera, o insania. È un paesaggio, la scrittura, che non va a finire da nessuna parte, è lì e basta. Respirare in quel paesaggio la sua atmosfera è tutto quello che si può fare. C’è una trama?, c’è uno sviluppo?, c’è un senso?. No, in poesia non c’è nulla di tutto ciò. Possiamo leggere questo libro di Salvatore Martino come possiamo stare seduti su una sedia a dondolo all’ombra di un albero a goderci un paesaggio, nell’aria pulita del mattino. Ora provate per un attimo a smettere di dondolarvi. Non è la stessa cosa vero? L’atmosfera di un bel libro è il dondolio della sedia. Nient’altro.
venerdì 11 gennaio 2013
Ennio Abate,
In morte di Franco Pisano.
Tabea Nineo, Prigioniero, 1977 circa
abbiamo cercato insieme
gli ultimi singhiozzi
della nostra giovinezza
così simile ascetica seria
misurata sui passi di chi
denudò Das Kapital
e i suoi untori…
ma la sera
incombeva
giovedì 10 gennaio 2013
Luca Benassi,
Poesie.
(da
L’onore della polvere, Puntoacapo
editrice, 2009)
Bisogna
aspettarli al varco i salmoni
al collo di bottiglia
della foce
spauriti, mentre
accalcano l’acqua
bisogna tendere la rete
dove
la superficie si increspa
di pinne
le branchie annaspano
quel desiderio
che riproduce il transito
di nuove
generazioni. Allora è il
momento
di calare la rete, di
tendere
alla gola il laccio,
l’arpione aguzzo.
All’uscita della metro
noi siamo
salmoni ignari verso la
mattanza.
(da
il guado della neve, edizioni CFR,
2012)
Fortuna Della Porta,
Poesie.
Giorni
fuggono a vela dietro il vento,
corni
del dolore, pane impastato di ferro
compendio
del vortice eterno, pantano ove urla
dispendio
di fiato, la mia apocalisse è scontata
Coltivo
tempo al boia, questo mi piange,
arrivo,
poi, in mare annegato, fuoco arso,
tinto
di funebri drappi, rugiada infernale, -non fatto-
Avvinto
nel caos, non domandare. Taci, per carità.
Avvicina
un poppante che sugge, avvertilo, questo sì,
mattina di
lumaca incoscienza, affettuoso
alabastro
la pelle e per lui un raggiro alla porta.
Vincastro
di carbone, ahimè, minatore imminente.
Arcobaleno
di sangue e battito del cuore
ameno
frullo solo se amante mi bacia in bocca.
mercoledì 9 gennaio 2013
SEGNALAZIONE
RUAH ELOHIM ! RUAH ELOHIM ! RUAH ELOHIM ! RUAH ELOHIM ! RUAH ELOHIM !
IL MONTE ANALOGO
Rivista di poesia e di ricerca
Mercoledì’ 16 gennaio 2013,
alle ore 18
presso il
negozio civico
CHIAMAMILANO
Largo Corsia dei Servi – 20122 Milano
MM1 San Babila
lunedì 7 gennaio 2013
Anna Maria Moramarco,
Amore e Psiche.
"Un collega ha visto la mostra ‘Amore e Psiche’ a Palazzo Marino ed ha
scritto delle belle riflessioni. Io invece, sulle sue riflessioni,
ho inventato un dialoghetto fra i due. Mi piacerebbe che pubblicassi sul blog
Moltinpoesia la mia ultima “Amore e Psiche”, che è stata apprezzata da alcuni
amici … Poi potremmo allargare la platea, se sei d’accordo: magari invitando
tutti a trarre spunto dal tema . In un tempo in cui si va o solo “di
pancia” o solo di testa, sarebbe interessante leggere come viene trattato
l’arduo e sempiterno tema …" (Anna Maria).
Sì, proviamo. Anche se "quel che sia" lo conosciamo già...
(Cfr. l'immagine quasi profetica - per l'Italia - pensata da Michelangelo Pistoletto, che ricopio sotto e che - ricordo - è del 1967...) . (E.A.)
-
Non mi guardare, amor mio,
solo così potremo amarci sempre!
-
Non posso non conoscere il tuo volto,
il mio amore ne ha sete
come di acqua che zampilla.
-
Per la tua passione
la conoscenza verrà svelata.
E sia quel che sia!
domenica 6 gennaio 2013
Fabio Franzin,
Testi scelti.
da “Pare” (Padre)
Fra i confini dea vita
(In memoria
di mio padre Antonio, in benvenuto a mio figlio Jacopo)
‘Sti stanbi zorni de utùno, ora cussì caldi
e ciari, ora cussì covèrti e afosi, cussì caìvosi.
Un zhigo ‘l vent, ieri nòt, e ‘l scuro scuriàr de frasche
contro ‘e finestre fuiscàdhe de l’ospedàl.
E i nidi, pensée: se ghin ‘é, chi ‘o che metarà
un téon sot’i albari? E po’ incòrderse pa‘a prima
volta che ‘l zal dei setenbrini s.ciopà drio ‘e rive
dea Livenza ‘l fa rima co’ quel dee fòjie dee piòpe
piantàdhe longo i só àrdheni. ‘Sti stranbi zorni
de utùno e i fòji del caendàrio che i me casca
stonfi dae man disendo de ‘na vita che la ‘é squasi
drio ‘rivar e de una che, massa sguèlta, ‘a scanpa via.
Co’i stessi làvari che ‘ò basà ‘a front
maeàdha de mé pàre, ‘dèss ‘scolte ‘sti
colpéti lidhièri, ‘sti calcéti cèi, e bei,
pudhàndoi tea panzha piena de mé fémena.
Piove fòjie rosse ‘dèss, tii nizhiòi futignàdhi,
drio i bianchi curidhòi sgrafàdhi dal doeór.
E ‘dèss sò, co’a pì maedéta dee sicurezhe
che quel che me ‘à dat ‘a vita e quel
che da mì la ‘varà no’ i riussirà a incontrarse.
So che mé pàre, nonostante tut el só ben,
no ‘l me ‘assarà far festa pa ‘a nàssita
de mé fiòl, e sò che ‘a nàssita de mé fiòl
no ‘a me ‘assarà piàndher mé pare
come che ‘l meritaràe.
Mi son qua, co’na man strenta
pa’ provàr a tègner duro, e chealtra
vèrta a spetàr, pronta a ninàr.
No so co quàea dee dó èpie possù scriver ‘ste paròe.
martedì 1 gennaio 2013
Ennio Abate,
Per un'antologia delle poesie
di Armando Tagliavento (1930 - 2012).
Tabea Nineo, Spleen
Questo è un appello a studiosi, critici e editori affinché diano la giusta importanza a uno dei "moltinpoesia" che ha concluso il suo lavoro di scrittore clandestino. Chiedo a chi può di darmi una mano a tirar fuori il suo lascito e di sottrarlo al silenzio del mondo cosiddetto culturale. [E.A.]
Di
Armando Tagliavento su questo blog ho
pubblicato varie poesie e riferito sulla sua vita inquieta e sulle sue interessanti scritture
inedite qui, qui, e qui.
Dopo
la sua morte sto lavorando a una scelta delle sue poesie (in "APPENDICE" ne propongo altre), che Tagliavento, non
trovando editori disponibili, aveva raccolto per suo conto in due volumi rilegati. Li ha intitolati
Una vita a pezzi e firmati, in
omaggio alla sua passione per la Germania, dove era stato, con lo pseudonimo
scelto da tempo, Hermann.
Emilia Banfi,
Nuovamente il vecchio.
Morto è il tempo delle parole
che fanno vivere nel solo dire
la corsa alle cose allo stare.
Veloce e assassino
pietoso
al grande respiro di pochi
li chiamano grandi.
che fanno vivere nel solo dire
la corsa alle cose allo stare.
Veloce e assassino
pietoso
al grande respiro di pochi
li chiamano grandi.
lunedì 31 dicembre 2012
Comunicazione di servizio:
Il mistero dei commenti scomparsi.
Tempo fa (qui) fui costretto
a precisare ad alcuni commentatori, che protestavano per la scomparsa dei
loro commenti, che non ero io a censurarli. Solo oggi mi sono accorto che Blogger,
il server a cui fa capo il blog "Moltinpoesia" aveva introdotto un filtro per
messaggi considerati automaticamente spam. Non so con quali criteri. Il
filtro ha "catturato" molti commenti in inglese e in italiano. Vanno
dal 14 marzo 2011 al 29 dicembre 2012. Li ho appena sbloccati, eliminando solo
i doppioni. E, indipendentemente dal contenuto (basta che non siano
offensivi) e per renderli facilmente reperibili agli interessati, pubblico qui
sotto quelli in inglese che fanno riferimento soprattutto al post su
Robert Hass e a quelli di Marcella Corsi, Dante Maffia e Roberto
Bugliani. [E.A.]
domenica 30 dicembre 2012
Giorgio Linguaglossa,
La rottamazione
della generazione perduta.
Antologia L’orma lieve –
Antonio Alleva, Raymond André, Leandro Di Donato, Roberto Michilli
Le Voci della Luna, 2012-12-22
Antonio Alleva, Raymond André, Leandro Di Donato, Roberto Michilli
Le Voci della Luna, 2012-12-22
Il
problema della Lingua e del linguaggio poetico è altra cosa. Direi, per farla
breve, che il linguaggio poetico è un «traduttore», un «traghettatore», un
«riduttore» dei veri (reali) problemi in un'altra dimensione, che è quella
della «sfera dell'arte» (se mi si passa l'espressione). E qui il problema si
pone in un altro modo: che tipo di riduttore? Che tipo di traghettatore? Che
tipo di traduttore? E per tradurre che cosa? E per chi?... E qui i problemi si ampliano e si
moltiplicano.
sabato 29 dicembre 2012
Valentino Campo,
L'albero natalizio.
UNA POESIA CIVILE D'OCCASIONE ISPIRATA DA UN FATTO DI
CRONACA:
L'ALBERO NATALIZIO DI PESCOPENNATARO.
L'ALBERO NATALIZIO DI PESCOPENNATARO.
(Il video su youtube: qui )
Quindi questo sarebbe il Molise.
……………………………………
………………………………………….
L’uomo con la barba
sa il fatto suo, misura le parole,
le calibra con lo strazio
della segatrice.
……………………………………
………………………………………….
L’uomo con la barba
sa il fatto suo, misura le parole,
le calibra con lo strazio
della segatrice.
SEGNALAZIONE
Daniela Cremona
Rivista
di poesia e filosofia
V.le
Veneto 23 - 26845 Codogno (LO)
Tel.
0377 - 30709
Ed.
Vicolo del Pavone
Piacenza
C O M U N I C A T O S T A M P A
Codogno,12
dicembre 2012
È stato
pubblicato in questi giorni il quarantatresimo numero (n. 42, Gennaio 2013),
della rivista di poesia e filosofia Kamen’ con le sezioni di Critica, di Poesia e di Filosofia. Il
numero è dedicato alla memoria di Daniela Cremona recentemente scomparsa.
venerdì 28 dicembre 2012
Eugenio Grandinetti,
Zooteca.
Eugenio Grandinetti, che i frequentatori di questo blog conoscono, ha accompagnato l'invio di queste sue poesie con un breve messaggio: "In questi giorni ho
cercato di metter ordine alle cose che ho scritto recentemente, e ne ho ricavato
un paio di raccolte di poco più di cento pagine l'una. Di una, che ho intitolato Quartetto, ti allego la sezione dedicata agli animali. Se ti pare che valga la
pena pubblicarne qualche poesia (quattro o cinque al massimo), scegli tu quelle
che ti paiono più opportune".
Preferisco, invece, pubblicare l'intera sezione e invitare i commentatori a "fare laboratorio" suggerendo, criticando, argomentando le loro valutazioni. Appena possibile lo farò anch'io nello spazio dei commenti [E.A.]
1 Senza appigli
Un volo di
rondini s’aggrappa
agli
embrici che sporgono da un tetto
e rimane
sospeso. Incerti volano
nell’aria
senza limite gli sguardi
ed
inseguono attese che si perdono
nel vuoto
senza appigli e senza meta.
mercoledì 26 dicembre 2012
Marco Onofrio,
Da "Disfunzioni".
Brano I – da “Fuga”
È una casa sommersa, a due piani.
Sfondata dall’interno come un
pozzo,
stipata di vertigine abissale.
È un lago di sabbia e di sale.
È la forma di un palazzo in fondo
al mare,
un oceano raccolto in un
bicchiere.
Letizia Leone,
da "La disgrazia elementare".
Supplizio fossile
(Del Satiro Marsia che osò sfidare
in gara musicale il
dio Apollo e finì scorticato vivo:
strumento cantante.)
Sotto salasso
l’operazione cominciò dalla cassa
toracica, (disse un
testimone
o perlomeno giunse così la notizia
sui fogli del mito
sui fogli del sogno)
lo scorticamento
non dalle punte del corpo ma dal
centro
ovale della pienezza, là dove si
raccoglie l’alito anzi il
respiro, anzi il suono concentrato
del calmo tamburello cardiaco.
martedì 25 dicembre 2012
Donato Salzarulo,
L’erba gramigna.
A Leopoldo
A liberare il grano dalle tante
erbe cattive, di solito
ci pensava mia madre.
Era un lavoro primaverile
per dare aria agli steli,
preservarli dagli abbracci infestanti.
«L’erba cattiva non muore mai...»
commentava spossata la sera
e alludeva alla gramigna
che l’aratura – certe volte lo scasso –
non aveva del tutto distrutto.
L’ho sempre saputo:
erano i suoi occhi
il mio assoluto.
Natale 2012
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