venerdì 17 maggio 2024

Consigli al giovin scrittor d’oggi (febbraio 1998)

 


 Omaggio camuffato a “Breve secondo Novecento” di Franco Fortini
in “La mosca di Milano” 

di Ennio Abate


1.

Se/ obbligato ai tic e vivaci moine/
per salotti e soirées/ fra ceti medi e alti/
hai corso/
qualcosa di grandioso e abietto/ sullo sfondo/
e in filigrana/
feroci e oscure circostanze
sveli/
la tua cartamoneta scritta/

Piena di leggerezza/ allor/
sarà nel crash delle utilitarie/
la tua danza davanti alla ghigliottina

2.

Or che alle domande capitali /
della religione e della storia/
ha risposto il Capital (rivista!)/
e le Avanguardie/
han fatto flop (o Blob)/
rifugiati in camera da letto/
e goditi la gamba della donna

Ovvio premunirti/ lo puoi/
e teco reca in scorta/ fra sensualità e amarezza/
fazzolettini ricamati della migliore educazione letteraria/
il tuo io stia / insieme egocentrico e decentrato/
comodo/ su un paesaggio di vacuità festiva/
di serenità appena minacciata dalla vecchiaia

3.

Trova dei critici simili a te/
non gemelli/ ma della tua medesima cultura/
Dissipa e moltiplica i punti di vista/
le fratture/ gli antagonismi storico-sociali/
smessi/ abbandonali a quelli/
del Leoncavallo/

Rendi comico/ il Tutto/
di D’Alema il sorrisetto sprezzante/
del Buttiglione il viso allucinato e scimmiesco/
il capital di Berlusconi / così cafone e illuminato poco/
Sii fine insomma/ anche con Fini/
Scrivi solo bene/ per nuova plebe/
un bel collage alla Eco/
alla Calvino un esatto montaggio/
del Nulla

4.

Giammai nelle tue poesie/
la miseria delle latterie/
Ma dovessi entrarci a scaldarti/
da disoccupato/
(cor gentil non scansa/ il suddetto malanno!)/
o per innominabili/ questioni economiche/
nelle periferie languissi/
spargi in crudi romanzi/
pedofili spelacchiati da giardinetti/
adolescenti cannibali in pubblci cessi porno-graffiti/
lolite manipolate su banchi di scuola/
durante l’ora obbligatoria di sesso a iosa/
Più squallide che puoi/ descrivile/
americanizzale/ bronxeggiale per benino/
e avrai/ in centro/ di botto una mansarda

5.

Non scrivere le verità che hai/
nel povero tascapane della tua esperienza/
Ai lettor paganti l’ozio guastan/
e sol dispersi e vaganti/ in estinzione/
critici ancora gustan/
Tu dei saper/ che sol/
procaccia fama/
l’Internet de il piacere della lettura/
Se l’amena rete/
è già intasata/ insisti/
Recati pellegrin/ nei siti del tardo romanzo storico/
o della rinomata/
apologia del comico e dell’ironia
Frequentali/ seduci/ fai ridere/
Dai l’impressione di un livello di cultura/
molto alto/

Ridi, godi o fingi/
e ti comprerà/ il partito di coloro che ridono/
poiché il mondo vuole essere ingannato

Nota

Breve secondo Novecento è un “libricino” postumo di Fortini uscito nel 1996 da Piero Manni con prefazione di Romano Luperini. Non mi risultano commenti o echi di rilievo, dopo l’annuncio della pubblicazione da parte di Attilio Lolini (il manifesto 10 ott. 1996). E forse è meglio così, visto che la prima circolazione era stata pensata solo per amici e conoscenti.
A me sta caro: è una tessera in più del mosaico personale che mi vado costruendo della sua opera, che rappresenta una singolare scuola di avviamento ad una scrittura critica per intellettuali di massa. Specie per quelli d’oggi, rabbuiati e confusi.
Una lettura attenta di Breve secondo Novecento ci mette poi di fronte all’ineludibile conglomerato storico-letterario-politico a cui lo stesso Fortini è appartenuto e che è oggi quasi del tutto ignorato dal dibattito culturale.
Fortini è fra i più letterati del Novecento. Eppure anche in queste brevi ritratti di trentasei moderni – da Arbasino a Calvino, Eco, Luzi, Pasolini, Zanzotto – sfora la Letteratura come un palloncino. Con i suoi spilli critici la libera dai miasmi d’accademia, di cenacoli, di gang, di Radio 3. Senza svenderla né restituirla ai Sacerdoti della Parola o del Mito.
Altri hanno compiuto operazioni in apparenza più radicali. Ma, abbassandola fino alla Trivial-literature o dissacrando il già abbondantemente dissacrato e contribuendo a resuscitare, per reazione, orfismi new age, l’hanno resa indovinello, spettacolino, giochino miniaturizzato, merce insomma al contempo più elitaria e più vendibile, ma umanamente inservibile.
Pagine “letterarie” si trovano su tutti i mass media. Ma il revisionismo letterario è florido quanto quello storico e i cattivi maestri vengono sbeffeggiati, ripesati con la bilancia del buonismo o del cattivismo permesso e liquidati dai loro ex allievi approdati alle cattedre, ai salotti, alla TV.
Nulla, perciò, a gran parte del pubblico ancora leggente dice più il nome di Fortini e tantomeno interessano i problemi teorici, politici e di poetica su cui assieme ad altri spese una vita.
Di recente persino una giovane saggista capace di una polemica non puramente televisiva, come Carla Benedetti, ha preferito parlare di «Pasolini contro Calvino», saltando a più pari la critica fortiniana ad entrambi.
Come il barone di Munchausen si volle tirar fuori dalla palude prendendosi per i capelli, la Benedetti cerca una «via d’uscita dal gioco bloccato della letteratura» scegliendo una delle sue varianti postmoderne: postumasciolta (come un’Alka Seltzer) o ammaliata dal caos esterno (Leggi: mercato).
Come allora ripronunciare nomi di scrittori innominabili e richiamare problemi in apparenza “superati” ad una generazione che cova tranquilla nella bambagia della fine della storia e non sa che farsene degli antenati? o tirar l’orecchio al giovin scrittore senza staccarglielo? e infine invogliarlo a farsi critico, senza sentirsi chiedere quanto costa e a quale scuola di scrittura bisogna rivolgersi?
Mascherandosi da cinico andante. Miscelando Parini e Fortini. Sgambettandolo mentre corre verso il successo preordinato. Ci ho provato. Prosit.


mercoledì 8 maggio 2024

Lavorando a Narratorio

 






di Ennio Abate

Scorri,
buia campagna d’infanzia, mostra  i tuoi sterpi.

Ci siamo fatti vecchi. Ci siamo persi. E ai bambini
sognatori che fummo - biascicanti favori, baciamani, 
abbassaocchi -
somigliamo nella sofferenza dei ricordi.

Dal braciere di povere fiabe scintillano ancora
immagini pie contro geli pugnalatori. Conservare
queste marmellate di paure, cibo di compassione.

E non scendere irriconoscibili e muti
negli immensi cimiteri marini dei dimenticati.
Narreremo furie e lamenti della carne dei viventi.
Nutriremo l’impazienza di
altri combattenti.



8 maggio 2024


* Copertina. Tabea Nineo, Nonna animali contadino e nudo, carboncino 1990

sabato 27 aprile 2024

Riordinadiario 12 agosto 1993. Ascoltando "Bella fijola" di Giovanna Marini

 


su appunti del 29 gennaio 1978


di Ennio Abate



Mittite li panni cca, Nannìne

Dunque, così dentro le piangeva

e tanta morte e separatezza
quando si sposava
la cugina che andava via?

che e` arrivate l'ore de la partenze

E i parenti distanti, in festa. 

Ma a me spiace. Ché tu vai
per la tua morte
e ci separiamo, dunque
cugina odorata da bambino!

Frate e sore

cumme porte e feneste.
Scale, matune
e pure tu, lune!

Nun tire nu bellu viente!

Niente, niente
nun ffa niente

Io qua. Voi dove?

Voi gia` sotterra.
La natura
mi si strappa

pirdite chi bene ve vole




Nota


La canzone di Giovanna  Marini si può ascoltare qui


sabato 13 aprile 2024

Ex sessantottini poeti/ Miti letterari d'oggi in costruzione: Carlo Bordini


 di Ennio Abate

Oggi lo ricordano così: Carlo Bordini, linee biobibliografiche – “Tutto è stato già detto ma io lo dico di nuovo”, di Claudio Orlandi  (QUI). Io lo ricordo così:

1. Aveva risposto ad un questionario su SINISTRA 2008 IN  DISCUSSIONE  (vecchio sito di Poliscritture perso):

quando stavo in un piccolo gruppo trotskista qualcuno mi chiamava “l’empirico”, perché non leggevo e non studiavo. in effetti non ho letto la maggioranza dei libri dell’elenco, e le mie idee di basano soprattutto sull’osservazione della realtà e sull’esperienza personale, oltre che su una pratica di ricercatore di storia dovuta al lavoro che sono stato obbligato a fare per anni.
consiglierei comunque di aggiungere all’elenco un paio di libri: la storia del pci di paolo spriano, in cui si dimostra che la vittoria del fascismo è stata largamente agevolata dalle manchevolezze le esitazioni e i settarismi del partito comunista e socialista (vedi l’esperienza degli arditi del popolo, organizzazioni paramilitari di difesa antifascista boicottate per legalismo dai socialisti e per settarismo dai comunisti), e l’affaire moro di sciascia.
per quel che riguarda la prima questione, sono propenso alla seconda soluzione. il movimento socialista è fallito in tutto il mondo, nonostante marx avesse capito e previsto dove stava andando il mondo, ed è inutile tentare di risuscitare un cadavere. in italia, poi, le nostre amate organizzazioni di sinistra hanno tirato la volata a berlusconi con la bicamerale, e hanno distrutto la sinistra più radicale (dimostratasi anch’essa abbastanza inconsistente) con veltroni, che ora fa da critico-amico a berlusconi. questa gente non serve, e anzi è di ostacolo. bisogna ripartire dal basso, dalle lotte, e creare nuove forme. anche le vecchie dottrine non servono, e fanno parte, purtroppo, del bagaglio delle utopie.
carlo bordini

2. Nel 2016 su LE PAROLE E LE COSE ci eravamo confrontati polemicamente così (QUI)


giovedì 11 aprile 2024

ANNI OTTANTA. MILANO-SPOESIA



di Ennio Abate

Su un articolo di LPLC
https://www.leparoleelecose.it/?p=49073

11 APRILE 2024 ALLE 08:04Il tuo commento è in attesa di moderazione. Questa è un'anteprima; il tuo commento sarà visibile dopo esser stato approvato.

Dimmi che aggettivi (vaghi o approssimativi) usi e ti dirò se il tuo stile è “mercantile”( G. Majorino) o meno:

1. convincente, improvviso: e di una nuova, convincente, tendenza all’affermazione individuale); per arrivare all’invecchiamento improvviso della sinistra storica in Europa

2. nuova, “amichevole”: Ciò che in Milano·poesia era ancora una germinazione di situazioni orientate in direzioni molteplici, è divenuto oggi rete collaudata di festival sostenuta dagli uffici marketing delle case editrici, di produzione cinematografica e delle gallerie d’arte: vari settori di una nuova “amichevole” industria dell’intrattenimento di qualità (ecco una definizione aggiornata della vecchia “industria culturale”).

3. adveniente: la convinzione di trovarsi sulla soglia di una adveniente stagione aurea che in realtà non arriverà mai.

mercoledì 3 aprile 2024

"COMPOSITA SOLVANTUR" 2024*


di Ennio Abate



I guerrafondai strepitano.
Ovunque va il loro Verbo di Guerra.
Homo homini lupus, nessuna tregua.

Le nostre verità
non siamo riusciti a proteggerle.

Ceneri di Gramsci.
Ceneri della Sinistra.
Ceneri dell'umano.

Le invettive non diventano più pietre.
I barbari hanno già distrutto
ciò che non andava distrutto.

Non giochiamo con le parole
fratellanza, solidarietà, umanità.

Gli appunti del vero
conserviamoli
in posti sicuri delle nostre menti.




*Composita solvantur (1994) è l'ultima raccolta di poesie pubblicata in vita da Franco Fortini

** Nella foto due dei sette operatori umanitari di The World Central Kitchen uccisi in un attacco aereo israeliano che ha preso di mira il loro convoglio a Deir al-Balah


domenica 31 marzo 2024

Me dixeivan intelligente

 



 di Chiara Adezati

Me dixeivan intelligente
da figeua tanta bella gente,
oua no son manco segua
de quae segge ancoeu ‘sta oua,
me fio do so che no se vedde
do merlo che za o l’à cantou
un atro caffé me faiò -
pe accapi cose l’è legale
(quarchedun pe piaxei e demua
ne correzzerà a scritua?)

 

Mi dicevano intelligente / da bambina tanta bella gente / ora nemmeno son sicura / quale sia oggi quest'ora / mi fido del sole che non si vede / del merlo che già cantò / un altro caffé mi farò - / per capire cos'é legale / (qualcuno per piacere e per gioco / ne correggerà la scrittura?)


sabato 23 marzo 2024

Ballata dei massacrati di Gaza (2009)


 
di Ennio Abate

Questi versi li scrissi nel 2009. Oggi  guardando immagini o video come questo pubblicato su FB ammutolisco.

Filmati esclusivi ottenuti da Al Jazeera Arabic mostrano un drone israeliano che prende di mira e uccide civili palestinesi nell'area al-Sika di Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza. Il video mostra chiaramente il drone che insegue giovani civili palestinesi disarmati e li uccide con diversi missili.

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*****

Fratelli umani
Israeliani
nostri ben educati carnefici
per l’amara e breve vita
che lasciammo
nell’unico modo da voi consentito
non incolpatevi.

Ad esploderci
correndo incontro al piombo fuso
che per il futuro suo Bene
regalaste dai cieli a Gaza l’ingrata
fummo noi, da soli.

E voi Europei, brava gente
non affrettatevi.
Aspettate che il lavoro ben fatto
sia ultimato:
mamme e sorelle nostre
debitamente sventrate, i bimbi
fantocci impalliditi,
abbruciati i vecchi come tronchi
secchi,
gli arti troppo svelti dei giovani
divelti.

Alle rovine di Gaza l’ingrata
veniteci dopo
religiosamente silenti
come ad Auschwitz
i turisti  svagati e compunti.

Veniteci dopo e comprate
le reliquie di Gaza l’ingrata: 
i bambolotti insanguinati,
le coperte
da sporcizia escrementi e freddo
solidificate,
eppure intatte, di allora.

E le pietre, le povere fionde, le terribili
armi di distruzione di massa
con cui fingemmo di offendervi
classificatele meticolosamente
in lindi musei della memoria.

Imperdonati, a perire ci avete condotto.
Perdonatevi da soli, se potete.


 (18 gennaio 2009)

giovedì 21 marzo 2024

Giornata Mondiale della Poesia?


«qui la morta poesì resurga, /o sante Muse» *
ma - pietà! - non nella Giornata della Poesia


*Dante, Purgatorio, Canto I


martedì 19 marzo 2024

Pàteme

 



di Ennio Abate

Miezza a terra, a 'Ntessane
       cu nu frustine e nucelle mmane

A parlà cue viecchie cuntadine
      re garofane, ro tiempe, re mandarine.

A stregne nu rinucchie nsanguinate
      cumme si je fosse già nu surdate.

Na quaglje a vierne me purtaje na vote
      mezza morte, ca cape accartucciate.

Pateme ere n'omme antiche.
      Camminave mmiezze all'animale
      e sapeve cummannà
      cu na vvoce e stivale militare.

Pateme ere servatiche.
      Verette na serpe divina
      nge facett'ammore e l'accirette
      l'accuvaje ncopp'o fiche
      nu lampe tutt'abbruciò
     e isse scumparette dint'a notte.

Cheste ccose riche e pateme.
      Sempe l'aggia fatte cchiù crure
      pecché je, ra giovane, vulev'esse crure.

O ddoce e pateme e l'ammare songhe n'ata cosa:
      stanne rint'a storia e na brutta guerre 
      ca facette luntane e mai me raccuntaje.



(da Salernitudine, Ripostes 2003)






Mio padre

In mezzo ai campi, ad Antessano| con un frustino di nocciolo in mano./ A parlare con vecchi contadini | di garofani, del clima, di piante di mandarino. / A stringere un ginocchio insanguinato| come se io fossi già un soldato./ Una volta d’inverno mi portò una quaglia | già moribonda, col capo ripiegato./ Mio padre era un uomo all’antica.| Si muoveva [senza timori] fra gli animali | e sapeva comandare | con una voce da stivali militari. / Mio padre era selvatico. | Vide una serpe divina | ci fece assieme l’amore e l’uccise| la nascose su un fico| e un fulmine bruciò tutto| e lui scomparve in una notte nera. / Queste sono le cose che racconto di mio padre. | L’ho sempre dipinto più crudo| perché io, da giovane, così volevo essere./ Il dolce e l’amaro di mio padre sono altra cosa:| stanno nella storia di una crudele guerra | che lui fece lontano e mai mi raccontò.


domenica 17 marzo 2024

POETI PAVONI DI TUTTO IL MONDO, FRAMMENTATEVI!



di Ennio Abate 

«Oggi la sua [della poesia ] complessità crescente e le sue criptiche, imprevedibili e disseminate tradizioni, ne fanno una straordinaria e incomprensibile coda di pavone che sempre meno esperti riescono a apprezzare, perché la tradizione non è più unica e condivisa, ma segmentata sempre più»

(Tommaso Di Dio)



Ma perché, dai! Se è dagli anni 70 -
quando Berardinelli vide «l’astro esploso»
cadde da cavallo e si pentì passando poi al Foglio -
che si ciancia di «tradizioni moltiplicate
esponenzialmente, multimedializzate e ibridate,
in modo talmente vertiginoso e acritico che
nessuno può più pretendere di avere la Poesia»,

perché, perché
i poeti dovrebbero « compiere uno sforzo
di ritorno al testo, di stare sui testi»?

Che s’intestardiscano invece
nella «implacabile lotta per la vita».
Che abbandonino gli ermi colli
(se ci sono mai stati) e bivacchino tutti i giorni
«su social network, YouTube, smartphone ecc.».

Gettino la «carne umana e sociale»
della tramortita Poesia, se ancora respira
in questo Pozzo Nero di Liquami Mondiali.

Che i pavoni del cortile A
soddisfatti come assassini inconsapevoli
ruotino «la fenomenale bellezza delle loro ampie code»
e gridino ai pavoni del cortile B: narcisisti!
E quelli dal cortile B echeggino insistenti: narcisisti !
a quelli del cortile D. E via seguitando ...

Che ciascuno sia frammento e continui a frammentarsi,
fondi clan, idioletti e micro-comunità.

Così, morta la Poesia, se ne farà finalmente un’altra.


Nota

Mio commento a Il fraintendimento del reale
fbclid=IwAR2Th32zN0BeAmyc2nIXigULo3lsyIULnqATgUmnyIxdbb4IMC5COOoPjm4




mercoledì 13 marzo 2024

pubblicità regresso



Secol superbo e sciocco,
Che il calle insino allora
Dal risorto pensier segnato innanti
Abbandonasti, e volti addietro i passi,
Del ritornar ti vanti,
E proceder il chiami.

Giacomo Leopardi, LA GINESTRA, O FIORE DEL DESERTO


 

domenica 10 marzo 2024

Riordinadiario 2005. Foto di gruppo con riviste

 


di Ennio Abate


Sempre nella logica del Riordinadario, e cioè della ricostruzione del mio percorso (in questo caso in poesia), ripubblico l'editoriale da me scritto nel 2005 per il numero 4 della rivista Il Monte Analogo. Lascio  ad eventuali lettori - vecchi o giovani ancora interessati al lavoro poetico - il compito di stabilire  il valore del metodo critico da me allora seguito e le analogie o differenze con  il dibattito sulla poesia oggi in corso nelle varie "bolle" accademiche o sui social.

sabato 2 marzo 2024

Trasite, trasite, bell’i figliole

 


Lettura di Carlo Aurucci

di Ennio Abate


Trasite, trasite, bell’i figliole
anche si fore schiocca o sole.

Ca rint’, all’ombre ve sta a ‘spittà
nu prevete scure pe ve cunfessà.

Isse sule sape cumme se fa
ognie angustie voste a cunsulà.

Vuie mididate e tremanne priate
cumm’a cannele appen’ appicciate

e roppe, mente liénte va ron Vicienze
l’aneme voste è cumme o‘ncienze

ca saglie ‘nciele; e nun dat’e aurienze
a chi male ve vò e male e vui penze.

Ccà simme a creme e na cumunità
e chi scioscia viente nun ve po’ stutà.


Entrate, entrate, belle ragazze/ anche se fuori splende il sole. // Ché, dentro, nell’ombra vi attende/ un prete scuro per confessarvi.// Lui soltanto sa come si fa/ a consolare ogni vostra pena. // Voi meditate e, tremando, pregate/ come [foste] candele appena accese. // E dopo, mentre lento va via don Vincenzo/ l’anima vostra è come incenso // che sale in cielo: e non date ascolto / a chi vi vuol male e di voi pensa male. // Qua siamo la crema [il meglio] della comunità / e chi soffia vento non vi può spegnere.



(1975/2024)




giovedì 22 febbraio 2024

Addii


 

di Ennio Abate 

Allora dimenticai l’insopportabile sprezzo dell’Intelletto saccente
verso gli uomini di buone volontà, il delirio
dell’Io che si gonfia calpestando l’ingegno umile dei molti.

Brevi comete a me ostili!
Dai loro Lassù sbuffavano eoli beffardi
e poi sfolgoravano altrove, lontane.

Lascio che si cullino nell’Eternità dei Papaveri.
Torno a sentire le nenie stampate nel Sud della mia mente.
E riparo le bussole che, passando tremende, hanno scassato.

martedì 20 febbraio 2024

LA PIENEZZA DEL VUOTO. LA POETICA DI ANTHONY JOHN ROBBINS


di Gisella Bianco


  Eppure, sono sempre presenti, in Robbins, elementi realistici, dati che inchiodano a fatti veri o verosimili, stralci di vita vissuta: “il vecchiaccio con la tosse, che come me/barcollando si alza e poi tira lo sciacquone”, e ancora: “Su Via Nazionale non vedrai/due orologi che concordano/ma poi che importa/se arrivi puntuale/per i cannoli, i babà e l’Earl Grey/da Dagnino?”.

Per leggere l'articolo clicca QUI

domenica 18 febbraio 2024

Riordinadiario poeterie 1975

 


di Ennio Abate


Trasite, trasite, bell’i figliole
anche si fore schiocca o sole.

Ca rint’, all’ombre ve sta a ‘spittà
nu prevete scure pe ve cunfessà.

Isse sule sape cumme se fa
ognie angustie voste a cunsulà.

Vuie mididate e tremanne priate
cumm’a cannele appen’ appicciate

e roppe, mente liénte va ron Vicienze
l’aneme voste è cumme o‘ncienze

ca saglie ‘nciele; e nun dat’e aurienze
a chi male ve vò e male e vui penze.

Ccà simme a creme e na cumunità
e chi scioscia viente nun ve po’ stutà.


Entrate, entrate, belle ragazze/ anche se fuori splende il sole. // Ché, dentro, nell’ombra vi attende/ un prete scuro per confessarvi.// Lui soltanto sa come si fa/ a consolare ogni vostra pena. // Voi meditate e, tremando, pregate/ come [foste] candele appena accese. // E dopo, mentre lento va via don Vincenzo/ l’anima vostra è come incenso // che sale in cielo: e non date ascolto / a chi vi vuol male e di voi pensa male. // Qua siamo la crema [il meglio] della comunità / e chi soffia vento non vi può spegnere.



(1975/2024)


sabato 10 febbraio 2024

Per Leopoldo Attolico

 


di Ennio Abate

Con dispiacere apprendo della sua scomparsa.

"a me pare che in questi inediti Attolico si ritiri nella difesa di un io intimo e della sua autenticità offesa. Lo fa ironizzando (soprattutto nei confronti di alcuni letterati di fama, a cui troppo ha guardato) e autoironizzando; ma in alcuni componimenti, che poi indicherò, si toglie il suo abito palazzeschiano e svela un accenno di noi epico-politico, fondamentalmente cristiano e anticlericale, che me lo rende fraterno e più vicino ai discorsi sulla poesia esodante, che ho tentato negli ultimi anni."

(da   Sugli  «inediti 1986-2016» di Leopoldo Attolico in Poliscritture (qui)




* La foto è tratta da Versante Ripido (
qui)

lunedì 29 gennaio 2024

RIORDINARIO 1989 (2)



di Ennio Abate

quella torsione violenta
del bulbo oculare e dell’intera testa

come in una marionetta!

fu il padre-prete
a condurre il suo sguardo
all'occhio tremendo di Dio
nel triangolo della stampa appesa al muro
nella stanza 

così  fu interrotta la visione
del seno materno
e il bimbo diventò uno strabico spione
che guardava di soppiatto e di traverso
il corpo desiderato
e se lo fingeva altrove

lontano sull’orizzonte del mare
invadeva la finestra assolata

l'esperienza recisa l'inseguì
nelle scaglie di pesce morto
o - più tardi - sul foglio bianco


(16 ottobre 1989)



domenica 28 gennaio 2024

RIORDINADIARIO 1989 (1)


di Ennio Abate

OCCHETTO: "SIAMO UNA FORZA SOCIALISTA"

e sei servito/
nell'isolamento/
assieme a vecchi elefanti moribondi/
notte nera/ buio nel cuore/
coi morti /
e non c'è più tempo d'imparare/
quello che sai/ ti resta
i giovani compagni/
presto saranno/
soltanto amici irriverenti/ e distanti/
nel discorso che scrivi e rileggi/
conteranno i vuoti/ i silenzi/
da cui ripartiranno loro/
per dove, non sai più/


sabato 20 gennaio 2024

frammento (1994)

 




di Ennio Abate

nel dionisiaco giovanile  penetrassi/ 
coi corpi/ mente loro!
proverei l’immaginato sempre/ e sfuggente
piacere di abitare paroloni
godendo il mio corpo in ebollizione/
a contatto con l’altrui/ ma “nostro”
e i tormenti giovanil distruttivi/

ma l’io pio in corpo-adulta-mente sta/
e nella gabbia toracica della realtà
il mondo m’inspira e respira
mi nutre e denutre
si fa turgido e s’ammoscia...

ma il tarlo si sfrega nel solaio silenzioso e ombrato
del mio desiderio di “occupare” l’altro/
gli altri/ le altre
l’esodo giovanile salta il deserto da attraversare/ 
non vede/ e occupa il vuoto/
dove il mondo non respira più/
dove la farfalla si dissecca

il corpo è senza corpi/parole
senza chiacchiere e ideologie 
sì, che soddisfazione!)

e muore
(lenta-dolce-improvvisa-terribil-mente)